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Cistectomia radicale dott. Emanuele Caldarera
Durante i primi giorni di settembre, mio papà, inarrestabile e caparbio 82 enne, appariva sempre più stanco, insolitamente inappetente e poco reattivo; scopriremo che da qualche giorno urinava molto spesso anche durante la notte, riuscendo a malapena a prendere sonno tra una minzione e la successiva, seppur non accusando dolori, né particolari fastidi (ed in costanza di esami del sangue che non mostravano alcuna alterazione significativa).
A metà settembre decidiamo di farlo controllare dal dott. Emanuele Caldarera, che riscontra, purtroppo, un quadro clinico complesso e preoccupante: la vescica e la prostata erano ingrossati, un rene aveva cessato di funzionare mentre l’altro funzionava appena, con il rischio di un blocco renale (idronefrosi bilaterale e neoformazione vescicale del trigono); i successivi esami di approfondimento richiesti dal dott. Caldarera confermano quello che già sia spettava, così decide di farlo ricoverare nel suo reparto, la U.O.C. di Urologia dell’Ospedale Paolo Borsellino a Marsala.
Il 23 settembre papà viene sottoposto a “TURB” (esame istologico) durante il quale il dott. Caldarera riesce non solo a rimuovere una parte della massa tumorale ma soprattutto a recuperare la funzionalità di almeno uno dei reni (posizionamento di JJ uretrale destro), come confermato dal progressivo rientro dei parametri ematologici nei giorni immediatamente successivi.
Dopo aver ricevuto gli esiti dell’esame istologico, e dopo un consulto con l’oncologo urologico, il dott. Calderara decide di intervenire e il 23 Ottobre papà viene sottoposto a cistectomia radicale (rimozione di vescica e prostata) e confezionamento di ureteroileocutaneostomia sec. Bricker.
Al risveglio papà era preoccupato perché non avvertiva nessun dolore, si era addormentato e risvegliato come se nulla fosse; era persino sorpreso dalle cure che riceva giornalmente dagli infermieri e dai medici che si occupavano di lui ma soprattutto dal rispetto e dalla comprensione mostrata da tutto lo staff verso il naturale disagio di una persona sofferente, reduce da un difficile intervento come quello a cui era stato sottoposto. Sentiva soprattutto il riconoscimento di quella dignità fondamentale che si dovrebbe concedere a ogni essere umano, specialmente durante la malattia; un concetto che dovrebbe essere alla base di qualunque sistema sanitario pubblico ma che purtroppo ultimamente i nostri ospedali sembrano aver dimenticato. Personalmente ho sempre avuto il terrore degli ospedali anche quando li frequentavo da semplice visitatore figuriamoci se ci dovessi entrare da paziente! Ma per la prima volta in vita mia, visitando mio padre in questo ospedale, l’efficienza organizzativa, la pulizia generale, persino nei bagni pubblici, oltre alle qualità professionali dello staff (che a onor del vero non mancano nei nostri ospedali), mi hanno fatto riconciliare con il sistema sanitario nazionale e hanno riacceso in me la speranza che la sanità pubblica ritorni ad essere quella di un tempo, quella delle sue origini, l’eccellenza che tutto il mondo ci invidiava. Papà viene dimesso il 30 Ottobre, dopo appena 7 giorni dall’intervento, in perfette condizioni cliniche; non so quanto a lungo vivrà mio padre, ogni attimo di vita in più è per la mia famiglia un dono del signore, perché il male che lo divora è purtroppo impietoso, ma so con certezza che se mio padre oggi è ancora vivo lo devo al lavoro del dott. Caldarera e di tutto il suo staff.
Grazie di cuore da parte di tutta la mia famiglia.
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