Dettagli Recensione

 
Ospedali e case di cura a Padova
Voto medio 
 
1.5
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
2.0
Servizi 
 
1.0

La mia esperienza

Condivido la mia esperienza, auspicando che venga pubblicata. Ho tenuto un diario per tre settimane e questa è la pagina del primo giorno. Poi è stato un grottesco viaggio in una patetica recita e adesso mi sembra di essere sopravvissuta dopo aver fatto il militare a Cuneo. Ma non escludo di essere io la matta, e magari (ma ne dubito) la struttura funziona benissimo e non ha alcun bisogno di un po' di personale competente e coordinato :-D.

Giorno uno. 3 agosto.
Arrivata dopo tre ore di sonno, ho sistemato le faccende amministrative e poi mi hanno accompagnata in camera. Carina, c'è perfino la porta finestra che si apre sui colli con delle bande antisuicidio di finto vetro. L'odore però è sempre lo stesso: Lysoform su linoleum. Perquisizione approfondita dei bagagli. Sequestro del phon: quando mi serve lo devo chiedere e asciugarmi i capelli di fronte a qualcuno del personale, per poi restituirlo. Fortuna che c'è una specie di apprendista parrucchiera dai prezzi spaventosi (ovviamente senza scontrino). 3 bustine di detergente monouso. Se serve lavarsi le mutande si va con la bacinella dagli infermieri che ti versano la dose di detersivo nel catino. Vietato attaccarle ad asciugare in vista perchè il proprietario ci tiene all'immagine. Fortuna che ne ho portate 20 paia.
Opuscolo dei divieti: tutti, ma tanto lo sapevo. Infermiera che punge il dito per la glicemia e mi guarda come se fossi fosforescente dicendomi che è venuto un numero da insulina. La guardo come se fosse fosforescente, pur sapendo che negli ultimi due mesi non sono stata molto rigorosa neanche coi farmaci, ma mi scendono le lacrime e chiedo un altro stick di verifica. Valore inferiore, anche se non di molto. Infermiera freddissima, io mi sento una sfigata e le faccio presente che notizie del genere, con il massimo rispetto per la sua professionalità, vorrei riceverle da un medico.
Adesso mi fanno lo stick 6 volte al giorno, prima e dopo colazione pranzo e cena. Quello di stasera era scesissimo. Miracoli di una mensa pessima, forse. Pressione perfetta, cuore che batte. Giretto in “giardino”. La parte migliore, quella senza cemento che trasuda caldo e cicche spente è però vietata agli umani pazienti. Una serie di personaggi strani, fatti di tutto, mi si avvicinano raccontandomi vissuti da incubo. Mi sento invasa da situazioni troppo forti, stanca di ascoltare ma anche incapace di reagire. La domanda fissa qui è: da quando sei qui e perchè? Ci vieni ai gruppi? I gruppi: mistero svelato da una ragazza simpaticissima che mi piomba in stanza con elenchi, orari, tanta voglia di farmi sapere com'è fatto il posto, ma soprattutto di coinvolgermi. Fa un po' animatore da villaggio vacanze, ma la assecondo, anche se in un'ora mi dice tre cose di sé in contraddizione l'una con l'altra. Mi trascina in una passeggiata sotto una calura insopportabile facendomi capire che quelle figurine con la camicina verde che ogni tanto spuntano dai cespugli sono gli OSS, Operatori Sociosanitari, di fatto adibiti a vigilare che vada tutto bene.
Si esce dalla porta di ingresso solo previo permesso dei medici e solo se accompagnati da qualcuno che si assuma la responsabilità di riportarti qui sano e salvo all'ora fissata. Anche per prendere qualcosa dalla macchina parcheggiata devo avere il permesso e farmi accompagnare da qualcuno. Visita con la mia dott. di riferimento, un brevissimo respiro di sollievo.
Mensa. Gli zombie che mangiano cose impossibili. Posso avere un po' di olio e di grana sul riso bollito? No! me lo dovevo portare da casa. Quella davanti a me che le casca la testa nel piatto da quanto è fatta, una vecchina accartocciata che lancia un pianto che sembra l'urlo di un lupo e che magicamente riesce a fare tutto quello che deve fare per tornare in camera. Il posto più frequentato è la cd. “gabbia”, ovvero il sottoscala delle rampe antincendio dove tutti vanno a fumare. Gabbia di ferro a trama fitta che con il calore esterno si scalda all'inverosimile, e dentro 30 sigarette accese. Dopo cena una si siede sugli scalini e comincia a piangere. Arriva l'ex cocainomane ludopatico e gli parte un “e ti pareva che nel nido del cuculo ogni sera non ci sia qualcuno che piange!” Io non ce la faccio a trattenermi e mi faccio una delle risate migliori dell'ultimo anno.
Mi spiace per la signora depressa, ma anche no.
Questo viaggio al termine della notte mi costerà duemila euro.

Patologia trattata
Ancora non mi è chiarissima, mi pare un Cluster B.

Commenti

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Inviato da Giorgio Rossi
24 Aprile, 2020
Troppo negativa...
Inviato da Giulia
05 Settembre, 2020
Non mi sembra il caso di parlare così di pazienti. Anche io ho fatto il percorso in comunità, ma non mi sono mai permessa di giudicare gli altri.
In risposta ad un earlier comment

Inviato da Paola
16 Aprile, 2021
A mio parere, essendo stata anch'io, 4 mesi, in cura al Parco dei Tigli, pur soffrendo molto e non sopportando molte cose della struttura, non mi sono mai permessa di deridere i pazienti. Cosa ne sai te di che hanno nell'anima? Tu guarda il tuo, e fatti la tua strada. Senza giudicare.
Inviato da Angela
31 Agosto, 2021
Quanto vorrei leggere i resoconti degli altri giorni!!
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