Dettagli Recensione

 
Ospedale Santa Maria di Terni
Voto medio 
 
2.3
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
2.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
2.0

Esperienza negativa da dimenticare

Vi racconto come è nato mio figlio. Tutto comincio' il xx del mese di xxxxx 2008, quella sera avevo le contrazioni, erano regolari ogni 20 minuti ed erano non troppo forti, sopportabilissime, da giorni pensavo "ci siamo". dopo un po' di ore che andava avanti cosi', e sentendo le contrazioni un pochino piu' forti, mi decisi (grande errore) ad andare in ospedale per un controllo ed eventualmente partorire, che tanto ero a 35 settimane, il bambino era gia' un piccolo vitello (2.900 kili) formato e in salute e, dall'ultimo controllo, tutti gli organi erano perfettamente formati, percio' non avevo paura di eventuali problemi respiratori. Arrivo in ospedale e mi controllano, mi chiedono tutti i documenti e poi mi spaventano: "eh ma che vuole che abbia problemi? no no deve stare dentro ancora due settimane minimo!" Poi mi fanno la visita durante la quale, dopo un'altra contrazione, gli rimane il tappo in mano e mi trovano aperta di un cm... cosi' decidono di portarmi a fare i tracciati e mi dicono che dovro' mettere il miolene perche' ripetono che è troppo presto. Ai tracciati non si vede una contrazione, nonostante prima le avessero toccate con mano, ai tracciati sono sparite. Io sono certa che è colpa loro perche' mi hanno spaventata, ma allora, credendo che fosse meglio fare come dicevano loro, mi faccio mettere il miolene. Per 4 giorni in ospedale col miolene, tutti i controlli perfetti. Poi torno a casa, dopo qualche giorno mi alzo dalla sedia e il mio pube fa un rumore come di rottura, un dolore che mi portero' fino a dopo il parto. Mi faccio controllare, ma mi dicono che non è nulla, io penso che la cartilagine ha ceduto un po' per via dell'aumento di peso del bambino. Da li arrivero' a 41 settimane. Monitorata e controllata con precisione quasi svizzera fino al giorno della 41esima settimana, all'ultimo monitoraggio decidono di tenermi e indurmi la mattina dopo. Io ignara che si potesse aspettare la 42esima settimana per fisiologia e contenta che finisse l'odissea, non vedevo l'ora di partorire. Alla visita prericovero dico che non voglio la tricotomia perche' tanto voglio fare il parto naturale e non voglio assolutamente l'episiotomia, quinidi la tricotomia e' inutile, ma l'ostetrica si avvicina col rasoio, mi dice che è piu' igienico e taglia (ormai a gambe aperte, nuda, che ti ribelli?), rasatura a secco, la cosa piu' fastidiosa mai provata fino a quel momento. Gia' li mi sento violata, ma sopporto. Quel giorno non ero andata di corpo. Mi faccio dare un lassativo cosi' il giorno dopo sono libera e pronta. Prendo il lassativo prima di cena. Dopo cena ho dei dolorini e penso che sta facendo effetto. Invece sono le contrazioni, il lassativo ha forse sbloccato la situazione e lo scopro quando con questi dolori leggerissimi e sopportabilissimi mi portano per il controllo di routine del tracciato in sala travaglio. Li per la prima volta in tutta la gravidanza vedo come sono fatte le contrazioni e dentro di me esulto di gioia e mando un messaggio a mio marito che era tornato a casa perche' sarebbe venuto l'indomani. Durante le contrazioni cominciano a scendere i battiti del bambino ogni tanto, ma poi risalgono quindi non mi preoccupo troppo, ma la ginecolga mi diche che se cominciamo cosi' non ce la facciamo... io alloora ero ignara della corrispondenza fisiologica fra contrazione e decelerazione fetale e un pochino mi comincio a preoccupare, che certamente era lo scopo poiche' la ginecologa era assolutamente pro cesareo. Contro il mio volere espresso, mi mettono l'ago cannula "perche' se dopo devi fare il cesareo sei gia' pronta" e li mi ribello senza successo, dico "almeno mettetemi l'ago nell'incavo del braccio che l'altra volta hanno provato sul polso/mano e non ci sono riusciti e mi hanno fatto solo male", ma non c'è verso, due tentativi, due aghi piegati e poi il terzo, mentre piangevo e li supplicavo, alla fine mi hanno accontentata... piango ancora un po', poi mi riprendo e si va avanti, mi sento ancora piu' violata, ma voglio solo abbracciare il mio