Dettagli Recensione

 
Ospedale San Camillo de Lellis di Rieti
Voto medio 
 
5.0
Competenza 
 
5.0
Assistenza 
 
5.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
5.0

Ringraziamenti

Mio padre (87 anni), Savino, era in dimissioni al 30 settembre 2016 da un Istituto riabilitativo di Roma, ma è morto il 19 dello stesso mese.
Aveva subìto una frattura del femore il 15 giugno 2016 a Borgo San Pietro ed era stato operato con successo dai medici Dipartimento di Chirurgia - UOC Ortopedia dell’Ospedale San Camillo De Lellis, Dott. Valerio Arceri e Dott. Giuseppe Teori.
A seguito dell’intervento, la gamba destra si era gonfiata e la protesi non poteva rientrare.
Considerato che la frattura aveva interessato la gamba destra amputata al piede nel 1957 a seguito d’infortunio sul lavoro, e che mio padre doveva camminare nel più breve tempo possibile onde evitare di finire sulla sedia a rotelle, fino al trasferimento c/o una clinica riabilitativa romana, i fisiatri dello stesso Ospedale hanno mantenuto in efficienza la muscolatura di entrambe le gambe.
Ringrazio il Dott. Riccardo Mezzoprete, i medici che hanno operato mio padre e i fisiatri.
Ringrazio, inoltre, Suor Elena e tutti gli infermieri, gli allievi infermieri e gli assistenti della UOC Ortopedia, che hanno fatto più che il loro dovere.
Hanno assistito mio padre in modo amorevole in un ambiente, dove la pulizia delle stanze, dei bagni, dei corridoi, etc. è da prendere ad esempio.
Dopo l’intervento, ciò che più temevo erano le statistiche sul numero di persone anziane che subiscono le fratture al femore, sono operate e poi muoiono per complicanze come ad esempio la broncopolmonite ipostatica, ma, in realtà, quando mio padre è stato trasferito da Rieti a Roma, il 1° luglio c/o la clinica aveva soltanto un leggero versamento pleurico, che per lui era cronico.
Avrei dovuto, invece, temere i soggiorni c/o i centri riabilitativi per quanto qui di seguito riportato, che non sono attrezzati per gestire pazienti delicati come mio padre; non hanno, infatti, l’obbligo di assumere un medico rianimatore 24 h e di avere un’unità interna sub intensiva.
Quando le cose precipitano, trasferiscono i ricoverati c/o i PS degli Ospedali di riferimento.
Il 5 luglio, l’urologo della clinica ha cambiato il catetere a mio padre, ma non è stato in grado di reinserire il catetere sostitutivo. L’operazione è stata eseguita in pochi secondi da un’infermiera del PS dell’Ospedale Vannini, ma mio padre è rimasto ben otto ore sdraiato sul lettino del PS in attesa che un’ambulanza del Vannini lo riportasse in clinica, dove è arrivato in condizioni pessime ed ha cominciato ad accusare i primi sintomi di scompenso cardiaco (respiro di tipo asmatico) che nei giorni seguenti sono peggiorati e non sono stati valutati con attenzione dai medici della clinica nonostante le mie reiterate manifestazioni di preoccupazione.
Il 16 luglio è stato trasferito d’urgenza al Policlinico Casilino, dove i medici del PS l’hanno trattato in urgenza per un edema polmonare acuto e grave scompenso cardiaco e poi l’hanno trasferito alla UOC Medicina Interna dello stesso ospedale.
I medici della UOC Medicina Interna e tutti gli infermieri sono stati eccezionali come il personale dell’Ospedale di Rieti e c/o questa Unità mio padre è rimasto fino al 2 agosto, quando è stato trasferito all’Istituto riabilitativo, ormai sgonfio e pronto per le sedute fisioterapiche.
Mio padre con l’aiuto dei terapisti dell’Istituto aveva ripreso a camminare senza che si evidenziasse in alcun modo una differenza di lunghezza tra le due gambe e, a detta della terapista di riferimento, con gli esercizi aveva ottenuto che la gamba dx operata fosse diventata più forte rispetto alla sinistra.
Inoltre, il medico ortopedico dell'Istituto aveva già autorizzato l'uso del carrello non ascellare.
Al rientro dalle ferie del medico internista responsabile, allo scopo di abbassare i valori di creatinina (che erano comunque cronici da anni in considerazione dell’età), mio padre è stato sottoposto a una dieta aproteica che lo ha indotto quasi del tutto a digiunare, con diretta conseguenza in particolare sui valori del sodio, che incide sulla funzionalità dei muscoli e sulla corretta idratazione.
Sono sicura che mio padre si sia indebolito anche a causa del digiuno, poiché ha cominciato ad accusare fatica durante gli esercizi fisioterapici e poi la notte tra il 12 e il 13 settembre ha cominciato a respirare male; infine è morto per un arresto cardiaco, nonostante gli sforzi del medico rianimatore del 118 che era stato chiamato dall’Istituto.

Patologia trattata
Frattura pertrocanterica femore dx da caduta.

Commenti

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Inviato da Agostino Eleuteri
08 Ottobre, 2016
Ringraziandovi per la valutazione positiva di tutta l'Area Ortopedica, dalla corsia alla Sala Operatoria, ci diciamo dispiaciuti per l'evoluzione che poi ha avuto suo padre. Il nostro obiettivo è quello di agire in modo altamente professionale in tempi brevissimi, per mettere in condizione, le persone anziane con tali patologie, di tornare alla vita quotidiana con più autonomia possibile.
Di nuovo grazie a nome del Primario Dott. Riccardo Mezzoprete e di tutto il personale afferente al Reparto Ortopedico/ Traumatologico.
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