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Non so nemmeno da dove cominciare.
Mi trovavo a Napoli dai miei suoceri, quando mi è tornata un'infezione recidivante da Maggio di enterococcus faecalis, che ha cominciato a portarmi algie pelviche, bruciore e perdite da infezione.
Alchè, essendo in gravidanza, mi sono recata immediatamente al pronto soccorso, dove mi ha accolta una dottoressa che mi ha sgarbatamente sottolineato che non si accede al pronto soccorso per un'infezione. Premesso che quando una persona sta male va al pronto soccorso e non di certo al supermercato, ma a prescindere non esiste una risposta del genere, specialmente in gravidanza e se si hanno problemi.
La volta successiva che sono tornata sono stata ricoverata, e di qui di male in peggio. Avevo già il tampone in mano con tanto di antibiogramma, ma i dottori mi hanno ripetuto il tampone nonostante avessi precisato che ero ancora sotto terapia.
Ho suonato il campanello più volte durante il ricovero, ma i medici non si presentavano o arrivavano in ritardo di ORE.
Per concludere, al laboratorio sono stati cercati solo determinati batteri, mentre quello che avevo io no, che naturalmente non è risultato dai tamponi.
I dottori non hanno voluto darmi alcuna cura a prescindere, nonostante alla visita avessero visto anche loro perdite di vaginosi batterica e nonostante gli avessi spiegato la resistenza del battere e il fallimento delle terapie locali che già avevo provato da mesi con un peggioramento della sintomatologia.
Morale della favola, sono uscita dall'ospedale peggio di prima.
È una cosa abbastanza grave, considerato che da nessuna parte dove ero stata avevano mai fatto cose del genere.
Non parliamo poi dell'umanità che è stata pari a zero e del modo di rispondere dei medici: tutti scocciati quando chiedevo informazioni e quando ho chiamato per sapere il referto dei tamponi, tanto da sentire: "ma che vuole questa".
Da segnalare il tutto.