Dettagli Recensione

 
Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli
Voto medio 
 
3.5
Competenza 
 
3.0
Assistenza 
 
3.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
5.0

Biopsia prostatica

Il giorno 1 marzo 2016 ho effettuato la "biopsia prostatica" presso l'equipe del Prof. Perdonà, richiesta dal dott. Luigi Claudio. Dopo 12 ore circa di benessere, in corso di copertura antibiotica come da protocollo, già durante la notte ho avuto febbre alta con brividi e grave malessere generale, difficoltà della diuresi con ritenzione urinaria, ecc. Ho proseguito la terapia antibiotica di copertura, e anzi, dietro consiglio dell'urologo dott. Claudio, prolungandola oltre i cinque giorni prescritti, con remissione della febbre e pressoché normalizzazione della diuresi. Dopo 3-4 giorni di assenza di febbre e di recuperato benessere, sospendo la terapia antibiotica. La sera del 13/03, comparsa dei segni di "orchite" a sinistra, con tutto il corteo di sintomi relativi, ripresa della febbre, minzione dolorosa, con ritenzione urinaria, ecc. Riprendo la terapia antibiotica, cui aggiungo, per consiglio dell'urologo, Bentelan 1mg. Poiché la situazione non migliora e persiste la febbre alta, dietro consiglio del dott. Claudio, venerdì 18/03 mi ricovero al Cotugno per effettuarvi terapia antibatterica mirata ad alto dosaggio per via endovena. Intanto che sono al Cotugno, riesco a sapere che il referto della biopsia è stato ritirato dall'urologo Claudio; chiamo il dott. Claudio per conoscere l'esito, e dallo stesso ottengo la seguente risposta: "ABBIAMO FATTO BENE A FARE LA BIOPSIA". Cado in uno stato di grave prostrazione! Di fronte al quale mio genero decide di recarsi personalmente all'urologia del Pascale dove, minacciando l'intervento dei carabinieri, OTTIENE il "mio" referto. Ora sono finalmente a casa, ancora in trattamento con antibiotici, e, spero, finalmente, in fase di guarigione, dopo circa 30 giorni di sofferenze, di disagio d'ogni genere, di un carico da cavallo di antibiotici (non è mancata una grave reazione allergica verso un antibiotico, combattuta prontamente con bolo di Bentelan in vena), conseguenti a complicazioni per un esame diagnostico: biopsia della prostata che in un "CENTRO di ECCELLENZA" quale il Pascale, è da ritenere un ESAME di ROUTINE. E tuttavia, debbo confessare che a farmi male non è stata tanto la sicura IMPERIZIA professionale, quanto l'assoluta MANCANZA di sostegno umano da parte del dott. Claudio e della sua Equipe, che mai mi hanno dimostrato il più piccolo segno di vicinanza umana. Gent.mo Prof. Perdonà, io sono un Pediatra di quasi 80 anni, già primario f.f. dell'Ospedale Maresca di T/Creco, felicemente in pensione, ho scelto il Centro da Lei diretto con piena fiducia, ma mi pento della scelta non tanto per le "complicazioni": in qualità di medico, so che esse sono imponderabili e mai evitabili del tutto; ma ho SOFFERTO per l'assoluta mancanza di sostegno umano verso l'ammalato. Mi scuso e mi dispiace. Mi dichiaro a sua disposizione per un eventuale colloquio di persona. Le auguro una serena Pasqua.
Giovanni D'Amiano - giovannidamiano@alice.it

Patologia trattata
Esame di biopsia prostatica per sospetto adenocarcinoma.

