Dettagli Recensione

 
Ospedale Annunziata di Cosenza
Voto medio 
 
5.0
Competenza 
 
5.0
Assistenza 
 
5.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
5.0

TRAPIANTO RENALE

8 anni di emodialisi sono un'eternità.
Tanti, molti, non sanno nemmeno cosa sia la dialisi.
E ne sono felice, felice per loro, che non lo sanno e che non devono combattere ogni giorno, ogni ora, ogni momento con qualcosa che solo chi vive, paziente e familiari strettissimi, può comprendere.
L'appuntamento fisso 3 volte a settimana, a giorni alterni, per almeno 4 ore (più varie ed eventuali) con l'ospedale, salvo complicazioni.
I postumi dell'emodialisi, che ti limitano in qualsiasi gesto ordinario di vita.
Dopo la seduta in ospedale, torni a casa devastato, che non ce la fai manco a parlare, a stento respiri, e ti riesce solo di metterti a riposare, lontano da rumori e vocii.
Anche una passeggiata al mare diventa un'impresa.
Poi il giorno dopo, quando non fai la dialisi, provi a condurre una vita "normale". Lavori, mangi (poco perché meno mangi e meglio è), fai le tue cose. Ma una vacanza, una gita, una scalata in montagna, non la puoi fare, perché la tua vita è legata ad una macchina, anche se a giorni alterni.
Dopo 8 lunghi anni di attesa, di speranze ormai affievolite al punto di rasentare la rassegnazione a questo tipo di vita, che ANZI ti permette comunque di restare ad abitare questo mondo, la notte tra il 2 e il 3 agosto 2016, dall'Annunziata di Cosenza ci arriva "LA" telefonata.
Ci informano che c'è un donatore di 63 anni, compatibile con il mio papà, che oggi ha anche lui 63 anni. Il fratello che non ha mai avuto.
Emozioni e sensazioni contrastanti. La nostra gioia è immensa, contrasta con il dispiacere per quella vita di quell'uomo che non c'è più e che, di conseguenza, per il tramite della famiglia, ha deciso di fare il gesto più nobile che ci sia: DONARE. E permettere ad un'altra persona di provare a migliorare la qualità della sua vita.
L'incredulità, la frenesia, lo stato di stordimento ti assalgono, insieme alla PAURA.
la paura che la situazione possa cambiare, ma in peggio, in peggio perché Quando si parla di mala sanità, la Calabria è spesso in prima linea.
Le esperienze negative di larga fetta della popolazione, inducono solitamente il calabrese a preparare le valigie per provare a sentire le campane di luminari del Nord.
Ma ritorniamo alla paura.
quando ti chiamano per un trapianto di rene, non hai tanta scelta. Sai che c'è un'opportunità, forse unica, un miracolo, una manna dal cielo. E non ti resta altro che affidarti, si, alle preghiere, alle Madonne e a tutti i Santi, ma soprattutto, concretamente parlando, alle mani dei chirurghi e dell'equipe che per ore e ore si occuperanno di risolvere un problema. IL TUO grande problema.
NOI SIAMO STATI FORTUNATI.
Il 3 agosto 2016 alle 18,35, l'equipe dei Dottori Vincenzo Pellegrino e Sebastiano Vaccarisi, ci ha preso per mano e ha risolto questo nostro grande problema poiché, insieme, hanno eseguito magistralmente il trapianto di rene a mio padre.
Li ho visti personalmente presenti in prima linea, come nelle serie Americane, dalle 8 di mattina del 3 agosto fino alle 2 di notte (era già 4 agosto) perché dovevano assicurarsi che il loro paziente, mio padre, stesse bene.
Discretamente, io, mia madre e mia sorella, siamo rimaste nel corridoio, davanti alla sala operatoria, con le anime sofferenti e silenziose.
Ma oltre alla professionalità dei Dottori Vincenzo Pellegrino (che tra l'altro è di una simpatia senza eguali) e Sebastiano Vaccarisi (visibilmente piu riservato ma comunque di una dolcezza infinita) devo rilevare un'inaspettata umanità e umiltà.
Siamo state costantemente aggiornati sullo stato psicofisico del nostro papà, Siamo state anche tranquillizzate, hanno risposto alle nostre domande parlandoci in modo chiaro ma semplice, come dovrebbero fare tutti i medici con le persone che non parlano la lingua "medica".
Non da ultimo, sento di ringraziare la parte restante dell'orchestra, infermieri, anestesisti, ferristi (sicuro non menzionerò tutti) senza i quali la musica non sarebbe stata così bella.
La degenza è durata 22 giorni, e sebbene sia stata lunga, tutto il reparto di Chirurgia "Migliori" si è prodigato in tutti i modi.
il mio Papà adesso è tornato a casa, e noi non smetteremo mai di ringraziare tutti i medici, Dott. Vincenzo Pellegrino e Sebastiano Vaccarisi, Massimo Battaglia, Teresa Papalia, Renzo Bonofiglio, che, insieme, hanno reso possibile tutto ciò.
Mi auguro solo che la Calabria inizi a sgomitare per far sapere a tutti che non siamo solo ndrangheta e mala sanità, ANZI.
Non credo che riusciremo mai a dimostrare la nostra riconoscenza ai dottori Pellegrino e Vaccarisi per averci regalato Una nuova vita e all'angelo che non c'è più e che con la sua generosità ci ha fatto questo impagabile regalo.
Mary Fuscaldo

Patologia trattata
GLOMERULONEFRITE.

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