cucciolo. Mi vorrei muovere, alzarmi, camminare o stare almeno in piedi col monitoraggio, ma mi obbligano sul lettino. Dico che non voglio assolutamente ossitocina, ma me la mettono spacciandomela per soluzione salina perche' dopo l'attacco della flebo comincio con contrazioni estremamente piu' forti. Arrivo fino alle xx.30 con contrazioni sempre piu' forti e ravvicinate, mio marito accanto dalle 22.00-22.30 circa che mi dava forza e si preoccupava ad ogni decelerazione, le ultime contrazioni erano talmente infinite e forti che non riuscivo a prendere quasi fiato, figuriamoci fare la respirazione. Arrivata a 6 cm e dopo l'ennesima decelerazione, la ginecologa mi dice, "facciamo il cesareo che sta soffrendo". In lacrime, spaventata, piena di dolore e quasi senza respiro non riesco a dire no e oppormi. Ho paura che il bambino davvero soffra, muoia. E intanto ero ignara allora, non come oggi, non sapevo che la posizione litotomica (ovvero sdraiata) puo' causare delle false sofferenze fetali e che bastava che mi lasciassero stare alzata o provare altre posizioni perche' tutto si normalizzasse! E le contrazioni date dall'ossitocina non erano certo di aiuto dato come erano, per non parlare del fatto che SE le contrazioni fossero state davvero prodotte dal mio corpo (dal momento che secondo la cartella clinica non avrei avuto nessuna flebo - misteriosamente mai successa) avrebbero potuto provare almeno due metodi per rallentarle un po'(fatto stabilito da altri medici di un altro ospedale che hanno visto la cartella clinica). Firmo il foglio giallo con un chirurgo (? o cosa?) che mi guarda male, forse e' seccato, forse lo fa per incitarmi a firmare, ma non è gentile, non ricordo cosa mi dice, sono stordita dalle lacrime e dal dolore, ricordo solo il suo volto senza un'ombra di comprensione o gentilezza. Urlo, urlo, continuo a urlare dal dolore fortissimo, mi dicono di spostarmi sul lettino della sala operatoria, ci arrivo aiutata, sto malissimo, sono piegata in due dal dolore e urlo, mi dicono "e stai zitta!" e dico "ma fa male non respiro non lo faccio apposta sono le contrazioni!!" e dentro di me penso come si faccia a dire una cosa simile a una partoriente... sara' seccata anche lei, perche' li ho tutti li attorno a me quando potrebbero riposare? Seduta sul lettino della sala operatoria prendo un respiro e mi immobilizzo quei pochi secondi che servono per l'ago della spinale. L'unico angelo della situazione mi parla, mi racconta quello che sentiro'. E' l'anestesista, mi rassicura e mi dice quello che accadra', mi da del gas(?), forse per farmi stare piu' tranquilla. Ci parlo, gli faccio domande, comincio a chiacchierare cercando di sdrammatizzare, di sapere cosa fanno, ma la chirurga(?) è scocciata, mi dice che hanno da fare, mi zittisce. L'anestesista va via e non lo vedo piu'. Poi sento il vagito, il mio bimbo è fuori. Me lo portano, lo guardo ma e' tutto troppo veloce, me lo fanno baciare un secondo, gli dico due parole poi lo portano subito via, nessun altro contatto. Io gli dico "non dategli niente per favore non dategli nulla che lo allatto io". Mi ricuciono, mio marito e mia madre me li fanno vedere prima di entrare nella saletta di controllo, ma per pochi secondi, il tempo di chiedermi come sto e farmi vedere una foto fatta al bambino mentre usciva nella culletta termica, poi mi portano via, li in una sala attigua alla sala operatoria, mi attaccano un macchinario per controllare il battito cardiaco e la pressione. Li spendero' quasi due ore da sola, chiamo per avere un contatto umano, viene una ostetrica scocciata, mi stacca la macchina perche' tanto non serve piu', mi dice che hanno da fare. Piango, non riesco a dormire, tremo per quello che sembra un tempo infinito, un effetto dell'anestesia. Chiedo di vedere il mio bambino piu' volte, non ricordo quando e quante, mi viene detto che è al nido, che stanno facendo i controlli ecc. Quando poi e' ora che mi si porti in reparto dal lettino al mio letto mi incitano a muovermi, gli dico che è impossibile, che non sento le gambe che non ho forza, l'infermiera di turno mi dice di dargli una mano, che non ce la fanno a sollevarmi da sola, che mi devo aiutare con quel maniglione, io ci provo, ma è inutile, non sento nulla, quasi