Commenti

3 risultati - visualizzati 1 - 3  
 
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Inviato da Silvio Staiano
28 Marzo, 2016
In appendice alla recensione rilasciata dal dott. D’Amiano, mio suocero, ad onor del vero ritengo giusto che io precisi meglio un paio di cose.
La prima riguarda un’imprecisione, probabilmente dovuta ad una non corretta interpretazione di una mia affermazione, che dopo aver ritirato insieme alla figlia (mia moglie) al Pascale i risultati della Biopsia riferii: “ dal Pascale non sarei mai ritornato, senza l’esito della Biopsia, a mani vuote a costo di chiamare i Carabinieri”. Quindi non ho minacciato di chiamarli, né tale ipotesi si è resa necessaria, poiché i risultati ci vennero consegnati tranquillamente. Dissi che li avrei chiamati proprio perché avevo individuato nella mancata conoscenza dell’esito di quegli esami la maggiore fonte di angoscia e prostrazione sia per mio suocero, il paziente, sia per i suoi più stretti familiari.
La seconda cosa che desidero precisare, che discende direttamente dalla prima, è che dal racconto che descrive l’amarezza e la delusione per la scarsa o assente sensibilità, non è emergono alcuni aspetti fondamentali: noi abbiamo ritirato i risultati il giorno 21 marzo, ma gli stessi erano pronti sin dall'11 marzo. BEN 10 GIORNI erano trascorsi da quando erano pronti. E’ giusto in presenza di un sospetto tumore, lasciare il paziente (e familiari) in un terribile limbo che, come a tutti capita, porta spessissimo ad immaginare – temere - il peggio del peggio? Inoltre, chi potrà mai restituire 10 giorni di terribile attesa con il timore di ricevere la più infausta delle diagnosi e che, comunque qualunque fosse stato l’esito, sarebbe spettato legittimamente e doverosamente di venirne a conoscenza se non l’11 marzo stesso al massimo entro il giorno successivo?
In risposta ad un earlier comment

Inviato da Giovanni D'Amiano
29 Marzo, 2016
Per quanto concerne la consegna del referto, preciso di aver telefonato almeno 2 volte al
n° 0815903679 di riferimento, tra il 14 e il 17 marzo, ricevendo la conferma che il referto non era pronto; in data 19/3 dal Cotugno - dove intanto il dott. Claudio mi aveva consigliato di ricoverarmi per la terapia dell'orchite - mi venne risposto che il referto era stato ritirato dal dott. Claudio, contattato il quale sull'esito della biopsia, ebbi la risposta già riportata: "Abbiamo fatto bene a fare la biopsia!". Fu a questo punto che, profondamente prostrato, chiesi a mio genero e a mia figlia di far pressione presso il Pascale per ritirare il referto e venire finalmente a conoscenza dell'esito della biopsia, così da progettare, superate le complicanze conseguenti alla "sfortunata" indagine diagnostica, l'iter terapeutico richiesto dall'esito bioptico.
Inviato da luigi claudio
22 Mag, 2016
Rispondo solo ora perché solo ora leggo.
FAI DEL BENE E DIMENTICA.. SOLO DALLE PERSONE A CUI HAI FATTO DEL BENE ASPETTATI CATTIVERIE.
Così mi diceva mio padre, ma non volevo credergli….
Ma veniamo ai fatti del 1/3/2016 e veniamo a quelle che sono, secondo me, imprecisioni, inesattezze ed interpretazioni errate:
-Non mi sono mai negato (come potrebbe sembrare dall’elaborato) a Lei per consigli tecnici e sostegno umano ad ogni ora del giorno , della sera e nei festivi sempre al di fuori dell’orario di servizio, cosa ovvia avendole fornito tutti i miei recapiti telefonici personali e privati ed avendola esortata ad aggiornarmi con tempestiva assiduità sulle Sue condizioni ;tal cosa mi sembrava ella apprezzasse visti gli sperticati ringraziamenti sempre preceduti da scuse per l’orario ed il giorno di quello che Lei , e solo Lei ,definiva un disturbo da parte di (come i si definiva simpaticamente ) “il solito scocciatore”.
-Non ho praticato io la biopsia e non ero neppure presente alla indagine.
-La equipe che la avrebbe “mal trattata” non è la mia come erroneamente riportato ,ma quella del Dr Perdonà primario del reparto di urologia
-Il venerdì 18 sera alla luce di quanto riferitomi (febbre settica molto alta con brivido scuotente ed orchite nonostante la complessa terapia in atto ,come da lei illustrato nella sua mail), non essendo nemmeno in città e non avendo il Pascale un pronto soccorso , ho preferito indirizzarla presso il Cotugno , centro di eccellenza per i problemi inerenti malattie infettive e infezioni , soprattutto perché temevo il sopraggiungere di complicanze encefaliche e polmonari; questo tempestivo consiglio , di fatto ,le ha salvato la vita , cosa che verosimilmente non sarebbe accaduto se avessi procrastinato ogni decisione al lunedì .
Nei giorni successivi mi ha ancora telefonato per ragguagliarmi(sempre mostrando un considerevole apprezzamento per la mia disponibilità) sulle sue condizioni e per sapere notizie riguardo l’esame istologico ; cosa che ho rifiutato di fare per ovvi motivi di privacy ,non essendo possibile una certa identificazione telefonica dell’ interlocutore ;solo alla sua accorata implorazione” MA MI DICA ALMENO QUALCOSA” ho risposto che” AVEVAMO FATTO BENE A FARE LA BIOPSIA” aggiungendo subito dopo però che “ LE PARLO SENZA AVERE L’ESAME DAVANTI A ME “ ,quindi non era nemmeno una indiscrezione rubata , ma solo un modo per motivarla a superare psicologicamente tutte le complicanze di cui era stata vittima per fare un esame che, mi sembrava ,lei avesse il dubbio essere stato superfluo.
Infine le ricordo che le risposte istologiche in originale vengono consegnate al paziente o ai parenti delegati previo appuntamento con la segreteria della divisione, appuntamento che deve essere preso sempre dagli interessati, come molto ben precisato nella lettera con gli indirizzi terapeutici che viene consegnata dopo la biopsia ; la copia che è nella mia stanza è solo per archivio. Non è vietato a nessuno telefonare anche tutti i giorni in segreteria per ricevere in tempo quasi reale la copia originale della diagnosi istologica appena pervenuta .
Dopo queste mie osservazioni potrà capire come sia profondamente amareggiato dal suo inspiegabile atteggiamento diffamatorio ( con l’aggravante di essere portato a mezzo stampa) che ha causato danni incalcolabili alla mia immagine di medico , ma soprattutto di essere umano…..forse sarebbe bastata una telefonata ( una delle tante ,aveva fatto trenta faceva trentuno) per chiarire tutto .

