Pronto Soccorso Policlinico Milano
Recensioni dei pazienti
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FERITA EMORRAGICA
Arrivata al pronto soccorso, ho atteso in piedi il mio turno per parlare con accettazione triage - solo tre sedili, intanto la mia ferita sanguinava. L'addetto al triage e' stato informato che ero sotto cura Coumadin. L'addetto era solo, con volonta' ma poco addestrato e formato per una accettazione celere con pc. Gli addetti non a conoscenza di lingue, per cui il colloquio con stranieri quasi impossibile. Il medico di chirurgia che poi, dopo 1 ora, e' intervenuto, e' stato molto attento, esauriente e disponibile.
Critica: pronto soccorso a Milano sottodimensionato con una sola persona al triage, tre sedili e nessun volontario per l'accoglienza.
Un pronto soccorso come tutti gli altri a Milano
Mi sono recata per una colica renale. Buona l'assistenza che ho ricevuto, posso dire che mi è sembrata alta la competenza infermieristica e medica e, mentre attendevo le varie visite specialistiche a cui dovevo essere sottoposta, ho notato una particolare attenzione e carineria e molta umanità nei confronti degli anziani, spesso soli al pronto soccorso. Purtroppo l'attesa è davvero troppa, se poi non si sta bene, aspettare 12 ore è massacrante, ma non solo per il paziente, ma anche per il parente che lo accompagna. Come sempre è un problema organizzativo, e nessun pronto soccorso a Milano e in tutta Italia brilla per efficienza. Certo, se si è una persona importante non si fanno lunghe attese.... Ci sono pazienti di serie A, B, C, dobbiamo rassegnarci a questa triste realtà. Per quanto riguarda la pulizia, direi che in questo PS è scarsa.
Trombosi venosa profonda non riconosciuta
Alcuni anni fa mi ero recata al Pronto soccorso del Policlinico di Milano con dei dolori atroci alla gamba sinistra che era visibilmente gonfia, dura, calda e dolente. Dopo che l'infermiera ha subito capito la gravità della situazione e mi ha dato il codice rosso, sono stata visitata dal dott. Freschi che, dopo aver effettuato un doppler venoso, mi ha detto che non avevo nulla di grave. Premetto che ho una connettivite autoimmune, malattia che spesso porta a complicazioni circolatorie e trombosi. Mi dimette, io esco a piedi, un altro medico firma il foglio di dimissione senza nemmeno vedermi la gamba e mi dice di prendermi un Polase per i crampi che sentivo. Tornata a casa con i dolori, telefono al mio reumatologo che rimane perplesso, mi dice di mettermi per precauzione una puntura di Eparina e di andare da lui in ospedale. Essendo l'week-end, cerco un'amica medico di base che mi prescrive l'Eparina e lunedì vado dal mio reumatologo che, appena mi vede, prescrive subito un altro doppler urgente, dal quale risulta una trombosi venosa profonda in atto alla terza gemellare e una tromboflebite acuta alla safena. Inutile dirvi che ho rischiato di morire. Tutti mi hanno consigliato di intentare una causa legale contro il Policlinico. Mi dispiace di non averlo fatto. Ma in quel momento stavo troppo male e non avevo voglia di trascinarmi per tribunali, anche per via delle lungaggini dei processi. Però dovevo sì cominciarla la causa!
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