rischio di spostare il lettino e cadere. Allora di forza mi alzano e mi muovono, sono nel mio letto e chiedo di nuovo di vedere il mio bambino, che l'ho visto solo due secondi. Finalmente me lo portano, ma mi dicono solo 5 minuti che devi riposare resto con mio marito, mia madre e l'infermiera del nido che arriva col bimbo e forse, mossa dalle mie lacrime, me lo fa vedere 10 minuti e piu'... ma dalla sala parto sono passate tre ore e l'ho potuto vedere solo dopo molta, moltissima insistenza, mi dicono che gli hanno dovuto dare acqua e zucchero perche' aveva la glicemia bassa (non sapevo che fosse fisiologico e normale e che non si deve dare nulla) quindi anche dopo quest'ennesima violazione sopporto... il bambino dorme e prima che venga portato via, non ho pensato ad attaccarlo al seno: stanca, stravolta di emozioni e non lo volevo disturbare. Lo portano via e crollo dalla stanchezza, dormo un po', poi il dolore mi sveglia, chiedo l'antidolorifico, ci vorrano ore prima che me lo portino e che non faccia nemmeno effetto, chiedo e lo richiedo e mi portano solo le stesse bocce di flebo che non facevano nulla. Il resto della mattina passa fra il dolore e il sonno che mi prende e mi lascia, verso le 8 realizzo che non mi hanno portato ancora il bambino e comincio a chiedere di lui, non me lo portano prima delle 10 e gli hanno gia' dato il latte artificiale; mi arrabbio, ma ormai non c'è nulla da fare. Al prossimo accenno di fame me lo faccio mettere al seno e dopo un po' di difficolta' troviamo la posizione giusta e cominciamo l'allattamento al seno. Il personale ostetrico che si alterna è raramente cortese. Alla visita di controllo mi spremono il ventre al punto da farmi piangere. Mi hanno messo flebo di ossitocina e methergin CONTROINDICATO IN ALLATTAMENTO come scritto da foglietto illustrativo ed aggiungo inutili dato l'allattamento al seno che stimola le contrazioni uterine. Dicono che è per precauzione per non rischiare un raschiamento, non informata al tempo credo alle loro parole ancora una volta. Il giorno dopo mi dicono che mi devo alzare, ma io non voglio, sto male, non me la sento e non ce la faccio a fare nulla. Non voglio altro dolore, non mi danno l'antidolorifico che chiedo, sono ancora attaccata alla flebo e al catetere (dimenticavo di dire, quando mi hanno preparata per il TC mi hanno infilato il catetere una prima volta non riuscendoci e facendomi malissimo e la seconda riuscendoci, questo fara' si che le mie urine siano miste a sangue il primo giorno e mi comportera' un'infezione che mi portero' per due settimane) non ne voglio sapere di alzarmi, voglio che siano seguiti i miei tempi. Arriva il pomeriggio e un'infermiera mi dice che se mi alzo dopo un po' passa tutto e che posso finalmente cambiare il mio bambino ecc, mi sprona, mi faccio un po' di coraggio, le dò retta, mi aiuta a sedermi e successivamente alzarmi, ma solo io so l'inferno che ho vissuto in quel momento, l'alzarmi mi lacera, mi squarcia, mi sento strappare, e' come se mi dessero fuoco, un dolore atroce, mi sento morire mi lascio andare e mi rimettono di peso sul letto, in lacrime. La sofferenza e la paura di provare di nuovo quel dolore mi fa desistere dal provare di nuovo per ancora molte ore, quando mi alzero' di nuovo per la prima volta davvero, sara' per spostarmi dal letto alla sedia. Nutro il mio bambino del mio colostro quanto piu' posso, ma un paio di volte sono costretta a chiedere l'aggiunta perche' non sapevo che fare, era piu' affamato del dovuto a causa del latte artificiale e la glucosata che gli avevano allargato il suo minuscolo stomachino, quello stomachino che finche' non arriva la montata lattea ha la capacita' di un cucchiaino e come tale sarebbe stato perfetto ad accogliere quelle poche nutrientissime gocce di colostro prodotte nei primi giorni, ma io queste cose non le sapevo ancora allora. Per fortuna arriva poi la montata lattea e riesco a farlo saziare solo di me. Quando esco, dopo 4 giorni lo faccio in parte sulla sedia a rotelle, sto ancora male e staro' male (anche se un po' meno) per altri due mesi.
Il cibo era buono.
Le infermiere del nido, tutte tranne un paio, dovrebbero cambiare mestiere secondo me.
Hanno trasformato un parto fisiologico in un parto cesareo.