In conclusione
L’equipe non è la mia come non è mia la organizzazione della consegna istologici
Non ho fatto io la biopsia
Mi sono reso sempre disponibile per spiegazioni e verifiche
La ho indirizzata al meglio, nel posto più idoneo e tempestivamente per risolvere la sua complicanza che altrimenti non avrebbe avuto la risoluzione poi ottenuta
Ho risposto , come da lei richiesto telefonicamente , a tutte le sue istanze senza tuttavia violare la privacy ed in ogni caso specificando che , in pratica , era un parlare accademico , senza elementi a portata di mano
ALLORA IN COSA AVREI MANCATO??? RITENGO ABBIA PRESO UN COLOSSALE GRANCHIO.
Pertanto alla luce di quanto chiarito e opposto alle offensive e non veritiere lagnanze dello scrivente, nella speranza di aver fatto valere le mie argomentazioni, chiedo una pubblica rettifica delle accuse mossemi e pubbliche scuse attraverso lo stesso mezzo con il quale ho subito il danno alla mia immagine umana e professionale. Mi aspetto poi che ella chieda la completa cancellazione delle sue prime mail ai responsabili del sito per non perpetuare ed ingigantire “ad libitum” il danno oramai già fatto . La mia richiesta non e’ formale perche’ in mancanza di tale comportamento , mi vedro’ mio malgrado costretto ad adire le vie legali per ottenere giusta soddisfazione .
Ringrazio e ricambio, anche se in ritardo, i suoi auguri di Buona Pasqua
Distinti Saluti,
Luigi Claudio
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