Dettagli Recensione

 
Ospedale San Camillo di Roma
Voto medio 
 
1.8
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
2.0
Pulizia 
 
2.0
Servizi 
 
2.0

Opinione équipe medica chirurgia vascolare

L'impatto e l'impressione che ho avuto nei confronti dei medici di questo reparto è stata a dir poco pessima e negativa.
Il 7 Aprile 2014 abbiamo portato d'urgenza mio padre (61 anni) al pronto soccorso per, diagnosticata successivamente, un'ischemia acuta dell'arto inferiore destro per occlusione completa dell'asse iliaco femorale destro. Tengo a precisare che mio padre aveva un quadro clinico complicato, comprendente un pregresso trapianto renale in fossa iliaca dx, epatopatia cirrogena HCV correlata e fibrillazione atriale. Nonostante questa situazione non certo semplice, il quadro è sempre stato mantenuto sotto controllo con le rispettive cure meticolosamente seguite.
Dopo i vari controlli al pronto soccorso, ci avvertono che deve essere trasportato d'urgenza in camera operatoria per essere operato e quindi disostruire l'occlusione alla gamba destra. L'équipe medica quella notte era formata da: Cavazzini Carlo (chirurgo vascolare), D'Agostino Concetta (anestesista), Vaccari Adelina (strumentista) e Capocchia Massimiliano (infermiere).
Al termine dell'operazione, embolectomia arto inferiore dx con catetere di Fogarty, il dott. Cavazzini viene ad aggiornarci sul suo svolgimento e seguente risultato. L'intervento, secondo il suo parere, sarebbe riuscito molto bene ed era positivo sulla ripresa del paziente, nonostante il quadro clinico precedentemente descritto. Ci avvisano anche che mio padre era in attesa di un posto letto o in terapia intensiva vascolare, o nel reparto stesso della chirurgia vascolare, ma non essendoci posto in nessuno dei due reparti, sarebbe rimasto in osservazione nella sala risveglio.
La mattina seguente, dopo neanche sei ore dalla precedente operazione, ci chiamano telefonicamente dal BOE dicendoci che mio padre si stava aggravando e che non rispondeva più alle terapie. Ovviamente l'équipe medica era diversa, ed era formata dal seguente personale: Mariotti Filippo (chirurgo vascolare), Ferrer Ciro (aiuti), Lappa Angela (anestesista), Martinelli Serena (strumentista), Lupia Raffaele e Straccali Giuliana (infermieri).
Nel giro di neanche tre ore ci danno la devastante notizia che mio padre se ne stava andando, nonostante (a detta loro), i numerosi tentativi di rianimarlo e le diverse terapie tra cui l'eparina.
Vorrei precisare che la notizia ci è stata semplicemente data dall'anestesista Lappa e dall'infermiera Straccali, mentre il dott. Mariotti (sempre se era davvero presente in camera operatoria), non si è degnato minimamente di uscire e spiegare a noi parenti il vero motivo del decesso. Ci è stato detto che sarebbero partiti altri emboli, che sarebbe stato rioperato (?) o semplicemente tenuto sotto osservazione, e quando si è aggravato, intubato e sedato per le difficoltà respiratorie. Ma cosa stavano aspettando? Il decesso?
Nella seconda operazione, se davvero c'è stata, gli è stata somministrata l'anestesia totale (poiché era troppo grave), essendo cardiopatico non avrebbe sopportato. Tengo di nuovo a precisare che nel primo intervento, col dott. Cavazzini, è stata svolta quella locale perché consapevole che l'anestesia totale avrebbe affaticato il cuore.
Nessuno ci ha informato realmente su come fossero andate le cose, siamo rimaste abbandonate a noi stesse ed inoltre non ci è stato neanche fatto presente o letto la ''dichiarazione di avvenuta informazione e di espressione del consenso all'atto medico''. Per quanto l'intervento fosse stato urgente, perché almeno uno del personale non è uscito ad avvisarci? Perché forse mio padre era cosciente ed in grado di intendere e di volere? Perché almeno una persona non ci ha tenuti informati?
Una spiegazione reale non ci è stata data e la cartella clinica (richiesta tre giorni dopo il decesso, quindi l'11 aprile) ci è stata consegnata il 30 maggio dopo numerosi solleciti. Già da questo enorme ritardo per neanche quaranta fogli, si presume che ci sia stato un qualcosa da dover mascherare o nascondere.
Hanno nuovamente dato la colpa al quadro clinico complicato di mio padre, ma nonostante non è uscito nessuno a dirci le reali motivazioni del decesso, si sono limitati a dire che sarebbero partiti altri emboli e che è semplicemente stato sfortunato, poiché operazioni simili, a detta della dr.ssa Lappa, riescono sempre.
Non sapremo mai quello realmente accaduto quel giorno, anche perché i medici essendo il più delle volte una casta non sarebbero disposti a dire i reali accaduti con tanto di responsabilità, ma anche se mio padre non ha fatto in tempo ad arrivare al reparto vero e proprio, mi è bastato vedere e vivere in prima persona i comportamenti poco umani e professionali di quell'équipe che non ci ha, neanche per un secondo contato, fatto vedere mio padre.
Non posso consigliare il reparto in sé poiché come scritto in precedenza non ho potuto conoscerlo, ma posso sconsigliare vivamente il dott. Mariotti e l'intera équipe, che inoltre dopo averlo cercato al reparto per ulteriori spiegazioni si è dimostrato freddo e superficiale, nonché distaccato all'accaduto.
Sono sicura che non è tutto, ma non potrò mai saperlo.
Ma una cosa è certa, sono stata a contatto con moltissimi medici e svariato personale ospedaliero, e intraprendere questo mestiere, medico, infermiere o altri impieghi simili, vuol dire oltre ad avere professionalità e passione, avere tanta umanità, e chi è sprovvisto di quest'ultima farebbe meglio a cambiare mestiere.
C'è stato un decesso ed era nostro diritto essere seguiti e informati dettagliatamente sulle reali motivazioni.
Ovviamente non ringrazio nessuno.
Saluti.
Priscilla Caputi

Patologia trattata
Ischemia acuta dell'arto inferiore destro per occlusione completa dell'asse iliaco - femorale dx.

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