Dettagli Recensione

 
Ospedale di Dolo
Voto medio 
 
3.0
Competenza 
 
4.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
3.0

Ricovero per raschiamento

La mia esperienza nel reparto di ginecologia dell'ospedale di Dolo (VE) per un raschiamento per aborto ritenuto alla 10° settimana di gestazione ha due aspetti, uno positivo e uno decisamente negativo.
Dal punto di vista dell'intervento, tutto è andato bene: intervento eseguito senza complicazioni, personale della sala operatoria molto gentile e competente.
Per quanto riguarda invece l'assistenza pre e post operatoria (che tra l'altro è molto semplice da effettuare per un intervento di day hospital come il mio) ho vissuto un'esperienza decisamente negativa. Ho trovato tre infermiere gentili e disponibili, mentre il restante personale infermieristico ha avuto un comportamento a dir poco sconcertante.
Quando sono entrata la mattina, l'infermiera ha accolto me e mio marito dicendo in modo decisamente scortese: "Gli uomini fuori da qui, possono andare a casa subito, che qui già è tutto un casino". Detto ciò con una faccia tra il disgustato e lo scocciato mi ha detto che mi avrebbe chiamato di lì a poco la dottoressa per una visita.
La dottoressa di turno, di cui purtroppo non conosco il nome e perciò non posso riportarlo, a malapena mi saluta, mi fa stendere sul lettino e mi infila una candeletta che serve per ammorbidire il collo dell'utero e poi mi intima di andare subito a sdraiarmi sennò quello che ha appena fatto non serve a niente; tutto questo mentre urla ad un'infermiera delle pratiche da sbrigare... Peccato che il letto ancora non me l'avessero assegnato.. Così, ancora mezza svestita e con le scarpe e la valigia in mano, chiedo velocemente dove posso coricarmi prima possibile e con la solita poca gentilezza mi viene dato un letto.
Quando torno dalla sala operatoria, vengo messa nel mio letto, saluto mio marito che poi esce subito e non mi viene data alcuna assistenza o indicazione di cosa devo fare o come devo comportarmi...
Arriva anche mia madre a salutarmi e lei si accorge che la flebo che ho addosso (che non so cos'è) è terminata, così chiamiamo un'infermiera che appena vede mia madre intima:" Esca subito da qui che non c'è bisogno di assistenza!". Mia mamma fa presente che dovrei fare pipì e le viene detto che mi porteranno una padella, di cui io non ho mai visto l'ombra.
Mia madre esce e io rimango lì in attesa (mi era stato detto di non alzarmi perchè potevo avere perdite o giramenti): dopo due minuti entra come una furia la dottoressa della mattina che mi aveva fatto la prima visita e mi dice: "Svelta vada ad urinare che la visito". Rimango un po' interdetta ma non faccio in tempo a controbattere: vado in bagno e mentre sono lì che urino sangue (scusate l'immagine) sento l'infermiera da fuori la porta che urla in maniera sempre poco gentile: "Non è lei signora che deve andare in bagno!". Si scopre che la dottoressa chiama le pazienti senza farsi dare nè nome nè numero di letto (alla faccia del braccialetto identificativo che ti mettono al polso). La paziente da visitare era la mia dirimpettaia di posto letto (a cui tra l'altro la solita dottoressa applica una candeletta come quella applicata a me senza informarsi sul fatto che l'aveva precedentemente fatto un'infermiera...).
Passo il resto della giornata a letto, senza che nessuno mi venga a chiedere se sto bene o meno o mi dia una mano a mettermi almeno un paio di slip con un'assorbente. Ad una certa ora mi sento in forze, mi rivesto da sola e esco dal reparto per parlare con mio marito: avrei potuto anche andarmene e nessuno l'avrebbe notato...
Dalle nove della mattina all'una del pomeriggio resto senza bere un goccio d'acqua o mangiare nulla (non passa nemmeno il carrello del pranzo), così, un po' stremata, chiedo ad un'infermiera se posso avere dell'acqua: questa mi dice arriverà subito un'operatrice a portarmi del tè. Ovviamente non è mai arrivata. Dopo un'ora chiedo ad un'infermiera che ha appena iniziato il turno e che si rivela la più gentile del reparto e che ringrazio con tutto il cuore e di cui so solo il nome, Laura. Questa mi risponde: "Ma ancora non ti hanno dato nulla?" e nel giro di due minuti arrivano tè e fette biscottate.
La mia piccola odissea termina la sera alle 18.00 quando vengo finalmente dimessa.
Riporto però un altro spiacevole incidente occorso non a me, ma ad altre due pazienti ricoverate in stanza con me che dovevano subire lo stesso intervento: una delle due comincia ad accusare forti dolori all'addome e giramenti di testa. E' sdraiata sul letto e si lamenta: avvisa una prima infermiera che sparisce senza dire o fare nulla. Entra in seguito un'anestesista che fa l'intervista pre operatoria alla signora in quelle condizioni. La signora faticava a rispondere perchè aveva forti dolori ma la dottoressa insiste e le fa persino firmare il consenso all'anestesia reggendole la penna e facendole fare una specie di firma. Poi esce e, per fortuna, fa arrivare un'infermiera che decide di misurare la pressione.
Mentre suddetta infermiera va a recuperare lo strumento per misurare la pressione, entra un'altra infermiera con il lettino per il trasporto in sala operatoria e, rivolgendosi alla signora dolorante, le dice di sbrigarsi che giù in sala aspettano. La signora in tutta risposta si lamenta dei forti dolori. L'infermiera risponde che lei non può perdere tempo e che giù aspettano e che se non sale lei sul lettino allora deve scendere la vicina di letto. Questa nuova signora chiamata in causa è un po' titubante e si assicura che sappiano che lei è la signora x e non y prima di portarla in sala operatoria. L'infermiera mette sempre fretta e partono. Intanto la signora con i dolori rimane lì con noi. Fortunatamente dopo poco le misurano la pressione e le fanno un antidolorifico, però assicuro che la scena è stata quasi surreale.
Mi sono veramente stupita del poco tatto e della maleducazione di certe operatrici e ringrazio quelle poche che invece ancora riescono a mantenere un po' di umanità.

Patologia trattata
Aborto ritenuto alla 10° settimana.

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