Dettagli Recensione

 
Ospedale Policlinico Sant'Andrea di Roma
Voto medio 
 
2.5
Competenza 
 
4.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
2.0

Restiamo umani

Sono stata operata dal prof. Amanti a novembre 2019, in epoca pre-pandemia.
La malattia è stata rimossa con una quadrantectomia.
Ma il trattamento che ho ricevuto è stato qualcosa che non esito a definire inumano.
Al mio risveglio dall'anestesia, nella stanza del Sant'Andrea in cui ero ricoverata, arriva un medico mai visto prima. Era il chirurgo della donna con cui dividevo la stanza. Quando finisce di parlare con l'altra paziente, gli chiedo se per caso abbia notizie del chirurgo che ha operato me, il primario prof. Amanti. Con aria meravigliata della mia domanda (ho appena subìto una quadrantectomia, ma osare avere informazioni su come sia andata sembra presuntuoso) mi dice che il primario se n'è andato da un pezzo. Poi comincia a darmi informazioni frammentarie sul mio intervento. Mi riferisce che è andato diversamente da come ci si aspettava, che è stato necessario rimuovere più tessuto del previsto. Mi dà informazioni che a me appaiono gravissime (e potete immaginare con quale apprensione le ascoltassi) precisando poi: "no, ma lo dico solo per sentito dire, non so niente di preciso". Un comportamento che mi pare gravissimo: o sai di cosa parli e mi spieghi esattamente cosa è successo, oppure non dici nulla e mi aiuti a mettermi in contatto con chi sa realmente qualcosa.
A quel punto era diventato per me urgente parlare con Amanti o con la sua assistente. Solo dopo molta insistenza e esternando in modo chiaro la mia apprensione, il dottore si decide a contattare l'assistente di Amanti, che ha presenziato all'intervento, e a sollecitarla a venire a parlarmi.
Arrivata in stanza, anche la dottoressa appare sorpresa del fatto che io sia curiosa di sapere come sia andato l'intervento. La dottoressa mi dice: "ma guardi che le abbiamo già riferito tutto. All'uscita dalla sala operatoria non abbiamo trovato i suoi familiari (non li avete cercati, perché erano lì) e abbiamo parlato direttamente con lei". Peccato che all'uscita dalla sala operatoria fossi ancora per metà sotto anestesia e di quel colloquio non avevo serbato alcun ricordo.
Mi spiega che durante l'operazione avevano riscontrato un'adesione del carcinoma al muscolo, quindi avevano dovuto fare un intervento più approfondito. Ora, io non so perché da tutti gli esami che ho fatto prima dell'operazione questo non sia emerso. Comunque, è finita che mi ritrovo con una mammella praticamente dimezzata, non è stata fatta alcuna ricostruzione contestuale (come è invece prassi ormai) e successivamente mi è stato anche comunicato con insofferenza che avrei dovuto fare la chemio (che da principio era stata esclusa).
Per fortuna adesso è tutto passato, ma credo che sia indispensabile che i medici capiscano che il rapporto umano con il paziente è parte integrante della cura. La sanità pubblica non è un dono del cielo o un miracolo. Esiste perché noi paghiamo le nostre tasse. Nessuna magia. Quindi rispettare chi si affida alle cure ospedaliere non è opzionale. Nessuno pretende di equiparare la propria conoscenza a quella di un chirurgo, ma sì, vi tocca farmi capire cosa succede nel mio corpo. Rientra nei vostri compiti. Come vi tocca scrivere ricette con grafia che io possa comprendere anche dopo un mese. E se non ci riuscite, le scrivete al computer. E' così che si trattano le persone, con rispetto.

Patologia trattata
Carcinoma mammario.

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