Dettagli Recensione

 
Ospedale Branca di Gubbio
Voto medio 
 
2.0
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
1.0

Parto naturale

Premetto che, dati vari feedback positivi da amici e conoscenti, ero abbastanza tranquilla e sicura di aver scelto l'ospedale giusto e, nonostante le paure che ogni mamma possa avere, mi sentivo pronta ad affrontare il parto. Purtroppo però mi sento in dovere ora di scrivere questa recensione per aiutare tutte le donne che, come me qualche mese fa, erano indecise sulla scelta dell'ospedale.
Il parto è avvenuto a fine 2020.
Inizio parlando delle contrazioni, che sono iniziate in forma lieve, ma in breve ho perso il tappo e visto perdite di sangue, pertanto come mi era stato consigliato dal ginecologo, mi sono recata al pronto soccorso (sono stata seguita per 7 mesi dal primario e non mi sono trovata bene, pertanto ho deciso di affidarmi ad un altro ginecologo intramoenia per me molto più umano, il quale mi ha suggerito di recarmi in ospedale in 3 casi: perdite di sangue, rottura delle acque, contrazioni ogni 5 minuti).
Al PS mi fanno attendere e poi decidono di mandarmi in ostetricia, dove fanno il monitoraggio e con poca presenza del personale e molta scortesia mi dicono che avevo fatto un viaggio a vuoto, che erano solo contrazioni prodromiche e il sangue doveva essere rosso vivo e molto più abbondante, e che sarei dovuta tornare solo se le contrazioni fossero state di 5 minuti l'una dall'altra (premetto che era la prima gravidanza e i medici erano sempre molto poco chiari). La sera ho questo tipo di tempistiche, alchè mi rimetto in macchina. Giunta al PS arrivo in ostetricia, mi portano in sala parto (la stessa dove poi partoriró, senza naturalmente aver fatto il tampone Covid) e mi fanno il monitoraggio, le contrazioni sono frequenti ma non abbastanza, posso tornare a casa, in 30 minuti circa ho finito ma... l'ostetrica mi abbandona lì fino alle 2.00 di notte, sola nella stanza con una pancia enorme, stanchezza a non finire, una sedia di legno scomoda, mi sentivo sfinita. Così dopo ore di attesa provo ad uscire dalla stanza e cercare qualcuno che mi facesse andare via: tutto vuoto, stanze vuote, zero personale in giro. Mi incammino su un corridoio buio, mi vede l'ostetrica di prima e mi urla addosso dicendomi che non potevo assolutamente camminare per il corridoio non avendo fatto il tampone (stesso corridoio usato per entrare nella stanza ore prima); ritorno nella sala parto e dopo altri 30 minuti torna e mi comunica che il ginecologo è troppo impegnato in sala parto e non può firmarmi il monitoraggio e io non posso uscire. Allora chiedo cortesemente di mandarmi a casa perché sfinita, avendo inoltre il monitoraggio programmato il giorno stesso ormai (erano le 2.30 di notte e dopo poche ore avrei avuto il monitoraggio programmato con la presa in carico). Finalmente si convince e mi lascia uscire. Arrivo a casa. Alle 8.00 del mattino iniziano le contrazioni serie, dolore al massimo livello ma, nonostante mio marito insista, non voglio tornare in ospedale (data l'esperienza della nottata) e dalle 8.00 alle 17.00 conteggio le contrazioni, lunghe dai 40 ai 60 secondi ogni 4 minuti, dolore molto forte. Alle 17.00 circa mi convinco di andare in ospedale, stessa prassi al PS, ostetricia, monitoraggio con la battuta dell'ostetrica "ah sempre lei" che dopo il monitoraggio esclama "mamma, ma qui il dolore è al picco massimo, soffre un bel po'" , cosìmi dice che va a sentire il ginecologo per vedere se devo essere ricoverata o meno. Affermativo. Alchè chiedo se mio marito possa salire a fare il tampone e portarmi le valigie. Fanno il tampone ad entrambi e ci lasciano su un corridoio ad aspettare l'esito, io avevo dolori fortissimi con contrazioni frequenti; il tutto seduta su una sedia fredda di un corridoio buio e vuoto per più di un'ora. Arriva l'esito negativo del mio tampone, mi fanno sistemare in camera finalmente, ormai stremata dai dolori che vanno avanti dalle 8.00 del mattino e sono quasi le 21.00. Il tampone di mio marito ancora non è pronto, quindi sono sola in camera, mi metto la camicia da notte e chiedo se mi controllano la