Dettagli Recensione

 
Ospedale Policlinico Agostino Gemelli di Roma
Voto medio 
 
5.0
Competenza 
 
5.0
Assistenza 
 
5.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
5.0

SOS RAZZISMO

ALLA DIREZIONE DELL'OSPEDALE GEMELLI DI ROMA.

Intendo brevemente, per quanto mi sarà possibile,riferire in merito ad uno spiacevolissimo episodio verificatosi il giorno 3 Dicembre 2008.
Arrivata in orario con mia figlia presso l'ambulatorio di Oculistica,e ritirato il numero dalla macchina distributrice, ho atteso per circa due ore senza che il mio numero apparisse sul display; mi sono recata perciò allo sportello a chiedere spiegazioni. L'impiegata (matricola 00516955) dapprima non ha risposto, poi alla reiterata richiesta, mi ha detto, seccata, che la lettera che contrassegnava il mio numero era errata (ma io sapevo che non era cosi) e parlava di un'altra lettera di riferimento per le visite oculistiche pediatriche,di cui però la macchina erogatrice era priva! Tornata a sedermi,ho visto apparire,quasi subito, la mia lettera con il numero successivo al mio (ero stata in pratica scavalcata).
Sono allora tornata allo sportello per far valere il mio diritto di precedenza;
l'addetta alle relazioni con il pubblico,allora,con noncuranza offensiva, mi ha risposto:-Se lei dorme... Probabilmente si era figurata,leggendo la lista degli appuntamenti di quel giorno,una ragazzina,Amira Said,accompagnata da una madre che non avrebbe potuto né saputo difendersi. Avrà pensato che certa gente era meglio farla aspettare.. Ahimè,come si sbagliava! Certo, non immaginava che la mia indignazione mi avrebbe portato a spalancare la porta riservata al personale,per giungere fino a lei,per dirle in faccia quanto fosse stato ingiustificato il suo comportamento. Aggiungo che il mio risentimento è aumentato di fronte all'atteggiamento omertoso di una signora, che cercava di calmarmi come si fa con i bambini, minimizzando, anzichè appurare la causa della mia protesta tanto risentita; nonché all'atteggiamento autoritario (che non mi ha certo intimorito) del personale in divisa,addetto all'ordine ed alla sicurezza,che cercava di zittirmi, invano, senza neanche conoscere i fatti.
Naturalmente tutto questo mi ha ulteriormente convinta a reclamare, a gran voce, i miei diritti negati, per una questione di giustizia e di principio, valori ai quali il personale del Gemelli non si è mostrato sensibile (a parte la responsabile dell'ambulatorio oculistico pediatrico,che ragionevolmente ha subito fatto visitare mia figlia). Devo puntualizzare, inoltre, che il 2 Settembre 2008 mi ero già trovata in un'analoga situazione: mio marito (Tawfiq Naser Said) ed io, pur essendo anche allora arrivati in perfetta puntualità, avevamo atteso fino all'esaurimento della lista dei pazienti di quel giorno, per poter essere visitati; siamo stati scavalcati, insomma, da tutti.
Dunque il 3 Dicembre 2008,in occasione della visita oculistica di mia figlia,è risultato chiaro che le nostre attese anomale non erano dovute ad una occasionale svista,ma a puro e semplice razzismo,espresso in modo nascosto e subdolo,ma non per questo meno rozzo ed odioso. Con la caparbietà di chi si sente ingiustamente trattata ma nello stesso tempo ha troppa stima di sé per lasciar stare, dopo l'infelice visita oculistica,mi sono messa alla ricerca della stanza giusta, per conoscere il nome dell'impiegata responsabile della scorrettezza. Ho interpellato il personale in divisa,che non mi aveva perso di vista un istante e che ha cercato ancora di fuorviarmi,indicandomi il personale della reception. Arrivata finalmente alla porta giusta, con mia figlia assai stanca al seguito, la signora Olivo ha ascoltato la mia precisa e dettagliata denuncia,ma si è trincerata dietro la legge sulla privacy: non poteva dirmi il nome della signora ma solo il numero di matricola. Io credo, comunque, che di fronte ad un palese abuso d'ufficio, la legge sulla privacy non sia prioritaria.
D'altra parte io so che qualunque sia il suo nome l'impiegata, insieme a tutti coloro che l'hanno protetta, quel 3 Dicembre 2008 ha ricevuto una grande lezione (il suo silenzio ne è stata la prova,non aveva nulla da dire, infatti, a discolpa). E ne sono contenta anche per tutti coloro che non hanno voce e che quel giorno sono stati i soli a dimostrarmi solidarietà: io,italiana,posso capire cosa subiscano,silenziosamente, ogni giorno gli "invisibili". Sono poi contenta che le mie due figlie abbiano potuto ricevere l'educazione e la formazione necessarie per rispettare le leggi di questo paese e nello stesso tempo per reagire,prontamente ed allo scoperto,di fronte a chiunque non riconosca loro diritti e dignità.
Roma, 19 Febbraio 2009. Pier Franca Di Battista.

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