Dettagli Recensione

 
Ospedale di San Donà di Piave
Voto medio 
 
2.3
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
2.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
2.0

Un reparto da migliorare

Il mio giudizio sarà legato alla mia vicenda personale e non intende raccogliere le opinioni di altri eventuali utenti.
Il Reparto di Psichiatria dell'Ospedale Civile di San Dona' di Piave corrisponde al Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura previsto per il buon funzionamento della Salute Mentale del territorio.
In questo caso l'SPDC e il Reparto coincidono e solo raramente, quando non sono possibili altre forme di intervento, il servizio ricovera la persona, a meno che il Csm non disponga di risorse, programmi di assistenza e strutture alternative adeguate.
Il Primario del Dipartimento di Salute Mentale (DSM)- Unità Operativa di Psichiatria di San Dona' di Piave è il dott. Salvatore Russo; il Responsabile dell'SPDC, invece, è il dott. G.F. Bonfante.
Lo spazio è molto limitato e strutturato in modo particolare.
E' un reparto a porte chiuse e, dopo queste, sono presenti almeno lo studio del medico psichiatra scelto per una determinata fascia oraria, un'altra stanza che comunica con la farmacia, ed una sala di dimensioni ridotte in cui i familiari e conoscenti possono chiedere ed eventualmente incontrare il proprio caro ricoverato.
Dopo questo primo spazio ci sono altre porte chiuse dopo le quali si aprono la farmacia, la cucina per il personale infermieristico, il soggiorno, camere con letti singoli e con più posti letto, i servizi igienici e ripostigli vari chiusi per sicurezza a chiave: in questi ultimi sono custoditi gli effetti personali.
La giornata risulta più o meno pesante a seconda del disagio vissuto dal paziente, della presenza degli altri colleghi pazienti più o meno gravi, della disponibilità del medico a ricevere (e difficilmente ad entrare fisicamente in reparto a contatto con i degenti), del personale infermieristico (infermieri e operatori socio-sanitari) e dello psicologo-psicoterapeuta che può organizzare brevi attività di gruppo.
Il mattino è occupato per la sua maggior parte dalle pulizie per cui molti spazi vengono chiusi con gran disagio da parte di tutti.
Sono previste fasce orarie, oltre che per i pasti e la terapia farmacologica, anche per utilizzare i servizi per la cura personale, il telefono pubblico e il cortile esterno al reparto ma interno all'ospedale.
Durante il pomeriggio è possibile ricevere delle visite e concordare una breve uscita all'interno dell'ospedale stesso per un caffè a seconda del parere, della presenza del medico e del familiare che deve approvare il tutto con una firma.
La sera è dedicata al riposo e durante la notte, in caso di assenza di sonno, è possibile stare in stanza, camminare nel corridoio, ma il senso di solitudine, anche di fronte alla richiesta personale di aiuto, diventa opprimente.
Tra tutte le figure che operano in questa struttura (considerata con meraviglia l'ultima di un buon ospedale) meritano spazio gli infermieri e gli operatori socio-sanitari (OSS): complessivamente sono competenti, affabili, fanno quello che possono entro i limiti eccessivi imposti dal regolamento e dalle disposizioni mediche. Generalmente è il paziente che deve rivolgersi loro e non il contrario per ragioni di riservatezza da parte del primo; questo dovrebbe venir meno nel momento in cui ci siano delle crisi da lenire.
Il disagio provato è condiviso sia dagli utenti che dagli infermieri e OSS e sono oltremodo spiacevoli i metodi di contenzione: l'utilizzo di psicofarmaci in pastiglie e mediante iniezioni e portare con forza il paziente in una camera singola isolata per legarlo.
L'SPDC, in genere, non è scelto dalla maggior parte dei medici come la soluzione più appropriata a risolvere un periodo di grave disagio, ma spesso anche un trattamento sanitario volontario e le dimissioni da parte del paziente vengono ostacolate fino a farlo credere un irresponsabile, nonostante sia risaputo che lì difficilmente si riesca a stare tranquilli, sempre che non esista un buon rapporto con gli altri degenti e la collaborazione con il personale medico-infermieristico.
Penso che la realtà dell'SPDC e, per estensione della Salute Mentale, sia ancora da elaborare e da realizzare con l'aiuto delle idee, proposte e delle forze di coloro che credono nella possibilità di migliorare il servizio pubblico, rivolto a tutti i cittadini che ne hanno bisogno e che non necessitano di sentirsi stigmatizzati da nessuno (sé stessi compresi), nemmeno da una azienda sanitaria che, anche al Pronto Soccorso, indirizza il cittadino al medico psichiatra pure per disturbi che non gli competono.

Patologia trattata
Trattamenti psichiatrici volontari e obbligatori in condizioni di ricovero in caso di episodi acuti.

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