Lagevrio

 
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Virus Covid-19
La pillola anti Covid-19 Molnupiravir (nome commerciale Lagevrio) fa parte di una classe di farmaci chiamati analoghi ribonucleosidici ed agisce inserendosi in un filamento di Rna virale di nuova formazione. Lagevrio, progettato contro Sars Cov2 da Merck- MSD con il partner Ridgeback Biotherapeutics, è un antivirale orale che riduce la capacità di SARS CoV 2 di replicarsi nell'organismo ed è indicato per il trattamento di COVID-19 negli adulti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare. Questo antivirale non è un sostituto del vaccino, bensì complemento utile per i pazienti Covid immunodepressi e/o con severe condizioni sottostanti che rischiano di sviluppare la forma grave dell'infezione. Va impiegato nei pazienti adulti maggiorenni non ospedalizzati con malattia lieve- moderata di recente insorgenza e con condizioni cliniche concomitanti che rappresentino specifici fattori di rischio per lo sviluppo di Covid-19 grave.

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Un po' di chiarezza su Lagevrio

E' un antivirale che va impiegato nei pazienti adulti over 18 non ospedalizzati con malattia lieve-moderata di recente insorgenza e con condizioni cliniche concomitanti che rappresentino specifici fattori di rischio per lo sviluppo di Covid-19 grave" si legge nella determina dell’Aifa sulla Gazzetta Ufficiale. I principali soggetti “per cui la pillola è pensata sono i pazienti ad alto rischio, come avviene per le monoclonali", spiega Claudio Mastroianni, presidente Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali).

Come e quando va assunta?
"È decisivo, perché sia efficace, che la pillola non venga assunta oltre i cinque giorni dall’insorgenza dei sintomi – spiega il professor Mastroianni –. La durata del trattamento, che consiste nell’assunzione di 4 compresse da 200 milligrammi due volte al giorno, è di 5 giorni".

Serve la prescrizione medica?
La selezione del paziente è affidata ai medici di medicina generale, ai medici delle Usca e ai medici che abbiano l’opportunità di entrare in contatto con pazienti affetti da Covid. Questi positivi verranno indirizzati rapidamente alla struttura nella quale verrà effettuata la prescrizione, assieme alla compilazione di un registro per il monitoraggio del farmaco (che sarà accessibile sul sito on line dell’Aifa).

Le donne incinte possono usarla?
Il suo utilizzo non è raccomandato in gravidanza. E l’allattamento al seno «deve essere interrotto durante il trattamento e per 4 giorni dopo il trattamento», si legge nel ‘bugiardino’. Il farmaco è controindicato «per le donne che potrebbero iniziare una gravidanza e non utilizzano un contraccettivo efficace – ha precisato l’Ema –. Queste raccomandazioni sono fornite poiché studi di laboratori su animali hanno dimostrato che dosi elevate possono influire su crescita e sviluppo del feto".

Chi è guarito o vaccinato può iniziare la terapia?
"Sì, ma chi è vaccinato o guarito corre molti meno rischi di avere una malattia grave", spiega il presidente Simit. "Questo farmaco va usato come strumento precoce, non cura le persone intubate. Va utilizzato da mani esperte e per le persone in cui è logico che venga utilizzato. Nessuno pensi che sostituisca il vaccino, non è così", avverte l’infettivologo Massimo Galli.

Che livello di efficacia ha?
Da trial clinici è emerso che Molnupiravir riduce il rischio di ospedalizzazione nei pazienti fragili del 50%. "Bisogna essere prudenti sull’efficacia e sulla tollerabilità, ma i dati sono incoraggianti – analizza Mastroianni –: la morte e l’ospedalizzazione vengono evitate nel 30% dei casi. Questo è un primo passo per le cure domiciliari, presto potrebbero arrivare altri antivirali: si tratta, soprattutto per chi non è vaccinato, di uno strumento importante". Nel test dell’università del North Carolina a Chapel Hill assieme all’azienda Ridgeback Biotherapeutics l’eliminazione dell’RNA virale è stata raggiunta nel 92,5% dei pazienti con dose da 800 milligrammi.

È efficace contro Omicron?
"Dagli studi più recenti pare che la pillola mantenga efficacia contro le varianti – conclude Mastroianni, ordinario di Malattie infettive alla Sapienza di Roma –, ma dobbiamo vedere come evolve la situazione. Il meccanismo d’azione è diverso dalle monoclonali, per cui hanno risultati migliori con le mutazioni". Il farmaco è stato progettato per introdurre errori nel codice genetico del virus, impedendone la duplicazione e riducendo il rischio di provocare malattie grave.

Quali sono gli effetti indesiderati?
Gli effetti indesiderati più comuni riscontrati nel trattamento e nelle due settimane successive all’ultima dose sono: diarrea, nausea, vertigini e cefalea. Ma tutti di lieve o moderata entità.

Fascia di età
Da 40 a 60 anni
Sesso
Uomo
Malattia trattata
COVID.


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