dilatazione del collo, sono a 4 cm., chiedo se è possibile avere il protossido di azoto, di cui tanto si erano vantati, per alleviare il dolore. "Signora di solito lo diamo a 5 o 6 cm. di dilatazione, ma lei sta molto male, possiamo anticipare". Mi fanno mettere in strane posizioni sul letto, ma nessuna mi aiuta a stare meglio. Chiedo di accelerare i tempi perché ho dolori allucinanti. Finalmente entra mio marito, sono circa le 23.00, mi spostano in sala parto (la stessa in cui ero stata il giorno prima) a mio marito non fanno mettere nessun tipo di dispositivo di protezione (ha su la sua mascherina), no camice, né altro che lo rendesse asettico dato lo stretto contatto che avrebbe avuto con me. Mi metto su questo lettino moderno a dir loro, ma molto scomodo per me, che non ci entravo neanche per bene, chiedo di nuovo il gas, le ostetriche si avvicinano alla bombola e iniziano a sussurrare tra di loro "ma manca la valvola, senza non si può usare"; cominciano a cercare in giro a caso, io sono allibita oltre che tramortita dai dolori lancinanti. Chiedo di portare in camera un'altra bombola di gas ma... sorpresa, in tutto l'ospedale è l'unica e per di più non funzionante. Sono sotto shock, iniziano a farmi mettere in posizioni strane, sulla palla ecc., ma per me sono solo dolori insopportabili, mio marito mi massaggia e cerca di aiutarmi, ma io non trovo sollievo in alcun modo e le ostetriche sono lì a guardarmi soffrire, mi dicono che è ora di spingere in posizioni in cui non avevo la minima forza non solo perché ero sfinita, ma perché il letto era scomodo e non c'era il giusto appoggio per poter spingere. Passano le ore a ogni contrazione urlo e spingo, non ho più aria nei polmoni chiedo l'ossigeno mi buttano una mascherina sulla faccia senza legarla o tenerla per cui immediatamente scivola e cade e non riesco neppure una volta a respirare un po' di ossigeno. Sono talmente disperata che urlo, perché non ne posso più, (aggiungo che in passato sono stata operata senza anestesia completamente sveglia, quindi so bene cosa sia il dolore), intanto mia figlia è sul canale, mio marito vede i suoi capelli ma niente non riesco a partorire mi metto accovacciata (posizione a rana non so come spiegarla) e spingo, unica posizione in cui ho più forza, ma nulla, le ostetriche cominciano a dire che così non va bene, bisbigliano tra di loro che la bambina è in sofferenza (nel frattempo ginecologa e pediatra in piedi in un angolo ad osservare chiacchierando tra di loro). Nessuno fa nulla per aiutarmi, portarmi d'urgenza alla sala operatoria o che sia (di certo non sono medico e non dovrei dire io a loro cosa fare, non so quali siano le procedure ma trovo incredibile dover sopportare dolori lancinanti nel 2020 per partorire), io sono disperata e ho il terrore per mia figlia e soprattutto ho il terrore dell'incompetenza, mi rendo conto di essere sola e non potermi fidare assolutamente, i dolori sono atroci e ad oggi non so come ho fatto a trovare la forza e la volontà in quel momento, spingere a ogni contrazione non bastava perché non erano abbastanza le spinte successive per partorire, così nella breve pausa tra una contrazione e l'altra ho continuato a spingere con tutto il fiato che avevo nel corpo (ero completamente disidratata) in quel momento le ostetriche che parlavano della sofferenza di mia figlia mi gridano "no non spingere ora no, non hai contrazioni non puoi spingere" io continuo forse per sesto senso o non so cosa, e mia figlia finalmente nasce, (l'unico che mi stava vicino e mi teneva era mio marito) le ostetriche si sono catapultate e hanno preso la bambina. Nel frattempo ho espulso la placenta e la ginecologa si è avvicinata per mettermi i punti di sutura per la lacerazione. Mi dice "le faccio una punturina per non sentire dolore" (certo ora si che mi serve dopo quello che ho passato) le chiedo di farmene due, lei ci pensa e fa "proviamo una dai vediamo" e naturalmente non è bastata tanto è che ho dovuto subire anche il dolore dei punti di sutura.
