Dettagli Recensione

 
Ospedale Marino di Cagliari
Voto medio 
 
1.5
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
1.0

Figlia di paziente

Mia madre, 92 anni, è stata ricoverata una prima volta al secondo piano del Marino il 25 novembre, trasferita dall’ospedale di Isili, dove era ricoverata per una broncopolmonite, e dove cadendo dal letto si era fratturata il femore. Il medico che la ricovera le sospende immediatamente il Pradaxa dicendo che verrà operata il lunedì successivo con urgenza. L’indomani, un secondo medico sostiene che mia madre non poteva assolutamente essere operata in quelle condizioni. Il lunedì, un terzo medico conferma che è necessario curare la broncopolmonite, che l’intervento non è affatto da escludere. Il martedì viene trasportata nuovamente a Isili, dove rimane per circa tre settimane.
Prima domanda: i medici parlano la stessa lingua e, quando si parlano, si capiscono? Che senso ha trasportare una paziente anziana con il femore fratturato e una broncopolmonite in atto inutilmente? I medici della Clinica ci dicono che se avessero risposto loro non ne avrebbero consentito il trasferimento. Ma al telefono non ha risposto un centralinista, ma un medico, e a ricoverarla è stato un medico. A quadro radiologico risolto, e con la consulenza dell’anestesista, che afferma che mia madre poteva essere operata, viene nuovamente ricoverata al Marino. Ennesima sospensione del Pradaxa, l’intervento viene calendarizzato per il giovedì o venerdì successivo. Da lunedì alla domenica le fanno una Rx al torace e una consulenza cardiologica il venerdì all’ora di pranzo, l’eco al torace slitta inspiegabilmente.
Dal mercoledì mia madre accusa forti dolori alla gamba destra, non quella fratturata. Mai sentito mia madre urlare così dal dolore. I medici non capiscono perché, dal quadro clinico non risulta nulla, dicono. Chiedo se stiano proseguendo con la somministrazione del Perfalgan, rispondono che al Marino si somministra l’Orudis. Chiarisco che il suo cardiologo vieta la somministrazione di Fans, replicano che ne avrebbero tenuto conto. In realtà, il farmaco non glielo cambiano affatto.
Dal giovedì, oltre ai dolori mia madre giace in un improvviso stato di sonnolenza e torpore. Chiedo spiegazioni, voglio sapere se l‘hanno sedata, “ma quando mai” rispondono le infermiere, è soltanto appisolata, deve svegliarla. Più che svegliarla devo scuoterla per riuscire a farle mangiare e bere qualcosa. Dalla bottiglia a fianco al letto è sparita la cannuccia rigida che mia madre usa e quindi probabilmente sta anche bevendo poco, ma le urine sono a posto, sostengono le infermiere: “abbiamo appena cambiato il sacchetto”. Venerdì stessa condizione e stessa domanda:”Perché mia madre è in queste condizioni?, stessa risposta da parte del medico “non lo sappiamo”. Sabato stesso stato. Mangia qualcosa e chiede quando la operano.
La domenica una infermiera mi accoglie con un “Oggi sua madre non è molto brillante”. Perché usare eufemismi? Non si dovrebbe parlare in modo chiaro e trasparente? Di lì a poco muore. Il medico al quale, domenica mattina, chiedo di mostrarmi la terapia che sta seguendo, mi comunica che mia madre era arrivata già grave; il medico del terzo piano al contrario mi dice: ‘Mi dispiace molto signora, sua madre quando è arrivata non era così". Supponiamo che il medico in servizio nel reparto avesse ragione, se era già grave all’arrivo perché tenerla in reparto per una settimana, perché non rimandarla a casa e soprattutto, perché non dirlo?
Mia madre è arrivata che godeva di buon appetito, era reattiva, voleva essere operata per poi tornare a casa e sapeva che il periodo successivo all’operazione non sarebbe stato facile. Si vaneggia di reparti orto-geriatrici quando non si ha neanche la professionalità sufficiente a fornire risposte diverse da “non lo sappiamo- non risulta niente”. Io cerco di informarmi, faccio domande, è mio diritto sapere, i medici sono tenuti a rispondere in modo circostanziato, preciso e puntuale. Penso che adottare un atteggiamento di sano distacco sia indispensabile per chi lavora in ospedale, ma avere atteggiamenti di insofferenza, di supponenza, di presunzione e di mancanza di umanità, è tutt’altra cosa.
Ancora oggi mi chiedo che cosa è successo a mia madre in quei sei sfortunati giorni che ha trascorso al Marino. Non trovo risposta, rimane l’amarezza e la rabbia. Io posso soltanto affermare di avere quotidianamente chiesto ai medici come stavano andando le cose e che mai hanno lasciato intravedere preoccupazione alcuna. Medici, forse specializzandi, dei quali non conosco il nome visto che non si sono mai presentati e che non indossavano il badge, ma dei quali ricordo molto bene la fisionomia.
Un’ ultima cosa: oltre alla richiesta della cartella clinica, ho provato a mettermi in contatto con l’ospedale spedendo via fax e via email questo scritto. Nessuna risposta.

Patologia trattata
Frattura femore.

Commenti

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Per Ordine 
 
Inviato da anonimo
18 Luglio, 2018
Le porgo le mie puù sentite condoglianze per ciò che è capitato a lei e a sua madre. La capisco e la comprendo perchè non so cosa avrei fatto se fosse successo a mio padre... Fa bene a voler approfondire per verificare se vi siano state responsabilità, perchè non capiti mai più e i pazienti, anche a 92 anni, siano tutelati e curati.
Inviato da Francesca
16 Dicembre, 2020
Salve signora, ho lo stesso problema, ho nonna che è ricoverata al policlinico in Ortopedia, dove è stato trasferito il personale del Marino.
Nonna ha 89 anni viveva da sola fino a pochi giorni fa, da ieri sembra impazzita, ci ha chiamato terrorizzata a urla. I medici dicono che stia bene, ma lei vuole andare via dall'ospedale. Non capiamo se in seguito all'intervento abbia subìto qualche danno neurologico o cosa stia succedendo.
Inviato da Pat
20 Aprile, 2023
Cara, come vorrei condividere con lei... anche mamma se n'è andata via dopo ennesimi errori di medici e di personale non adatto a questo lavoro. La vorrei sentire per confortarci assieme. La saluto con tanto affetto. Se pò si metta in contatto tramite la mia email: despatri@gmail.com
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