Dettagli Recensione

 
Ospedali e case di cura a Roma
Voto medio 
 
2.3
Competenza 
 
4.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
1.0

Pronto Soccorso - non per tutti

Inviato dal medico perché da qualche giorno avevo versamenti di liquido sieroso, visione sfocata, aloni sui punti di luce e fotofobia, arrivo verso le 10:40, raggiungo il triage alle 11:00; compilata richiesta, poco dopo me la danno, contiene una indicazione di bruciore (che non avevo) e omissione di altri sintomi. Grande interesse però ai fatti di Covid.
Parte al volo una para-diagnosi da banco: infezioncina. Cosa, come, che fare, ruolo (medico/paramedico) di chi la scodella: nulla si sa, non se ne sa di più.
Assegnato codice bianco, mi si dice che c'è un po' da attendere. Chiedo, per regolarmi con chi avrebbe dovuto venire a riprendermi, e mi si risponde che per farmi un'idea la prima persona in lista in codice bianco aspettava da un'ora; chiedo "diciamo un paio d'ore, quindi?" Non mi si replica, pur annuendo.
Mi dispongo ad attendere, il mio numero non viene chiamato mai. Sfila gente con problemi gravi, ogni tanto qualche codice bianco. Alle 14 assisto all'animato cambio turno, partecipato come una festosa ricorrenza che inizia un bel po' prima delle due e finisce un bel po' dopo; l'altoparlante tace e i numeri tornano ad essere chiamati forse verso le 15.00.
Discuto, a già 4 ore di attesa, sul fatto che non ero lì per importunarli, ma ero stato inviato da medico, che avendo problemi ortopedici non lievi non potevo stare a lungo seduto su quelle sedie della sala d'attesa, né potevo passarmela camminando; e che mi rendevo conto che giungevano pazienti con problemi mille volte più gravi del mio, certo, ma che comunque anche io ero lì per un (sia pur molto più lieve) problema che non sapevo inquadrare nel suo significato medico e nelle sue prospettive prognostiche. Un medico, nel mio piccolo, serviva anche a me. "È in lista, la chiameranno".
Mi si corregge la sintomatologia nel documento/cartella.
Dato che la segnalazione di un mio personale disagio fisico in questa attesa è accolta quasi con disapprovazione, rivelo che a saperlo sarei venuto da giovane; anzi meglio, la prossima volta verrò solo quando sarò sano. Sguardi inespressivi. Piani di comunicazione paralleli, destinati a non mai incontrarsi.
Alle 16.00, a 5 ore dall'ingresso, parlo con un altro paziente, invalido al 100% e diabetico, anche lui in attesa da ore in codice bianco. Anche lui incredulo, anzi più di me.
Infermiera del triage avanti cogli anni (non tanto, in verità, ma mal portati), con mascherina convintamente abbassata strepita sul fatto che i pazienti camminino e si siedano nell'atrio con la sala d'attesa piena, e impartisce ordini logistici. L'atrio non si svuota perché non c'è modo di svuotarlo, allora si dà a erogare informazioni col tono definitivo di chi sa le cose.
La demenzialità del tutto è troppa, almeno per me; mi sento improvvisamente vecchio dinanzi a tanta frenesia della vita moderna.
5 ore.
5 ore senza senso.
Annullo la richiesta e mi faccio venire a prendere. Rispetto a quando sono entrato ero nelle stesse condizioni, solo con la vista più sfocata, senza diagnosi così com'ero entrato e con la schiena e le ginocchia in fiamme perché appunto a 60 anni ho il vezzo di patire anche altri problemi. Avviso, dunque, e guarda un po', tutti sanno bene come gestire con prontezza l'annullamento di richieste; mi viene un'inevitabile sensazione, il sospetto che ci siano abituati.

Conclusione: tutto ciò è [chissà] accettabile se per le cose gravi, quelle che hanno peso vitale e danno conseguenze, la struttura offre soluzioni di eccellenza, da primato. Se.
Se.
Per il resto se mi avessero detto che non sarei stato visitato, in 5 ore avrei per esempio avuto il tempo di farmi visitare in un'altra città (Firenze, Napoli...) e tornare indietro. Me l'avrebbero potuto dire, non mi sarei offeso: "non la visitiamo, de minimis non curat doctor". Chiedevo, del resto, non pretendevo. Ma mi organizzavo.
Ora invece sono costretto a confidare nell'eccellenza, nel primato sulle cose gravi: un senso l'avrebbe, questa giornata.
E mi auguro che il signore invalido sia stato infine visitato. Anche in codice bianco lui era là perché non stava bene.
___

Ha un peso forse la correttezza deontologica dei medici generici e dei professionisti di altre specialità, che per non invadere campi non propri rinviano qui per dare al paziente la miglior risposta. Ma se poi devo tornare e obbligarli a quello sconfinamento, perché una risposta medica a me serve, e la voglio da un Medico, allora la faccenda è più complessa di quanto possa apparire.

Patologia trattata
Versamenti di liquido sieroso, visione sfocata, aloni sui punti di luce, fotofobia, arrossamento.

Commenti

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Per Ordine 
 
Inviato da Barbara
16 Luglio, 2022
Una norma far attendere i pazienti. Sia al pronto soccorso che in corsia.
Lo scorso anno sono andata al Pertini, attesa minima.
Ritengo vergognoso questo modo di procedere dell'intero ospedale. La buona fama riguardo la preparazione degli specialisti va a ramengo.
Lecito pensare che la consuetudine sia dovuta a spingere i pazienti nel privato..
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