Dettagli Recensione
Girone dantesco
Il nuovo pronto soccorso a Ravenna è stato inaugurato da poco in pompa magna, un’occasione per politici, prelati e direttori generali di mettersi in mostra. Di soldi ne sono stati spesi parecchi, eppure, alla prima occasione di servirvene, sono rimasto alquanto perplesso dalle soluzioni adottate.
Accompagnavo mia madre per un problema cardiaco.
L’inizio è buono, l’accesso è agevole e il parcheggio retrostante facilita le cose. Si viene subito accolti dal personale infermieristico, ma poi iniziano le perplessità e un’esperienza non sempre agevole.
C’è una sala per i pazienti in barella, quasi sempre piena, quindi nuova, ma già sottodimensionata (!) e un ambulatorio di prima accoglienza in open-space, dove il personale deve armeggiare dei separé mobili per garantire un minimo di privacy ai pazienti. Ci viene assegnato un codice verde, quindi si preannunciano tempi di attesa non brevi. Per quasi un’ora attendo di fianco alla barella di mia madre, poi cedo e vado a sedermi in sala d’attesa, da cui però non si vedono più le barelle. Raccomando a mia madre di farmi chiamare quando arriverà il medico. Apprenderò poi che invece è prassi assistere i pazienti senza consultare gli accompagnatori, per cui nessuno mi chiama! Dopo circa mezz’ora mi riaffaccio nella saletta delle barelle, ma mia madre è già stata portata in visita. Chiedo al personale, ed anche più volte, di essere ammesso alla visita, poiché ho cose da dire al medico e mia madre oggi non è tanto lucida, per cui temo che possa non spiegarsi bene, ma invano. Mi rassegno quindi ad attendere. La sala d’attesa è spartana, inospitale, affollata e rumorosa, molto rumorosa. Vi si affacciano gli ambulatori per i problemi meno gravi, che ogni tanto chiamano in altoparlante il numero del prossimo paziente (non sarebbe bastato un tabellone luminoso?), poi c’è il chiacchiericcio della folla di sottofondo. L’attesa è snervante, mi sono portato un po’ di lavoro da fare, ma è impossibile concentrarsi.
Dopo circa un’ora e mezza vedo ricomparire mia madre accompagnata da un’infermiera. Dobbiamo però attendere ancora il risultato delle analisi del sangue, poi forse riuscirò a parlare col medico. Dopo quasi 4 ore che siamo lì il momento arriva. Accedo quindi ad una grande sala per le visite ai pazienti barellati. Anche qui è stata fatta una scelta di open-space con alcuni separé mobili, questo significa però, anche qui, poca privacy e molto rumore, un rumore di sottofondo sovrastato ogni tanto dalle urla di qualche “paziente” (è proprio il caso di dirlo), che si lamenta per non essere assistito adeguatamente dopo ore di attesa. Noi, tutto sommato, non ci possiamo lamentare troppo. In un angolo del salone c’è il medico, una dottoressa abbastanza gentile, nonostante la situazione di stress, seduta ad un tavolino in cui smista le carte dei vari pazienti. Qualcosa riesco a dirle, era certo meglio se glielo dicevo prima, ma tant’è. Il problema di mia madre non lo abbiamo risolto, ma abbiamo almeno spianato la strada per domani in cardiologia. Prendiamo le nostre carte e ce ne andiamo frastornati. E’ come uscire da un girone dantesco.
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P.S.: Lavoro in un pronto soccorso da 21 anni...
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