Casa di Cura Madonna della Fiducia Roma

 
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Disorganizzazione, incuria, o errore voluto ?

Non scrivo per recensire la Clinica sotto il profilo medico, ma, in qualità di visitatore, scrivo per segnalare un episodio che, se esteso ad altra problematica più seria, dimostra disorganizzazione da parte della direzione amministrativa. Vengo al punto.
In visita a tarda ora (in quanto impossibilitato prima) ad un familiare ricoverato presso la struttura, ho parcheggiato la mia auto nel parcheggio interno della struttura medesima, il quale naturalmente era aperto, seppur incustodito. Sono uscito di li a poco per procurare del cibo e per rientrarvi successivamente: erano circa le 22.00.
I cancelli di accesso alla Casa di cura erano aperti, e ciò mi ha rassicurato mentalmente circa la possibiliità di poter riprendere l'autovettura al mio ritorno, anche perchè nulla mi ha avvertito del contrario. Questo invece mi è stato da subito impedito perchè senza alcun preavviso e senza peraltro la condiscendenza da parte del personale della Clinica ad immedesimarsi nel problema, se non dopo varie e ripetute rimostranze fatte al fine di poter riprendere il mezzo e tornare a casa, sono riuscito a farmi aprire il cancello per rientrare in possesso della mia vettura "sequestrata".
Tutto sarebbe stato quantomeno nella regola, se fosse stato affisso un cartello in prossimità dei cancelli di entrata-uscita, con orari di apertura e chiusura del parcheggio che avrebbe reso edotti i parenti in visita (cosa che non è apparsa a chi scrive), o se il parcheggio fosse stato custodito da persona addetta, cosa anche questa inesistente. Ora, inizialmente mi è stato detto per citofono che nessuno aveva le chiavi del cancello chiuso, per cui me ne sarei dovuto tornare a piedi. Poi, dietro la mia insistenza, mi è stato detto che pur se esistenti, le chiavi non potevano essere prese da una cassaforte, che era chiusa, se non da un tecnico che sarebbe dovuto venire di proposito per aprire; contestualmente è stato detto anche, che le chiavi non potevano essere usate dagli unici dipendenti della clinica in quel momento, ovvero gli infermieri. Tuttavia, a seguito della mia più decisa insistenza, alla fine qualcuno è sceso ad aprire, mettendo così (come da loro affermato) in risalto la gravità del gesto ai fini dell'incolumità dei ricoverati, a loro dire lasciati momentaneamente incustoditi.
Mi chiedo allora: se fosse dovuta entrare o uscire per emergenza una ambulanza- VV.FF. - P.S. ecc., o se una delle persone in quella circostanza ospite della struttura (pazienti e non) avesse avuto urgente necessità di uscire con il mezzo dalla clinica, in che modo si sarebbero comportati gli addetti ?
E' corretto, se è vero quello che mi è stato detto dal personale, che venga lasciato incustodito il reparto per andare ad aprire il cancello, oppure sarebbe stato meglio avere una persona addetta al compito preciso di vigilanza della struttura e di controllo degli accessi, visto che molteplici possono essere le possibilità che i cancelli debbano venire aperti anche fuori degli orari stabiliti dall'amministrazione?
E perchè questo lavoro supplementare deve essere svolto da persone deputate ad altro ben più rilevante incarico?
Credo che questa sia una mancanza, e che si dovrebbe provvedere comunque ad affidare l'incarico di sorveglianza della struttura e degli accessi a persona diversa dagli infermieri (portiere- vigilanza- guardia giurata o affine) che hanno naturalmente il precipuo compito di accudire i degenti, e che non dovrebbero sobbarcarsi di altre diverse responsabilità.

Patologia trattata
Non serve.
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