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Isterosonografia
Mi sono recata, su consiglio del mio ginecologo, nel servizio ambulatoriale di Ginecologia 1 per svolgere una isterosonografia su sospetta poliposi.
Premessa necessaria: per quanto una persona possa essere adulta, non è esente da ansia e agitazione riguardo lo svolgimento di alcuni esami. Questa cosa tornerà necessaria da ricordare più avanti.
Prima cosa: al telefono in fase di prenotazione non mi viene detto di svolgere l’accettazione agli ambulatori esterni, quindi mi reco direttamente in reparto pensando di trovare un front office, ma vengo reindirizzata al servizio esterno per poi tornare in reparto. Ma questo è il minore dei mali.
Vengo fatta accomodare, senza che nessuno degli operatori presenti si presentasse (quindi ad oggi io non ho idea di chi fosse il professionista che mi ha somministrato l’esame diagnostico, ma conosco solo il nome del ginecologo che ha firmato il referto il quale tuttavia non ha partecipato attivamente alla procedura), senza che mi venisse illustrata la procedura (e ok sta scritta sull’informativa, ma mostrare la strumentazione che verrà utilizzata aiuta anche il paziente a comprendere ciò che verrà svolto).
Inizia la procedura, mi si pongono alcune domande di rito (età, gravidanze; eventuale dolore ai rapporti), e mentre viene svolta, sorpresa! Avverto un forte dolore trafittivo nella fase di inserimento del catetere necessario alla dilatazione della cavità uterina, al quale reagisco emettendo un gemito.
Questo gemito, è stato molto sminuito, rivolgendomi parole come “ma signora ha tutto questo dolore!”
Mi viene offerta con gentilezza la mano dall’infermiera cosi da poterla stringere in caso di dolore per non dimenarmi sul lettino, mentre la mia ansia sale e mi viene chiesto con insistenza se avessi dolore anche ai rapporti: rispondo ciò che rispondo, ma da parte degli operatori non mi viene data una motivazione del perché mi venga posta quella domanda né del perché io di fatto stia avvertendo quel dolore.
Presuppongo sia normale per qualcuna avvertirlo, ma sarebbe stato gentile offrirmi una spiegazione e in questo modo contribuire al tranquillizzarmi.
Continuando, in un’ultima fase mi viene chiesto, con tono ironico, cos’avrei fatto quandunque avessi deciso di sostenere una gravidanza e un’eventuale parto naturale, reagendo così ad un semplice esame diagnostico. Purtroppo ero molto agitata, e poco lucida, ma una domanda cosi personale l’avrei gentilmente evitata, e non ricordo cos’abbia risposto perchè molto nervosa in quel momento.
So solo che quando ho riguadagnato lucidità mentale, mi sono resa conto di essermi scusata per aver reagito in quel modo in quanto sorpresa dall’intensità del dolore, ed essendo la prima (e mi auguro l’ultima) volta che mi sottoponevo a quel tipo di esame diagnostico.
La precisione della specializzanda che ha svolto l’esame diagnostico è impeccabile, ha speso moltissimo tempo per controllare bene ogni dettaglio e di questo non posso assolutamente lamentarmi anzi, davvero molto scrupolosa. Le sono molto grata per questo, perché ha permesso di analizzare con precisione e valutare l’assenza di problematiche.
Mi spiace molto di aver ricevuto questo genere di trattamento, scrivo con cognizione di causa in quanto anche io sono un professionista sanitario, e ciò che mi ha maggiormente amareggiata è stato veder sminuita e non accolta completamente una reazione di dolore al punto da far sentire me paziente in “dovere” di scusarmi per il disturbo recato.
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