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Ospedali e case di cura a Milano
Voto medio 
 
1.5
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
1.0

Endocardite batterica e comorbilità

All’inizio di luglio del 2020 il mio compagno è stato trasferito dall’ospedale di Busto Arsizio, al reparto di Cardiologia dell’ospedale di Legnano con la diagnosi di endocardite batterica da Streptococco Gallolyticus, per essere sottoposto ad un intervento di sostituzione della valvola aortica e mitralica.
Durante la degenza a Busto Arsizio era stata anche eseguita una PET, che aveva evidenziato l’accumulo del tracciante radioattivo nell’intestino retto, facendo presupporre la concomitante presenza di una neoplasia maligna.
A Legnano sono stati eseguiti ulteriori accertamenti, tra cui numerosi esami del sangue, delle urine, delle feci con ricerca del sangue occulto, varie ecocardio, vari elettrocardiogrammi, una TAC total body, una TAC coronarica e il prelievo di un frammento dell’adenoma presente nel retto. Non è stata eseguita alcuna ecografia dell’addome.
I commenti dei medici relativamente ai risultati degli esami sono stati a dir poco evasivi, confusi, a cominciare da quello della cardiologa che definiva “criptico” e “poco chiaro” il referto istologico e a seguire quello univoco di tutti rispetto alla TAC, che a loro dire evidenziava la presenza di due metastasi epatiche, la maggiore delle quali di 3,7 cm.
La diagnosi è quindi stata “tumore del retto con secondarismi epatici”. Sottolineo che tutte queste informazioni sono state anche riportate per iscritto sulla cartella clinica.
Il giorno successivo ci è stato detto che la situazione era molto grave e che non sapevano se operare o meno, in quanto la presenza di metastasi è controindicata negli interventi a cuore aperto svolti in extracorporea. In pratica, togliendo e rimettendo in circolo il sangue, le metastasi inizialmente localizzate solo al fegato, si sarebbero potute diffondere ovunque. Non sapevano nemmeno se intervenire prima sul tumore e poi sul cuore, dubitando anche delle osservazioni dei medici di Busto Arsizio che avevano giudicato prioritaria la cura della patologia cardiaca, considerando che il mio compagno non avrebbe potuto sostenere alcun intervento chirurgico in anestesia generale, avendo una situazione di sofferenza cardiaca grave, molto vicina allo scompenso.
Queste affermazioni hanno destato la preoccupazione mia e della mia famiglia e pertanto abbiamo chiesto e ottenuto un incontro chiarificatore.
Il giorno dopo finalmente ci hanno comunicato che avrebbero svolto l’intervento al cuore.
Il mio compagno è stato operato il 17 luglio dal Prof. Di Credico, il primario, l’unico che cito in questa sede e al quale va tutta la mia gratitudine per la professionalità e la gentilezza dimostrate verso il paziente, me e i miei famigliari.
Dopo due giorni di ricovero in terapia intensiva il mio compagno è stato trasferito in cardiochirurgia e in occasione di una mia visita ho parlato con un medico. Non si è nemmeno presentato e non ho visto il nome perchè la targhetta identificativa era girata. Mi ha solo detto di essere stato in sala operatoria assistendo il primario e mi ha ribadito che la situazione era grave, nonostante l’intervento fosse andato bene, perchè dovevamo combattere contro un cancro al IV stadio metastatico. Lo stesso giorno sono anche venuta a sapere direttamente dal mio compagno che, durante l’operazione di rimozione del pacemaker, il medico incaricato, anche lui senza nome, non era stato in grado di “togliere tutto” lasciando un pezzo di filo metallico nel cuore e precludendo in questo modo al mio compagno la possibilità di eseguire una risonanza magnetica. Sottolineo che questo filo è visibile dalle radiografie ed è stato classificato come materiale non compatibile con l’esecuzione della risonanza magnetica.
Il mio compagno ha espresso il desiderio di curare la parte oncologica presso un’altra struttura e dopo la dimissione da Legnano e la riabilitazione cardio polmonare, a settembre ci siamo rivolti a un ospedale all’avanguardia nella cura del cancro e dove, a seguito dell’esecuzione di una colonscopia e una TAC, è emersa sì la presenza di una neoplasia, ma è stato appurato che non c’era alcuna metastasi epatica. I secondarismi visti a Legnano non erano secondarismi, ma solo i segni che l’infezione batterica aveva lasciato sul fegato e che nel tempo sono spariti grazie alla terapia antibiotica cominciata a Busto Arsizio e proseguita per mesi.
A dicembre il mio compagno è stato sottoposto a un intervento di resezione del retto senza confezionamento di stomia.
Il referto istologico indicava la presenza di un tumore allo stadio 2 senza coinvolgimento linfonodale e senza metastasi a distanza, non si rendeva quindi necessaria alcuna terapia adiuvante.
Oggi, dopo 7 mesi dall’intervento, si sottopone a controlli trimestrali e sta bene.
Siamo consapevoli che in futuro il cancro potrebbe ripresentarsi e che qualcuno sviluppa metastasi, ma per ora non ci sono e non ci sono mai state.
Ho raccontato i fatti senza fare nomi, ad eccezione del Prof. Di Credico per i motivi indicati.
Tralascio la serie di strafalcioni nella cartella clinica, tra cui l’aver menzionato l’esecuzione di una ecografia dell’addome, mai fatta, e l’aver chiamato Stafilocco e non Streptococco il batterio.
Per espressa volontà del mio compagno abbiamo deciso di non prendere alcun provvedimento.
La mia storia si limita a raccontare le cose come sono avvenute, senza aver tolto o aggiunto niente.
Spero che non capiti più a nessuno una cosa simile.

Patologia trattata
Endocardite batterica.

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