Dettagli Recensione

 
Ospedale Umberto I di Torino
Voto medio 
 
1.8
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
2.0
Servizi 
 
2.0

Primo figlio

Ho partorito il mio primo bimbo in questo reparto, nello stesso ospedale dove ho lavorato per 12 anni, sicura di essere "come a casa". Il ricordo che ho di quest'esperienza, che doveva essere la più bella, è invece bruttissimo! Sarà perchè il mio bimbo è nato all'inizio di agosto... ma... giustificazioni a parte, dopo avermi indotto le contrazioni e iniziando il travaglio verso la mezzanotte, sono stata lasciata sola contorcendomi dal dolore per tutta la notte; l'ostetrica non mi ha assistita per nulla, neanche dopo le mie ripetute richieste d'aiuto. Non ha voluto chiamare il mio compagno perchè diceva che non ero in travaglio. Avete idea di cosa significhi essere al primo parto da SOLE SENZA ASSISTENZA??? Finchè il mio bimbo ha iniziato a soffrire, allora il ginecologo ha deciso per un cesareo d'urgenza in anestesia generale (La decisione era corretta ma sono sicura che se avessi avuto un'assistenza competente da parte di un'ostetrica professionale, avrei avuto un parto naturale, come desideravo). Nel post-partum l'assistenza è stata pessima. Dimessa con infezione alle vie urinarie, la ferita si è riaperta e per finire una bella raccolta addominale. E tutto ciò con un bimbo di cui prendersi cura. Fortunatamente al nido erano molto preparati e competenti. Personalmente, mai più al mauriziano!!!

Patologia trattata
Parto.

Commenti

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Inviato da pamela
10 Dicembre, 2013
è quello che è successo a me in una clinica nella provincia di Salerno e, proprio per questo, al secondo parto ho deciso di andare al Mauriziano, trasferendomi solo per affrontare diversamente questa esperienza... Io venni completamente abbandonata perché a 20 anni secondo loro ero in grado di buttar giù il mondo da sola. Mi auguro, invece, che tutti... dai medici alle assistenti, si rendano conto che non è bello far diventare un brutto ricordo il parto, che invece è una delle esperienze più belle, e solo perché dopo anni di lavoro in ospedale si perde la sensibilità alle sofferenze altrui.
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