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Difficile dimenticare quelle 36 ore di agonia
Domenica pomeriggio di settembre 2019 è stata portata mia madre in ambulanza del 118 al Pronto Soccorso in codice verde per una radiografia lombare, in seguito a ripetute cadute nei giorni precedenti dovute a presenza di ischemie cerebrali, con l'ortopedico "reperibile" ma che di fatto non rispondeva al telefono. Durante l'attesa nel Pronto Soccorso è caduta dal lettino (così mi è stato riferito al ritorno da lei, dopo appena 10 minuti, mentre io mi ero allontanata per telefonare con la dottoressa di turno e per rintracciare l'ortopedico), e forse avrà subito un trauma cranico che non è mai risultato dalla TAC eseguita.
Cartella clinica ritirata piena di inesattezze. Trattamento pessimo del personale medico-sanitario, mia madre è deceduta dopo neanche 36 ore dal trasporto in ospedale. Sanitari che le hanno infilato con violenza catetere, ago cannula nella vena della mano destra, che si è gonfiata immediatamente e non sono neanche intervenuti tempestivamente ad alleviare il dolore o a inserirlo nell'altra mano, nonostante le mie proteste.
Alla fine è deceduta asfissiata e per arresto cardiaco, perchè è andata peggiorando di ora in ora, vomitando e costretta a portare una mascherina priva assolutamente di ossigeno. Quindi inutile. Nessuno ha pensato ad un ricovero in rianimazione, perchè l'ospedale ne è sprovvisto, o a portarla in un altro, nel tentativo di salvarle la vita come di solito avviene nei casi estremi. E, infine, ciò che ha fatto più male è stata l'arroganza del personale, che non dimenticherò mai!
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