Dettagli Recensione

 
Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma
Voto medio 
 
3.0
Competenza 
 
3.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
3.0

Pessima esperienza

A mio padre di 72 anni è stato diagnosticato a luglio 2015 un carcinoma prostatico. Ha fatto la biopsia direttamente all'IFO. A causa di un blocco renale ad agosto gli è stato inserito catetere vescicale permanente. Ad settembre finalmente riusciamo ad avere una prima ed unica visita in clinica privata dal Prof. Gallucci. Il professore riceve solo privatamente in clinica ed opera poi in ospedale all'IFO; per il resto è praticamente irraggiungibile, per un consulto e delucidazioni sul da farsi bisogna elemosinare di essere ricevuti di straforo in ospedale, o riandare privatamente.
Dopo la visita, il prof. Gallucci indirizza subito mio padre per una prostatectomia totale considerato il carcinoma e il forte ingrossamento della prostata. Il professore dà una serie di esami da fare privatamente per iniziare la trafila burocratica per la lista di attesa in ospedale. Presa prima visita in ospedale, fissano il giorno della preospedalizzazione per il 5 novembre, richiedendo ulteriori esami clinici da farsi all'esterno della struttura. Nessuno segue il paziente nel suo percorso. Mio padre deposita gli ulteriori esami fatti nella sua cartella clinica in ospedale in attesa che lo chiamino. Nel frattempo mio padre a causa del catetere che deve essere sostituito ogni 20 giorni, con infezioni e costanti fastidi, finisce tre volte al P.S. in altro ospedale poichè l'IFO non ne è dotato.
Finalmente l' 1 febbraio 2016 viene chiamato dall'ospedale per essere ricoverato ed operato. Il primo giorno del ricovero i medici non sapevano neppure che portasse il catetere... sono tutti caduti dal cielo. Il secondo giorno convocano noi parenti stretti per dirci che lui non è un soggetto operabile con laparoscopia nè a cielo aperto per prostatectomia radicale a seguito delle sue ulteriori patologie (cardiopatico e occlusione dell'arteria carotidea). Prospettano quindi l'ipotesi di un intervento parziale senza anestesia totale, ma non in quell'ospedale perchè non è dotato di unità coronarica. Nel frattempo gli tolgono il catetere e fanno la prova se riesce ad urinare da solo.
Oggi, dopo 5 giorni di degenza in cui non hanno fatto alcun controllo nè accertamento per verificare il corretto funzionamento della vescica senza il catetere, che ha portato per ben 5 mesi (esame ecografico di prostata e vescica, uroflussimetria)- gli hanno solo chiesto se urinava - lo dimettono con prescrizione di terapia ormonale.. quindi ancora diversa da ciò di cui avevano parlato due giorni fa.
Nessun medico si era preoccupato di guardare la cartella clinica di mio padre prima di ricoverarlo per l'operazione. Il prof. Gallucci si è scusato per l'errore fatto.
Morale, siamo punto e accapo dopo 5 mesi di attesa buttati e abbiamo il dubbio che la terapia ormonale sia stata indicata solo perchè l'IFO non ha unità coronarica in caso di emergenza post operatoria.
Martedì mio padre ha una visita con un altro urologo di un ospedale pubblico e ricominciamo la trafila..
Ho intenzione di contattare il tribunale del malato.

Patologia trattata
Carcinoma prostatico.

Commenti

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Per Ordine 
 
Inviato da Carla
13 Febbraio, 2017
Il prof. Gallucci si scusa sempre. Per non aver capito che mio marito aveva un tumore ai linfonodi, nonostante una TAC fatta allo Spallanzani dove in un primo momento lo aveva fatto ricoverare lui (sbagliando diagnosi) e per averlo poi dopo mia insistenza fattolo ricoverare all'IFO, dove nel giro di pochi giorni è morto, si è scusato. Mi ha voluto incontrare dicendomi che era dispiaciutissimo dell'errore fatto e che sperava che Fabio, mio marito, dal cielo gli mettesse una mano sul capo per non sbagliare più. Di più, alla camera mortuaria il suo assistente piangeva a dirotto.
Bene, contattato da un avvocato per attivare almeno l'assicurazione (mera richiesta dopo l'ammissione ) il dott. Gallucci ha risposto che la TAC di controllo durante i 3 anni di cura col BCG non era prevista nel protocollo, per cui non avrebbe nemmeno attivato la sua assicurazione. Mi sono sentita come se Fabio l'avessero ucciso due volte. Mio marito lo aveva messo su un piedistallo e si fidava ciecamente. Questa è stata la ricompensa..
Inviato da paolo
18 Ottobre, 2018
Alessandra, mi può contattare via mail cortesemente a pfoschi@corriere.it ?
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