Dettagli Recensione

 
Ospedale Policlinico Agostino Gemelli di Roma
Voto medio 
 
3.0
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
3.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
3.0

Carcinoma squamoso in sede retromolare

Sarò molto rapido nel tentativo di spiegare ad altri potenziali pazienti quale sia il vero problema del reparto, per quella che ovviamente è stata la mia personale esperienza.
Il Gemelli è un ospedale pulito, con ottimi servizi e che paragonato agli altri di Roma funziona complessivamente meglio. Non ho motivo di criticare nulla da questo punto di vista.
Non mi sento neanche di pensare che i medici non siano all'altezza, in fondo un dottorando ha l'attenuante di essere inesperto, è il barone di turno che potrebbe adoperarsi di più a supervisionarlo meglio (sono un accademico quindi posso parlare a ragione veduta).

Sapete cosa secondo me non funziona ad oncologia? Tre tipi di comunicazione: intra reparto, fra paziente e medico, fra dirigenti strutturati e specializzandi.
Il paziente incontrerà ogni volta durante la terapia un medico diverso. Il risultato? nessuno conoscerà la vostra anamnesi clinica in modo preciso e completo, ed ogni volta verrà adottata una strategia dettata dal caso e dal tentativo... A nulla vale il fatto che i familiari vedano la patologia ogni giorno e sappiamo capire nessi/ causa/ effetto fra farmaci sbagliati e nuovi sintomi, pur senza laurea in medicina. Se li provate a comunicare ai vari dottori, il risultato sarà nullo. Dovrete riprovarci almeno dieci volte prima di essere ascoltati.

Mio padre è entrato con un tumore, e ne è uscito con un tumore più una tachiaritmia. Non solo, ma a causa di questa tachiaritmia, il trattamento oncologico è stato bloccato anzitempo, e il successivo trattamento chirurgico ritardato ulteriormente.

Si poteva prevedere in anticipo tutto questo? Forse no. Si poteva evitare che la tachiaritmia si manifestasse due volte? ASSOLUTAMENTE Sì!!! Come? Magari ascoltando i familiari che avevano fatto notare questa cosa già la prima volta, o magari parlando col reparto di cardiologia dove mio padre è finito a causa del manifestarsi del problema, o forse infine magari alzando la cornetta per parlare con qualche medico strutturato. Sentirsi dire che non è detto che sia stata la cura oncologica a causare tale sintomo, quando altri cinque medici consultati privatamente lo confermano, è un classico atteggiamento...

Morale della favola: potrebbero essere un ottimo reparto, ma dovrebbe farsi un bel corso di project management per capire come una buona comunicazione è molto più efficace di qualsiasi attestato di studio.

Patologia trattata
Carcinoma squamoso in sede retromolare dx.

Commenti

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Inviato da Micaela
04 Mag, 2018
Condivido, stiamo vivendo la stessa cosa con mio marito per una carcinosi peritoneale, gli oncologi non sapevano nemmeno che aveva fatto il secondo trattamento pipac. L'oncologia non sa cosa fa la chirurgia... non ascoltano pazienti e parenti, non fanno terapie integrate... solo chemio ma nemmeno una dieta suggeriscono; e tutto ciò che si può fare in più si fa in privato. A volte, non essendo possibile il ricovero tramite reparto o pronto soccorso, non c'è mai posto, abbiamo optato per ricovero al reparto a pagamento, per essere seguiti meglio e ritrovarci invece con dottori dal poco tatto che alla domanda "quanto mi resta da vivere?" Rispondono: "non lo sappiamo, poi dal primo tumore sono già passati 3 anni, non è poco".. Complimenti, meno male che è un ospedale cattolico. Mio marito ha 44 anni e abbiamo un figlio di 4 anni ... sono molto delusa! Fanno il minimo previsto dal protocollo che può fare qualsiasi altro piccolo ospedale. Dolci e carine le infermiere, ma distanti e arroganti i giovani medici. Da una struttura del genere mi aspettavo molto di più.
Inviato da Elisabetta
16 Novembre, 2018
Perfettamente d'accordo con Gabriele. Il mio stesso commento fatto a mio marito al momento delle sue dimissioni dall'ospedale Gemelli dopo 27 gg di ricovero per un'operazione per tumore di Klatskin (fegato, dotti biliari, cistifellea).
Lavorando in un ufficio project management, ed essendo quindi abituata a lavorare in team e con un certo modus operandi aziendale, mi sono resa conto che, per quanto molto competenti, cortesi e premurosi, pecchino in comunicazione e capacità di lavorare in team multiprogetto. Suggerirei di colmare queste lacune, che rischiano di occultare la capacità dei singoli ma anche del complesso ospedaliero stesso.
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