La bambina a causa della sofferenza è nata con un ematoma su quasi tutta la testa che le ha provocato un innalzamento importante di bilirubina nel sangue, io non riuscivo né a sedermi né a camminare dai dolori, hanno cacciato mio marito (che essendo negativo poteva tranquillamente restare in camera tutta la giornata per aiutarmi a riprendermi) invece no, mi hanno abbandonata con una bambina appena nata, le ostetriche una più scontrosa, maleducata e irrispettosa dell'altra. Neanche erano passate 3 ore dal parto, io ero in condizioni assurde e un'ostetrica entra e mi fa "mica ha una malattia su con la vita" mi spreme con poca delicatezza il capezzolo e sballotta mia figlia attaccandola al seno e dicendo "così si fa forza" e sparisce. I giorni dopo sono stati ancora più assurdi del parto, completamente sole, ogni tanto qualcuno si ricordava di passare guardava e usciva, non un aiuto, un sostegno nè una parola di conforto, io non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto, mangiavo in piedi, quel poco che mangiavo e con difficoltà solo al secondo giorno sono riuscita a togliere la camicia da notte ancora insanguinata, ho spinto la culla di mia figlia in bagno e con dolore sono entrata in doccia per darmi una sciacquata. Nel frattempo mi dicono che mi figlia deve fare le lampade per la bilirubina, ne mettono una in camera poi dicono che non basta e non possiamo uscire, io ero psicologicamente e fisicamente distrutta, mi dicono che dobbiamo essere ricoverate in pediatria, neanche mi aiutano a sistemare le valigie, io che non riuscivo a muovermi dai dolori ho dovuto rassettare la camera fare le valigie e trasferirmi in pediatria, dove c'erano lampade che... neanche nel medioevo. Le infermiere più scostanti e prive di umanità delle ostetriche (ed era veramente difficile superarle) la lampada era accerchiata da lenzuola di ospedale attaccate con lo scotch alla lampada stessa, mia figlia viene messa lì dentro e... Ogni 10 min lo scotch giustamente si scioglieva per il calore e il lenzuolo cadeva a terra e io sempre che non riuscivo a muovermi dovevo alzarmi e sistemare il tutto... Sconvolgente e vergognoso. Ero arrivata a un punto di depressione, non ne potevo più di stare in quel posto ma... Non è ancora finita, il giorno in cui finalmente saremmo dovute uscire perché la bilirubina si era abbassata entra in camera una pediatra sbattendo la porta e urlando "signora a lei hanno già fatto il foglio delle dimissioni se ne può andare ma sua figlia ha perso addirittura 100gr assolutamente non può uscire" io sconvolta in primis perché nessuno mi aveva aiutato con l'allattamento, mi avevano detto che non avevo latte (né ho in quantità industriale mi ha consigliato la mia ginecologa di congelarlo e regalarlo), e mi avevano spinto a dare a mia figlia l artificiale 2 volte, dico alla pediatra "l'avete misurata con o senza pannolino" "senza naturalmente" e io "ecco sono 3 giorni che ogni poppata prima e dopo, la misurate qui in camera davanti a me con il pannolino" rimane in silenzio e dice pure che era impossibile ma nel caso ci saremmo dovute aggiornare nel pomeriggio. Arriva il pomeriggio la pesano... E guarda caso avevo ragione, finalmente finisce questa via crucis e dopo ore di attesa ci fanno uscire da quel posto che non vedrò mai più, neanche in foto.
Scusate se sono stata prolissa, probabilmente non sono neanche riuscita a far trapelare ciò che ho passato, un trauma terribile, per riprendermi dai dolori ci ho messo più di un mese, così come l'ematoma di mia figlia, ho sicuramente dimenticato di raccontare tanti altri episodi spiacevoli (come quando a distanza di poche ore dal parto entra in camera forse una ginecologa non ricordo, e mi fa con aria saccente "hai fatto pipi se non la fai ti faccio il catetere è" io dalla paura mi sono alzata piena di dolori dal letto e in piedi sul water perché neppure riuscivo a sedermi ho fatto pipi, e non avevo lo stimolo data la disidratazione dovuta al parto) comunque ho voluto scrivere la mia esperienza perché vorrei essere d'aiuto alle mamme, vi capisco e vi sono vicina, ho parlato di ciò che ho vissuto sulla mia pelle, scegliete un ospedale che vi tratti con rispetto.

Patologia trattata
Parto naturale.

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