Il senso di vuoto, la rabbia per il subito, l'impressione che quel bimbo non mi appartenesse del tutto anche se l'ho amato subito mi hanno accompagnata per vari mesi, dopo mi è stata anche diagnosticata una SINDROME DA STRESS POST TRAUMATICO che per fortuna non ha nulla a che vedere, ne si è mai collegata ad una depressione PP e dopo 17 mesi la rabbia era ancora tanta. Oggi la rabbia c'è ancora, ma c'è anche tristezza, rimpianto per essermi fidata delle persone sbagliate. Non siamo malate da trattare senza rispetto, siamo donne e madri, partorienti, non pazienti, ma lì ho vissuto un trauma che non dimentichero' mai.

Patologia trattata
Doveva essere parto naturale...

Commenti

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Inviato da asia
08 Giugno, 2011
stessa brutta esperienza, se non peggiore.. che si è purtroppo ripercossa anche sul bambino.. mi puoi contattare? grazie, sono una mamma.
Inviato da francesca
08 Agosto, 2011
noto che purtroppo dopo 16 anni a terni non sia cambiato nulla, io ho partorito altri due bimbi dopo di allora e sono prossima al quarto ma non mi sono mai più recata in quel reparto.
tutto quello che hai descritto corrisponde a verità.. purtroppo vissuta anche sulla mia pelle! ma per fortuna in provincia ci sono anche dei reparti di ostetricia paradisiaci, in particolare a orvieto e spoleto. pensaci per la prossima volta, che ti auguro ci sia presto!
così potrai portarti dentro dei bei nuovi ricordi ASSOCIATI AL PARTO E POST Parto!
Inviato da pippi
17 Settembre, 2011
sono un'infermiera, non lavoro a Terni nè tantomeno in umbria, non so come si stia li, ma per fortuna le partorienti non sono tutte così lamentose, insofferenti e saccenti che si improvvisano medici solo perché leggono qualche libro o bugiardino. Ah dimenticavo: ho 2 figli quindi so cosa sono i dolori del parto e anche quelli dopo che ti hanno messo 40 punti tra ano e pube e emoglobina bassissima... Ma io mio figlio l'ho cambiato lo stesso anche con dolore immenso, dopo 3 ore dal parto e un travaglio durato tutta la notte nonostante il male ero già in piedi a cullare mio figlio. A volte siamo noi che facciamo la differenza, non la struttura.
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Inviato da claudia
29 Mag, 2012
ciao pippi, concordo pienamente con te... all'età di 17 anni mi hanno operato per una occlusione intestinale da briglia aderenziale, mi hanno fatto il taglio come il "vecchio taglio cesareo" quindi perpendicolare...mi hanno messo la bellezza di 50 punti interni e 50 esterni e avevo 17 anni...ma dopo 3 ore che avevo rischiato di morire io ero in piedi e camminavo... nel 2011 ho avuto il mio bambino, ovviamente sempre con parto cesareo.. alle 12.33 ho partorito, mi hanno riaperto la stessa ferita e l'hanno richiusa con 100 punti.. ed io sono andata fino al nido per dare la poppata del pomeriggio... ad oggi, dopo 11 anni, sono di nuovo incinta, la mia bambina nascerà a settembre e nascerà da TC e la cosa non mi spaventa affatto.. Non capisco queste donne che in una cosa naturale come la gravidanza hanno la PRETESA e la PRESUNZIONE di decidere se fare un parto CESAREO o NATURALE... ma che pensano COSA CAMBIA TRA L'UNO E L'ALTRO? e poi questo essere insofferenti, quasi moribonde e senza attributi per affrontare un po' di dolore... pensate alle nostre nonne o trisavole che partorivano in casa senza comodità e senza nulla senza antidolorifici, ostetriche, chirurghi, infermiere, ausiliari, anestesisti... no era UNA SOLA PERSONA CHE FACEVA TUTTO. il confort e le comodità alle volte fanno male. Vorrei dire a queste donne che non riescono a sopportare neanche mezzo dolore: MA TIRATE FUORI GLI ATTRIBUTI PERCHE' AVERE UN BIMBO NON E' SOLO PRENDERLO IN BRACCIO E ALLATTARLO.. MA E' L'INIZIO DI SACRIFICI E SUDORE PER AMARLO NEL MIGLIORE DEI MODI!!!
