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Posizionamento di stent e rimozione nefrotomia
Da anni la mia qualità di vita era peggiorata drasticamente a seguito di una neoplasia vescicale, che ha richiesto, fra l’altro, una nefrostomia percutanea (un maledetto secondo catetere che usciva dal rene sinistro). Il mio caso sembrava senza soluzione, ero ansioso e rassegnato.
Ho trovato all’Ospedale Sacco due equipe di alto profilo, tanta professionalità, disponibilità, tenacia, sensibilità, umanità: visto il mio percorso sanitario precedente, fatto di dolore e di porte chiuse, non avrei mai pensato di ritrovare la speranza di stare meglio.
La sanità privata non mi ha aiutato, quella pubblica in Sardegna lasciamo perdere, invece all’ospedale Sacco ho recuperato la fiducia nelle eccellenze del sistema pubblico. Ringrazio in particolare il dr. Mario Petrillo, che ha preso a cuore il mio caso, insieme agli urologi (dott. Marco Rosso e dott.ssa Stefania Ranzoni): appena sveglio dopo l’anestesia non mi vergogno a dire che ho pianto di gioia quando mi hanno relazionato dettagliatamente sul successo dell’intervento di rimozione di questo corpo estraneo che mi opprimeva, fisicamente e psicologicamente. Non solo hanno fatto con grande perizia un lavoro pazzesco riuscendo a sfondare l’ostruzione per liberarmi da questa schiavitù: sono stati incredibilmente competenti, empatici, rassicuranti, confidenziali, con una sensibilità unica che non mi ha mai fatto provare timore o imbarazzo. Ho sentito questo rapporto umano in tutte le persone che collaborano nel reparto, e che, credetemi, è così importante per chi soffre e, diciamolo pure, ha paura. Tutti gli operatori sanitari e tutto il personale sono stati di una gentilezza unica, un semplice esempio fra tutti: ero in fase di dimissione, mi ha fermato una infermiera dicendomi “prima fai colazione e poi te ne vai”, pazzesco! Avrei voluto abbracciare tutti personalmente prima di andare via, grandi! Ma voglio farlo anche qui, rendere pubblica la mia gratitudine è doveroso, per il grande dono e la dedizione che l’Ospedale Sacco ha per i pazienti.
Successivamente all’intervento, che è durato più di due ore e ha richiesto una formidabile destrezza e fatica da parte del radiologo interventista e del chirurgo, non ho avuto nessun problema o fastidi e per la prima volta, a casa, ho dormito per 7 ore di fila sul lato sinistro dopo 2 anni. Mi sembra di sognare: ho riconquistato una autonomia che ritenevo impensabile e la mia dignità di essere umano. Quando al mio paesello mi chiedono come è andata, parlo di loro, medici e operatori sanitari: giovani, professionalmente fantastici e soprattutto umanamente meravigliosi.
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