Dettagli Recensione

 
Ospedale San Gerardo di Monza
Voto medio 
 
2.8
Competenza 
 
3.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
3.0

Figlio di paziente

Mio padre, 68 anni, è stato trattato con chemioterapia secondo lo schema Abraxane per un adenocarcinoma pancreatico localmente avanzato, inizialmente dalla Dr.ssa Longarini e poi dalla Dr.ssa Mastore. Siamo giunti in questo ospedale, territorialmente vicino al domicilio, dopo un consulto oncologico a Verona La comunicazione col paziente e con i familiari è stata assai fredda e carente sin dall’inizio.
Durante il periodo della terapia sono stati necessari due ricoveri, che sono avvenuti mai nel reparto di oncologia per mancanza di posti e senza che l’oncologo che aveva in carico il paziente passasse a visitare (addirittura le dimissioni ci sono state consegnate da una dottoressa che altro non sapeva dire se non rimandare all’oncologo curante).
Su nostra indicazioni è stata presa in considerazione la possibilità di valutare una radioterapia. A centratura effettuata, il giorno dopo (!) ci hanno chiamato per dirci che avevano guardato meglio la documentazione e non c’era indicazione alla radio. Vi lascio immaginare lo scoraggiamento di mio papà... non potevano guardarle prima di fare la centratura?
Ok sopravvento del Covid, ma a noi familiari non solo è stato impedito l’accesso, ma ogni reperibilità telefonica. Consulti con un altro professionista notoriamente assai più competente in merito alla patologia pancreatica come il Dr. Reni del San Raffaele, sono stati visti dalla Dr.ssa Mastore come un tradimento di fiducia (mio padre ha dovuto assistere anche a scene di gelosia in tal senso!), quando credo che con un paziente con una malattia letale sia più che lecito rivolgersi a chi forse ne sa di più e lavorare nell’ottica della collaborazione tra medici. Le indicazioni del Dr. Reni a cambiare molecola sono state totalmente disattese. A Monza si era deciso che non conveniva fare più nulla (senza che fosse esplicitamente detto, ma con promesse di telefonate che non arrivavano mai).
Infine, senza alcuna comunicazione alla famiglia, gli è stato detto che non era più opportuno continuare la chemio e che la terapia del dolore poteva essere una continuazione (mio padre allora non aveva nessun dolore e, da come la cosa gli fu presentata, pensò fosse un bene non dover più andare in ospedale). Una decisione clinica del genere senza una parola ai familiari. Quando ho fatto presente che almeno una comunicazione sarebbe stata opportuna, mi è stato detto che se il paziente non aveva compreso, non era un problema loro.
Per chi soffre di questa patologia consiglio di rivolgersi a centri specializzati come il San Raffaele di Milano, dove dal Dr. Reni abbiamo trovato speranza, indicazioni a proseguire la chemio con capecitabina e una grandissima umanità. Peccato che lo stare a Monza ci abbia fatto perdere del gran tempo (e nervoso).

Patologia trattata
Adenocarcinoma del pancreas.

Commenti

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Per Ordine 
 
Inviato da Anna
10 Luglio, 2023
Come sta ora il tuo papà.
Cosa avete fatto dopo?
Ti ringrazio.
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