Dettagli Recensione
Il paziente non è un parametro!
Ero fiero che a Vicenza ci fosse un reparto di oncologia dove se ne poteva parlare solo bene, fino a quando non ne ho avuto bisogno per mio padre e condividere con lui le delusioni che ancora oggi mi stanno dando. Tutto bene fino a che il "malato" è autosufficiente e si presenta ai controlli in discreta salute: qualche sorriso, qualche consiglio, qualche esame di controllo, medicina del caso e via; tutto bene dunque. Purtroppo le delusioni arrivano quando ti senti dire "mi dispiace, per la malattia di suo padre abbiamo fatto il possibile"... Ma non perchè non possono fare più nulla, ma perchè sei fuori dai loro parametri, legati sicuramente a tempo, costi e altro ancora, ma che non ne motiva certo l'abbandono. Credetemi, ancora non capisco cosa voleva dire con quel "possibile"! Il medico in queste malattie è una supporto importante per il paziente, che ha bisogno di sentirsi sicuro e di avere fiducia; se gli togli il sostegno, gli togli la forza di lottare e la speranza di vivere..
Ricordo che allora uscì un farmaco valutato compatibile alla patologia di mio padre, ma non gliel'hanno mai voluto dare, questione dei soliti parametri!!! A due anni da quel giorno mio padre ancora sta lottando, ma subendo vari ricoveri tramite pronto soccorso e per assurdo ai consulti oncologici ci siamo sentiti dire ogni volta... "perchè è stato sospeso il trattamento farmacologico?".. Ma cavolo a noi lo chiedete, è una domanda che da anni noi ci facciamo tutti i giorni! Da qualche giorno è ricoverato in oncologia e aveva già in programma un'aspirazione polmonare, non ci crederete, stoppato per motivi futili, l'incubo Oncologia è ritornato!!! Ma vogliamo smetterla di dare un numero a queste persone, di dare un parametro alle loro condizioni di salute! Negare il diritto alla cura e togliere dignità e rispetto non spetta a nessuno, tantomeno a Voi. Fate dunque i medici al di là di quel camice bianco che tanto fieri portate, fino a che ci sarà qualcosa da fare per questi "angeli del sorriso", così io li chiamo per come sanno a volte soffrire in silenzio, oltre il dolore, attraverso le lacrime che noi non vediamo.. Si deve sempre fare, bastasse per dar loro anche solo un'attimo di vita in più.
Commenti
Altri contenuti interessanti su QSalute