Inviato da alessia lupattelli
30 Luglio, 2012
ti capisco benissimo, io ho partorito nel luglio 2006 ed ho trovato lo stesso ambiente "ostile", senza un minimo di rispetto; ho partorito a 31 settimane e il mio bambino e' stato poi al Bambin gesu' per 4 mesi. Ho trovato scortesia e maleducazione, soprattutto da parte delle infermiere, sempre scocciate. la rabbia e' passata ma non riesco piu' a fidarmi di nessuno, visto che poi ho scoperto delle cose assurde su come sono stata seguita in gravidanza dalla mia ginecologa.
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Inviato da gianina
03 Agosto, 2012
Bravissima claudia, hai sicuramente ragione, oggi non si vuole sentire per niente dolore, siamo abituati a controllare tutto. Io ho partorito nel 2010 il mio primo figlio di 4,70 kg. con parto spontaneo; il secondo figlio nel 2012, sempre cicciotto. All'ospedale di terni tutto il personale è valido, dalle ostetriche della sala parto (un grandissimo grazie ai miei angeli luisella e nicoletta), a tutte le infermiere. Grazie, siete state di grande aiuto per me, non potrò mai dimenticare.. sono come una seconda famiglia.
Inviato da Roberta Calvetti
15 Settembre, 2012
Il trauma della signora PS si identifica come una comune post parto sindrome. Il dolore e l'inadeguatezza scientifica di una paziente rende plausibile una reazione di ostilità nei confronti di chi è preposto al compito di assistere ad un evento naturale e non ad
una MALATTIA. L'Ospedale Santa Maria di Terni risulta essere un importante centro ospedaliero di prima categoria, in Italia, in tutte le specialità trattate ed in primis la cardiochirurgia. Gli ospedali non sono alberghi dove ci si deve aspettare ossequi ed inchini e, poichè la signora PS non si considera una paziente, vorrei chiederle per quale motivo si è rivolta ad un ospedale! Per la prossima occasione le consiglierei di recarsi in uno di quei paesi dove il parto naturale avviene quotidianamente, e il più delle volte, senza assistenza medica.
La prassi ospedaliera è rigida e severa per tutti e, soprattutto, per chi si affida alle sue cure.
L'esperienza di una paziente può differire di caso in caso e, nel caso di vera e provata inadeguatezza del trattamento medico-ospedaliero, la Signora PS dovrebbe fare esposto o denuncia alle autorità competenti.
E' facile criticare l'operato altrui senza sapere come gestire un centro così complesso come un ospedale e le responsabilità di ogni suo dipendente.
L'uso o il non uso di un farmaco non spetta al paziente, che reclama per il suo sapere o per il sentito dire, ma alla equipe di medici affidati al caso.
Animo Signora PS, e figli maschi.
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Inviato da Giada
22 Febbraio, 2013
il dolore è soggettivo e ogni parto da donna a donna è diverso.. All'epoca, care amiche mie, si moriva di parto molto tranquillamente.. lo scarso igiene e la scarsa informazione di certo non aiutavano.. invece di andare avanti pensiamo al passato? Adesso c'è la possibilità di far sì che il parto sia un'esperienza meravigliosa e, per chi vuole, indolore... Ognuno di noi ha diritto di scegliere. La sensibilità non è da tutti e purtroppo ci sono persone come voi in ospedale.. a creare problemi e paura.. Ma andate a quel paese.
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Inviato da rollaz
29 Mag, 2013
Tutto dipende da che punto di vista si osserva. Io sono il padre di una bimba nata con un cesareo. Le infermiere fanno il loro lavoro, però non è certamente chiaro il "protocollo" che "fa di tutte le mamme un fascio".
Io ho rifiutato per mia moglie metheregin e l'anticoagulante a base di eparina. Tutto liscio come l'olio e non ha avuto quei dolori lancinanti che hanno avuto le altre mamme trattate.
Saremo stati fortunati?
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Inviato da rollaz
29 Mag, 2013
Ascolti la mia opinione Signora Roberta:
Lei è per caso una dottoressa?
Se sì, allora mi spieghi come mai l'equipe medica sceglie sempre di seguire il protocollo? Perchè altrimenti è perseguibile in tribunale in caso di fallimento? E' ovvio che sì, e lo stesso vale per l'esposto consigliato da lei alla signora: sappiamo che non avrà nessun risultato, visto che i dottori hanno seguito il protocollo.
Il protocollo non è altro che un guinzaglio con cui si portano a spasso i dottori. I pazienti che si affidano a un dottore piuttosto che a un altro, credendo che l'uno sia più capace dell'altro, non sanno invece che entrambi seguiranno il protocollo, e quindi semmai uno sarà più cordiale dell'altro.
Ma facciamoci la domanda più importante e cioè:
"E se il protocollo fosse errato?"
E' qui che vorrei sentire il parere dei dottori.
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