Dettagli Recensione

 
Policlinico Umberto I di Roma
Voto medio 
 
3.3
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
5.0

il malato non è una pratica

Mi sento di dare assulutamente un opinione negativa a questo reparto.
Poca, anzi pochissima, sensibilità nei confronti delle famiglie di questi malati che vivono una situazione di disperazione giornaliera.
Sono figlia di una donna di 68 anni malata di alzheimer orami da 6 anni, abbiamo vissuto lo scorso mese un peggioramento brusco delle condizioni di mamma a cui non eravamo preparati.
La visita con il professore purtroppo era stata fatta solo 2 settimane prima e il prossimo appuntamento ci era stato fissato per metà di giugno. Non sapendo come gestire la situazione, diventata preoccupante (anche mio papà con problemi al cuore) ho cercato più volte di contattare il dottore per sapere cosa potevamo fare e se non era il caso di anticipare l'appuntamento per rivalutare il piano terapeutico, che sicuramente non era più idoneo alla nuova condizione.
Dopo vari e continui tentativi con telefonate giornaliere al centro, il Prof. mi ha detto che lui era tanto impegnato anche con la sua attività di docente con lezioni, spiegazioni e tesi e non poteva certo basarsi su dei racconti di una figlia, che come più volte sottolineato non era "collega" e quindi all'altezza di illustrare la situazione che stavamo vivendo. Vi sembra una giustificazione valida da dare ad una figlia che vive questo un dramma? Se lui è così occupato potrebbe magari delegare un altro dottore del centro per far fronte a situazioni di emergenza, che sicuramente devono essere affrontate in tempi brevi.
Mi dispiace ma il mio giudizio è sicuramente negativo, perchè ritengo che in questo lavoro sia necessario sicuramente avere tanta umanità, non si gestiscono pratiche ma persone!

Patologia trattata
Alzheimer.

Commenti

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Inviato da DORY
30 Settembre, 2016
Sig.ra Cristina, ha perfettamente ragione a criticare il comportamento del medico che DEVE essere a disposizione del/la paziente e dei famigliari che vivono costantemente con lui/lei che non è più in rado di gestire la sua vita. Un figlio o una figlia che vive accanto a queste persone, anche se NON sono medici, come ha detto il professore, vivono però a stretto contatto con la persona affetta da questa patologia che, a quanto ho letto, ha preso Sua mamma in età molto giovane, per cui vede il comportamento in tutte le sue fasi. Da una quindicina di giorni vedo come le persone anziane vivono la perdita di memoria avendo un mia vicina di casa 86enne che vive sola, pur avendo due figli che però non vivono costantemente la situazione della mamma, in quanto uno avendo turni sul lavoro viene raramente e solo per portarle la spesa, solo cibo che poi ne ha in abbondanza, e l'altro, avendo un'attività, viene saltuariamente ed ha chiesto a me e all'altra vicina se la controlliamo, cosa che facciamo ogni giorno anche se io ho una famiglia. Questa signora la mattina dice di aver fatto colazione con il caffellatte e biscotti, o pane, ma poi se non le va più mette il pentolino nel forno, tira fuori da congelatore la carne 2 o 3 fettine perché dice che viene il figlio e gli deve preparare qualcosa da mangiare, cosa che non avviene, se ci son io o l'altra signora mangia qualcosa altrimenti mette ciò che ha cucinato sempre nel forno e magari ha altra carne cotta in frigo che non ha mangiato perché non le andava. Ormai sono parecchi giorni che non ha appetito e se mangia un cucchiaio di pastina è tanto. I figli hanno fatto venire la sua dottoressa di base che le ha prescritto solo la vitamina b12 per l'appetito ed oggi il figlio l'ha portata al centro UVA del Policlinico Umberto ma lui, il figlio dice che così il dottore le darà qualcosa per farle venire la fame ma non si rende conto, e neppure il fratello, che il problema è nella testa della mamma che scambia i nomi dei figli e non sa chi è andato a trovarla, che prende doppia dose di compresse per la pressione alta, e una mattina che gliela stavo portando io mezza, come aveva detto la dottoressa, lei ne aveva un'altra sul tavolo che aveva preso dalla confezione che aveva nel cassetto e il figlio non lo sapeva e quando gliel'ho detto ha detto a me e all'altra signora di tenerle noi. Lo abbiamo fatto, abbiamo tolto le medicine in casa ma i figli però, a differenza Sua Cristina, non vedono il comportamento della mamma e allora mi chiedo: Cosa diranno al medico del centro se la mamma dice solo che non ha semplicemente fame, che non vedono cosa fa, o non fa, durante il giorno? Come fanno i medici a dare una terapia o prescrivere esami, quando non sanno con precisione il comportamento del paziente? Ma se poi i medici del centro rispondono a chi si prende cura del famigliare, che non possono stare appresso a queste persone, che non sono medici, io dico che dovrebbero starci loro con il paziente e viverci una settimana accanto.
Auguri Cristina a Lei e ai Suoi genitori.
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