Dettagli Recensione
Sostituzione valvola aortica e valvuloplastica
Il nostro calvario è iniziato il 13 gennaio, quando mio suocero è entrato in tale tanto decantata struttura con altrettanto tanto lodato personale medico per una ricostruzione della valvola mitralica attraverso intervento miniinvasivo laparoscopico, con conseguente degenza di 10/15 giorni; oggi, 28 febbraio, è stato nuovamente riportato in terapia intensiva con probabilità di essere re-intubato per sopravvenuta broncopolmonite, dalla quale non sappiamo se ne uscirà.
Ritornando all'intervento: plastica della mitralica, ricostruzione valvola aortica con classico taglio sternale. Conseguenza dell'intervento: versamento pleurico. "E' normale" ti dicono. Si risolve con aspirazione del liquido in anestesia totale (dopo neanche 1 settimana dalla prima). E dopo questo è la volta della bronchite, con conseguente aspirazione di liquido, ma stavolta siamo fortunati: è in anestesia locale. Dopo un mese finalmente si inizia la riabilitazione, ma mio suocero dice di sentirsi sempre stanco e di non stare bene. Domenica ha la febbre, ma i dottori non sanno da cosa possa dipendere: "e' tutto a posto, tutto funziona bene" continuano a dire. Poi Lunedì compare un "focolaio di broncopolmonite" che cominciano a curare. Il bollettino medico di ieri mattina: "dalle analisi effettuate giorno per giorno si evince un lieve miglioramento". Ieri pomeriggio immediato trasferimento in terapia intensiva con probabilità di dover intubare perchè un polmone è già compromesso, ma non si e' riusciti ancora a trovare l'antibiotico adatto.
Commenti
Sento il bisogno di portare a termine ciò che ho iniziato circa 2 mesi fa, dando testimonianza di come si sia conclusa la nostra odissea alla clinica Anthea, non solo per evidenziare i demeriti di quelle persone con cui abbiamo avuto a che fare, ma soprattutto per dar voce allo sdegno che sento per aver dovuto assistere inerme alla sofferenza che giorno dopo giorno ha consumato nel fisico e nell'animo una persona entrata con la convinzione che ne sarebbe uscita guarita, ed invece non può più godere del sorriso, delle parole, dei gesti di quella famiglia tanto devota e adesso tanto affranta dal dolore.
Io mi assumo per questo tutta la responsabilità di quanto sto dichiarando.
Sono consapevole che quando si affronta un intervento chirurgico si possa andare incontro a dei rischi. Ma sentirsi dire che l'intervento al cuore e' andato bene pero' non era possibile prevedere che una banale candida compromettesse entrambi i polmoni del paziente al punto tale che gli si facessero trascorrere gli ultimi 60 giorni della sua vita intubato e successivamente tracheotomizzato e sedato, e poi risvegliato, e poi nuovamente sedato, non ti consola, caro dottor Iacopino e cari dottori miei, perché nella vostra clinica all'avanguardia non potete concedervi il lusso di "prevedere", ma dovete "prevenire" perché e' sì risaputo che la candida e' favorita dalle difese immunitarie basse, ma e' altresi' noto che essa e' al terzo posto nei casi di funghi contratti nelle sale operatorie per scarsa igiene, e deve saperlo pure quel vostro collega che ci ha riferito che "stavolta abbiamo usato il tubo nuovo e tutto sterilizzato". Mi assale un dubbio : forse la prima volta che lo avete intubato non e' stato cosi'? e non devo di certo dirvi io che la pesante terapia antibiotica a cui avete sottoposto il paziente nel tentativo di curare una broncopolmonite, che poi alla fine non c'era, non lo ha di certo aiutato. Dovevate rispettare forse dei protocolli prima di sottoporlo a quell'esame che vi avrebbe fatto individuare la causa del suo repentino peggioramento quando era oramai decisamente troppo tardi? Ma il rispetto di un protocollo non riuscira' mai a cancellare dalla mia mente quelle richieste di aiuto che gli occhi di mio padre mi imploravano perché la sua bocca non riusciva più a farlo. E io gli promettevo che ne saremmo venuti fuori, anche se con enorme sacrificio, perché Lei, dottor Fiore quella speranza ce l'aveva data, per poi però ritogliercela nuovamente ed io quella promessa non l'ho potuta mantenere. "Tanti sono morti per la candida, anche persone piu' giovani": pensavate davvero che queste parole ci potessero consolare? No, anzi, aumentavano la rabbia che ad oggi continua a logorarci. Ed infine lo sdegno per aver tolto la dignità ad un uomo gia' morto lasciandolo su una barella in una cappella, non attrezzata sicuramente a sala mortuaria visto lo stato in cui è stato trovato il giorno in cui siamo venuti a prelevare il nostro defunto. Avete avuto pure il coraggio di accusare che i parenti non erano venuti neanche a trovarlo, quando invece eravamo andati via da poche ore per organizzare il trasferimento della salma sapendo pure che ogni volta ci propinavamo 4 ore di viaggio per venire e 4 ore per tornare.
Finisce con il dolore, l'angoscia e la rabbia nel cuore la nostra esperienza presso la rinomata clinica Villa Anthea e c'e' in me la consapevolezza che queste mie parole non verranno mai lette da nessuno.
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