Dettagli Recensione

 
Ospedale di Trento
Voto medio 
 
5.0
Competenza 
 
5.0
Assistenza 
 
5.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
5.0

La qualità di un albero si conosce dai suoi frutti

In una splendida giornata dello scorso mese di giugno, mentre mi accingevo a salire sul sagrato del Duomo di Milano, sono inciampata e caduta. In quei frangenti, mi accingevo a partecipare alla Santa Messa delle ore 12.00 e di sera il Duomo diveniva il “mio” palcoscenico, dove interpretavo Anaide, del Mosè di Gioacchino Rossini (Mosè era il celeberrimo Ruggero Raimondi).
Nei giorni seguenti la caduta – che mi aveva procurato ferite alle ginocchia e al viso – accusavo solo un grande gonfiore all’addome e la mancanza di sensibilità dalla vita in giù. Però, il mio forte senso del dovere non mi impedì di portare a termine le ultime tre recite. Appena tornata a Roma, dove vivo, fui immediatamente accompagnata in Ospedale, perché la sensazione di torpore addominale si era trasformata in dolori acuti e lancinanti. Poche ore dopo venivo operata per perforazione addominale e ascesso, in stato di peritonite acuta e sepsi generale. Mi risvegliai con un sacchetto al lato sinistro, che i medici chiamavano stomia. A 45 anni, la mortificazione era tanta, ma tutto misi nelle mani di Dio, che consente un male per un bene superiore. Non sto a raccontare le complicazioni post-operatorie (da un focolaio di pleurite fino ad una ferita che ha impiegato a richiudersi cinque mesi, per cosiddetta seconda intenzione).
Mi resi presto conto che i chirurghi che avrebbero dovuto rabboccare il mio intestino, e anche altri luminari a cui mi ero rivolta per risolvere il problema del sacchetto, mi “temevano”, mi facevano quasi sentire una paziente scomoda.
Allora mi rivolsi ad un medico di Trento, che gode di grande stima da parte mia, per chiedergli il nome di un chirurgo degno di tale nome. Non ebbe indugi a farmi il nome: Alberto Brolese. Alla visita, mi trovai di fronte ad un uomo certo del suo mestiere e delle sue competenze. Senza troppi preamboli, analizzò la TAC e mi spiegò le complicanze dell’intervento. Ebbi l’impressione di essere di fronte ad un grande direttore d’orchestra, che davanti ad una partitura di Wagner non si tirasse indietro, anzi mettesse al servizio del bene comune la sua arte.
Da quel momento, mi sono affidata completamente. L’intervento è durato circa otto ore, con due interventi concettualmente incompatibili e pur eseguiti dal Prof. Brolese e dalla sua equipe: ricanalizzazione colo-colica su precedente intervento di Hartman, lisi estensiva su anse del tenue conglomerate, plastica di laparocele con posizionamento di rete protesica Phasix sec. Rives con separazione dei componenti. Asportazione delle tube e di una cisti ovarica.
Il post-operatorio è trascorso in un reparto – quello diretto dal Prof. Brolese – dove regna il sorriso e il rincorrersi per lavorare l’uno a gara dell’altro. In tutto questo mi domandavo: “sono in Italia? Possibile che esista una tale delicatezza verso l’ammalato da parte dei medici e dell’intero personale infermieristico?”.
Non posso dire grazie solo al Prof. Brolese, ma anche ai suoi genitori, che gli hanno insegnato i veri valori umani e cristiani, alla sua consorte e ai suoi figli, che gli permettono di avere un equilibrio interiore che sprizza da tutti i pori e dona all’ammalato certezza delle cure. Grazie soprattutto a “Colui che tutto muove”, che dona carismi eccezionali ad alcuni uomini, che sanno accoglierli e fruttificarli.

Lidia Tamburrino

Patologia trattata
Ricanalizzazione colo-colica su precedente intervento di Hartman, lisi estensiva su anse del tenue conglomerate, plastica di laparocele con posizionamento di rete protesica Phasix sec. Rives con separazione dei componenti. Asportazione delle tube e di una cisti ovarica.

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