Dettagli Recensione

 
Ospedali Riuniti di Bergamo
Voto medio 
 
2.3
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
2.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
1.0

Umiltà

A mio padre è stato diagnosticato un carcinoma ipofaringeo. Quindi ricoverato presso questo reparto e sottoposto a tracheotomia.
Pur riconoscendo la cordialità degli operatori, devo esprimere il mio profondo rammarico in merito alla scelta che gli stessi hanno ritenuto opportuno di adottare, ovvero le dimissioni di mio padre perché "non vi sono spazi per il trattamento chirurgico" (sic!).
Soltanto dopo le suddette dimissioni ed in seguito a disperate ricerche (cosa che ha richiesto del tempo ed un conseguente peggioramento delle condizioni di mio padre) ho "scoperto" che presso gli SPEDALI CIVILI DI BRESCIA esiste un reparto otorinolaringoiatrico all'avanguardia dove, se non fossimo arrivati fuori tempo massimo, i chirurghi sarebbero intervenuti.
L'alta professionalità e la consolidata esperienza della struttura bresciana, nota peraltro in tutto il territorio nazionale, TRANNE CHE AI RIUNITI DI BERGAMO, sono tali da indurre molti operatori del settore a ricorrervi in caso di bisogno ed è proprio con queste mie righe che intendo contribuire a metterle ulteriormente in luce.
I malati dovrebbero essere sempre informati in merito a tutte le possibilità di cura, alle diverse pratiche, alle varie scuole di pensiero, alle numerose strutture che il nostro stato, ma non solo, offre!
Insomma, di fronte alla salute del paziente, di fronte alla disperazione, di fronte al bivio vita/morte, mi parrebbe doverosa una umile e condivisa ricerca di metodi e mezzi. Fuori da questa scelta rimane soltanto una sterile difesa del proprio "territorio" e delle proprie convinzioni, quelle dei medici. Noi invece, rimasti senza il nostro caro, respiriamo la frustrazione dell'intentato, nel dolore e nella sofferenza.

Patologia trattata
CARCINOMA IPOFARINGEO.

Commenti

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Inviato da Prof G.Danesi
04 Marzo, 2013
Le considerazioni da lei espresse nella lettera a Qsalute possono essere giustificate solo dal grande disagio emotivo derivante da
comprensibili sensi di colpa.
Ci dispiace contraddirla ma a Giugno, quando è giunto alla nostra osservazione, suo padre era già "fuori tempo massimo".
Una patologia tumorale maligna, come quella da cui era affetto, non diviene inoperabile in tre mesi.
Non giochiamo con la vita delle gente, nè tiriamo le monetine per decidere della sorte altrui. Parlavano chiaro gli esami. Gli stessi esami radiologici, che pur eseguiti prima dell'intervento a Brescia sono stati elusi, con l'esito ovviamente annunciato di un intervento fallito. Le attuali tecniche di radiodiagnostica permettono infatti di definire i limiti delle malattie tumorali con alta precisione, le possibilità di asportazione radicale o palliativa, di pianificare le eventuali necessità ricostruttive. Con la stessa leggerezza con cui lei ci infanga, suo padre è stato aperto e richiuso.
Neanche possibilità di intervento palliativo.
Ma la verità è che il tumore avanzato, oltre alle scadute condizioni generali di suo padre evidentemente da voi fino a giugno ignorate (è giunto in stato di cachessia neoplastica), controindicavano qualunque trattamento.
È improbabile che qualche collega, anche per una questione di etica e di deontologia professionale, abbia potuto esprimere un giudizio sulla nostra scelta in una patologia complessa come quella tumorale.
La nostra serietà e competenza ci porta ad essere un centro di riferimento nazionale per la patologia otorinolaringoiatrica e della base cranica.
Talvolta i sensi di colpa, i problemi di coscienza, comprensibili in questo caso (non si arriva ad uno stadio di inoperabilità in pochi giorni!!!) offuscano la visione della realtà spingendo, purtroppo con leggerezza, a ricercare un capro espiatorio, infangando in questo caso la nostra immagine di professionisti. Perchè di questo si tratta, e non permettiamo che il lavoro e la quotidiana dedizione ai malati, che con coscienza curiamo, vengano vanificati dalla menzogna e da una comprensibile superficialità. Lei così facendo rende un pessimo servizio a coloro che hanno bisogno e si rivolgono a noi in fiducia, fiducia che ricambiamo col massimo impegno nel solo ed esclusivo interesse del paziente. Forse avrebbe dovuto esaminare con altrettanta coscienza e attenzione l'operato e il senso etico di chi le ha fatto credere, con altrettanta superficialità, che un intervento sarebbe stato possibile se eseguito prima.
Prof. Dott. G. Danesi
Direttore USC ORL e Microchirurgia Base Cranica
Ospedale Papa Giovanni XXXIII, Bergamo
In risposta ad un earlier comment

Inviato da Federica Reggio E.
19 Marzo, 2013
Mi permetto di fare un commento a questa sua replica.
Credo che nessuno abbia infangato la Vostra professionalità, nessuno "deve" lavarsi la coscienza e nessuno ha peccato di leggerezza. La professionalità che dovrebbe "venire fuori" sarebbe anche quella di accettare le osservazioni, sarebbe anche quella di parlare chiaramente non dall'alto dei piedistalli, sarebbe anche quella di non "uccidere" la speranza di un malato. Gli esami, come dice lei, parlavano chiaro, ma voi lo avete fatto? Chi deve avere i sensi di colpa? La Signora credo volesse solo fare un appello e richiesta per una maggior informazione, per una miglior collaborazione tra Ospedali su territori diversi, tralasciando magari "rivalità".
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