Dettagli Recensione

 
Ospedali e case di cura a Napoli
Voto medio 
 
5.0
Competenza 
 
5.0
Assistenza 
 
5.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
5.0

Dove curare diventa accudire

Mi sembrerebbe troppo formale e poco veritiero ridurre questo scritto ad un semplice ringraziamento. Perciò il mio intento è quello di raccontare la mia esperienza rispetto alla sanità tanto criticata in questo periodo. Come tanti italiani, ho attraversato l'inferno, perché peggio che contrarre il Covid alla mia giovane età, c'è il fatto che il virus attacchi i tuoi genitori, contemporaneamente e violentemente.
Ho provato come tanti la paura di lasciar entrare i miei genitori in un ospedale Covid, consapevole del fatto che l'ultimo ricordo di loro sarebbe potuto essere proprio quell'immagine. I miei genitori uno dopo l'altro hanno attraversato le porte, semiseduti su una barella, coperti fino al collo e con le lacrime agli occhi mentre cercavano di aggrapparsi anche a un solo filo d'ossigeno.
Perché è questo che ti da il Covid, fame d'aria.
Il terrore di chi ha una persona amata ricoverata a causa del Covid credetemi, non è tanto di perderlo, ma è l'idea straziante che questa persona venga lasciata sola, abbandonata a sé stessa, che possa incontrare la morte nella più totale solitudine.. E cosa c'è di più spaventoso se non l'incertezza? L'incertezza che qualcuno possa morire senza sapere di essere amato.
Io stessa, davanti alle porte che si chiudevano dell'ospedale, in pochi secondi ho ripercorso tutte le parole non dette, tutti i ti voglio bene mancati, tutti gli abbracci persi, forse per pudore, forse perché a volte dinanzi all'amore proviamo paura, vergogna, senso di debolezza.
Tutte queste paure e insicurezze sono state spazzate via il giorno dopo il ricovero di ognuno dei miei genitori. Ogni giorno puntualmente prima di pranzo ricevevo la telefonata di un'infermiere o di un medico che non so, sinceramente, con quale calma e pazienza riuscisse a darmi notizie dei miei genitori. E non parlo solo di emogas, Tac e quant'altro: mi veniva detto quando erano un po' tristi, quando invece era una giornata più tranquilla, quando gli infermieri divertiti verso la fine dovevano sorbirsi il mio papà logorroico (altro che senza fiato), o quando mia madre ogni volta che riusciva a raccogliere un filo di voce lo faceva per dire "grazie". Durante le videochiamate io stessa sentivo gli infermieri e gli operatori socio-sanitari entrare in stanza esprimendo a gran voce un "buongiorno", che appariva nella mia testa espresso con un sorriso sotto quelle tute. Mia madre dice sempre che di loro riusciva a vedere solo gli occhi,ma che quegli occhi sono bastati ad infondere sicurezza.
L'attimo più grande per me di felicità è stato però un altro.
Mio padre è stato ricoverato il giorno del suo anniversario di matrimonio, mia madre poco dopo di lui aveva contratto il virus accudendolo. Beh un giorno, quando entrambi non erano troppo deboli, l'equipe si è organizzata per farli incontrare.
Non mi vergogno di dire che prima di questa esperienza mi è capitato di chiedermi se sulla soglia dei 40 anni di matrimonio, i miei genitori che non si sono mai mostrati affettuosi in pubblico si amassero ancora. Ad oggi non mi pongo più questa domanda e vi lascio immaginare quale risposta mi sia data.
Spesso ci lasciamo ingannare da ciò che vediamo in televisione, spesso fanno di tutta un'erba un fascio raccontandoci solo la malasanità, di anziani abbandonati e di ospedali colmi fino ai corridoi.
Io sono stata l'unica della mia famiglia a non aver contratto il Covid e non sono stata ricoverata per questo motivo, non ero lì fisicamente ma penso di poter affermare con sicurezza per quel poco che ho sentito e visto, per ciò che mi hanno raccontato i miei genitori che loro sono stati non semplicemente curati, ma accuditi.
Mia madre mi racconta anche come gli operatori socio sanitari si occupavano con dedizione soprattutto dei malati più anziani, sconvolta mi dice che l'ospedale è pulitissimo, come fosse strano, e che non si è mai sentita sola, al punto che la mattina di Natale ha chiesto esplicitamente di non essere dimessa solo perché era un giorno di festa, in quanto si sentiva più sicura lì.
Ovviamente non era in dimissione e non era di certo lei a poter decidere se andare via o meno, ma immaginate il mio stupore nel sapere che non voleva essere dimessa.
Dalla semplicità e dall'ingenuità che contraddistingue la mia età, io ci tenevo a scrivere queste parole a coloro che oggi mi hanno permesso di cominciare il nuovo anno con i miei genitori, che li hanno fatti tornare a casa tranquilli. In particolare al dottore che faticava a trattenere le lacrime quando mia madre è stata dimessa, una persona della quale non conosco il volto ma che per me è stato un'àncora, una sicurezza, qualcuno a cui aggrapparmi. Come se mi stringesse la mano per tirarmi su dal baratro nel quale stavamo tutti cadendo. Non un semplice medico, ma una persona di un'umanità e di un'empatia fuori dal comune in questo periodo così turbolento, che dal pronto soccorso e da casa giorno e notte non ci ha mai abbandonati guidandoci un questo percorso travagliato fatto soprattutto di paure e insicurezze, una persona senza mezzi termini che con tatto mi ha sempre detto nulla più che la sincera verità e che mi ha promesso dal primo giorno che abbiamo parlato che ci sarebbe stata accanto, passo dopo passo. Così è stato, anche quando i miei genitori hanno lasciato il pronto soccorso per salire in reparto.
Come in tutte le cose, anche in campo medico c'è tanto male, ma anche tanto bene, sta a noi ponderare e scegliere in fine se avere fede, fiducia, non in Dio ma in noi stessi e nelle altre persone. Persone competenti che ogni mattina si alzano e rischiano la propria vita per salvare quella degli altri.
Nel piccolo di una giovane figlia tra le tante, a tutti voi non posso che dire grazie: grazie per quello che avete fatto, per come lo avete fatto e per quello che ci avete insegnato.

Patologia trattata
COVID-19.

Commenti

 
 
Per Ordine