Dettagli Recensione

 
Ospedale Annunziata di Cosenza
Voto medio 
 
4.8
Competenza 
 
5.0
Assistenza 
 
5.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
5.0

Un "piccolo" miracolo di Natale

Avrei potuto brevemente ringraziare il professor Sebastiano Vaccarisi, per l’immenso regalo di Natale che ci ha concesso, ma il mio fine è, soprattutto, un altro, convincere i miei corregionali in primis, e i miei connazionali poi, che le eccellenze ospedaliere possono coabitare anche in realtà socio-economiche miserande come quella calabrese. Per farlo ho bisogno di mettere a confronto due eventi, che hanno segnato la mia esistenza, lasciandomi cicatrici indelebili ma anche insegnamenti profondi. Il 19 giugno 2016 si è spento il mio papà a seguito di un carcinoma al retto, che quando è stato diagnosticato aveva già intaccato la pleura e i polmoni. La sua anamnesi non gli ha lasciato scampo. Ricordo ancora il giorno in cui si sentì male, era venerdì santo, la famiglia si era appena riunita per le festività di Pasqua, si respirava entusiasmo e serenità, come sempre, quando stiamo tutti insieme; ma lui, a notte fonda, piegato in due dal dolore, fu trasportato al pronto soccorso del mio paese. Fu curato per una banale occlusione intestinale, che si risolse da lì a qualche giorno. In seguito, dopo qualche settimana, prese appuntamento a Bologna, al Policlinico Sant’Orsola Malpighi, dov’era stato operato qualche anno addietro. Lì intervennero chirurgicamente, senza alcun risultato e a fronte di un’aspettativa di vita di sei mesi; mio padre sopravvisse poco più di un mese dal giorno delle dimissioni ospedaliere, nonostante gli sforzi del reparto oncologia dell’Ospedale di Castrovillari (anch’essa un’eccellenza del Servizio Sanitario Locale, oggetto di tagli arbitrari). Di quei giorni ricordo il dolore; la sua mano nella mia; la speranza venir meno, lentamente, una goccia dietro l’altra, come la parenterale che lo alimentava; i suoi occhi persi nel vuoto, l’angoscia e l’ansia, così forti da toglierti il fiato. Ricordo, ancora, l’approccio poco umano dell’equipe medica di Bologna, la superficialità con cui si sono relazionati al paziente e alla sua famiglia; un numero, una casistica, una percentuale. Un “caso”, non un uomo, che fino a poco tempo prima aveva progetti, sogni, aspettative. Non si può descrivere la lacerazione emotiva a cui si è sottoposti, quando una famiglia è investita dall'esperienza della malattia, soprattutto quando questa è irreversibile. I percorsi terapeutici, lunghi e difficili, provocano "disordine" nella vita di ciascun componente, un “caos emotivo” che ha bisogno di tempo per essere ricomposto e ricondotto alla trama regolare dell’esistenza. Ci vuole tempo e rassegnazione. E i tempi non erano ancora maturi per riporre il “primo” dolore nel cassetto della memoria, quando un nuovo uragano emozionale si è abbattuto sulle nostre vite. Il 29 novembre 2017, 517 giorni dopo, a distanza di un anno 5 mesi e 10 giorni, anche mia madre (Rosa Maria Concetta Santagata), durante un esame di routine, eseguito a pagamento (se avesse aspettato i tempi del servizio sanitario, ci sarebbero voluti altri cinque mesi, con ogni probabilità fatali), ha scoperto un adenocarcinoma al sigma retto t2. Dopo lo shock iniziale, l’approccio è cambiato, stavolta poche lacrime ma tanta determinazione; la vicinanza di amici e parenti, e molti buoni consigli; niente mobilità passiva verso ospedali d’eccellenza, ma la ricerca di medici contraddistinti, oltre che da comprovata professionalità, dal valore aggiunto dell’umanità. Ed è così che a fronte dei due mesi impiegati da mio padre per essere a malapena “scrutato”, operato e richiuso, senza possibilità di salvezza, perché altrimenti, con la sua presunta morte, avrebbe potuto intaccare la nomea del policlinico, mia madre, in poco più di 15 giorni, è stata accolta, visitata e brillantemente operata (il 28/12/2017) dal professor Sebastiano Vaccarisi, presso il reparto di Chirurgia Generale Epato-Bilio-Pancreatica ad indirizzo trapianti dell'Ospedale Annunziata di Cosenza. In questo posto, nel cuore della regione più povera d’Europa, c’è un’equipe medica e infermieristica, in grado di costruire un rapporto di empatia profondo tra medico e paziente, ingrediente fondamentale per intraprendere, con il piede giusto, la strada verso la guarigione. Infine, mi corre l’obbligo di riportare i dati della migrazione passiva in Calabria, perché la politica possa sensibilizzarsi ulteriormente verso una piaga, che penalizza la regione, sotto il profilo socio-sanitario, spingendo le nostre eccellenze a migrare e/o a lavorare in contesti degradati e desolanti (vedi le infrastrutture), che poco valorizzano il loro encomiabile operato. Potenziare le strutture sanitarie regionali, incentivarne il personale, promuoverne e divulgarne le competenze, significa arrestare l’emorragia di calabresi verso poli sanitari extraregionali. Da una ricerca sulla mobilità ospedaliera interregionale, condotta dal CERGASSDA, Istituto dell’Università Bocconi di Milano, che ha confrontato i Servizi Sanitari Regionali del Mezzogiorno al fine di condividere buone pratiche, individuare criticità e politiche di intervento, sono emerse le maggiori cause all’origine della mobilità passiva, quali: insufficiente qualità clinico-gestionale, limitata dotazione di posti letto, presenza di distorsioni nella regolazione dell’attività ospedaliera. La specificità dei dati della Regione Calabria presenta aspetti di notevole criticità con riferimento a numerose specialità cliniche, che si traducono in saldi di mobilità passiva tra i più rilevanti del Paese. In particolare, sono circa 60.000 i calabresi che ogni anno scelgono di bussare ai presidi sanitari delle altre regioni per ricevere assistenza medica. Il tasso di ospedalizzazione dei calabresi fuori regione è pari a 31 per mille abitanti: 60.916 i ricoveri oltre confine, corrispondente ad un tariffario di 214.256.688 euro. Ciò si riflette nel taglio dei fondi sanitari dedicati alla regione Calabria, sempre più risicati e inidonei a costruire un servizio di qualità.

Patologia trattata
Adenocarcinoma al sigma retto.

Commenti

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Inviato da SALVATI FRANCESCO
17 Gennaio, 2018
Il 21 Novembre 2017 sono stato sottoposto ad intervento di colecistectomia laparoscopica. Ringrazio il Dr. VACCARISI, che prima di essere un grande medico, è una persona di un'umanità indescrivibile, che mi ha seguito costantemente con estrema competenza e cortesia per tutta la durata della degenza. Ringrazio a lui e tutta l'equipe.
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