Dettagli Recensione

 
Ospedali e case di cura a Milano
Voto medio 
 
3.5
Competenza 
 
5.0
Assistenza 
 
3.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
3.0

Ringraziamento al dr. Sinigaglia Aldo

Tutto ha inizio una mattina.
Non riesco ad alzarmi dal letto.
Un dolore sordo mi mobilizza, questo è l’inizio del mio personale calvario, così, senza apparente motivo, senza troppe avvisaglie, è arrivato questo mal di schiena che si porterà via 8 anni della mia vita cambiandola radicalmente.
Siamo nel 2007.
Ho 32 anni.
Mi rivolgo ad un luminare, il Primario dell’Ospedale in cui vivo, Bergamo, che mi sottopone ad intervento stabilizzazione della colonna tra le vertebre L5 e S1 con viti e barre a causa di una spondilolistesi.
Già nei primi giorni del post intervento capisco che qualcosa non va, il dolore non è migliorato, è ancora lì forte e martellante, cerco di essere positiva e mi impegno il più possibile con la fisioterapia.
Dopo 7 mesi di ginnastica posturale mi ritrovo ancora a deambulare con le stampelle, e ad indossare il corsetto durante il giorno.
Continuo comunque a fare tanta riabilitazione, e dopo 1 anno il dolore sembra gestibile, sicuramente anche grazie al supporto farmacologico.
Arrivo ad un punto in cui riesco a convivere con il mio dolore e a tenerlo sotto controllo.
Questo fino al 2010, quando una vite di fissaggio si sposta e vengo nuovamente assalita da dolori lancinanti.
Mi reco nuovamente dal primario che non può far altro che constatare che la vite si è effettivamente spostata, cosa peraltro palese in quanto passando la mano sulla colonna si sente sporgere la punta della vite.
Viene eseguito nuovo intervento per la rimozione della stessa, appena uscita dalla sala operatoria chiedo al primario se ha sostituito la vite, la sua risposta non mi tranquillizza per niente, mi dice che riteneva inutile metterne una nuova in quanto le altre 3 viti sopperivano perfettamente alla mancanza di quella tolta.
Nei due anni a seguire cerco di sopravvivere tra alti e bassi.
Nel 2012 ritornano i dolori, più forti di prima, talmente intollerabili che mi paralizzano, oramai non riesco più a farmi la doccia da sola, e a 37 anni mi vedo costretta a ricorrere all’aiuto di mio marito per la cura di me stessa, dal semplice lavarmi, al vestirmi, all’allacciarmi le scarpe, oramai da sola non sono più in grado di fare nulla, non trovo sollievo neppure nello stare sdraiata e l’unica posizione che mi risulta tollerabile è supina.
Un dolore continuo, costante, senza sosta, giorno e notte, incessante.
Assumo circa 9 farmaci al giorno.
Ricorro alla morfina.
Ho un crollo emotivo profondo, mi sento in un baratro, sono giovane ma ho perso qualsiasi speranza, che aspettativa di vita è questa?
Quante volte mi sono trovata a pensare quel terribile basta, io così non voglio, non riesco più a vivere” .
Con mio marito sempre al mio fianco, estrema forza e sostegno, iniziamo a girare medici, dottori, primari, luminari importanti chiaramente sempre in studi privati. Mi reco a Bergamo presso la Clinica Papa Giovanni, dove faccio più visite, sia con il vice primario che con il primario stesso ed entrambi si rifiutano di sottopormi ad un nuovo intervento.
Continuo a peregrinare, dentro di me, da qualche parte, c’è uno spirito che non vuole rassegnarsi.
Arrivo al Gaetano Pini, dove finalmente il primario accetta di sottopormi ad intervento chirurgico.
Vengo ricoverata ma il sopraggiungere di una infezione non ci permette di procedere con l’operazione.
Vengo rimandata a casa con l’indicazione di curare l’infezione per poi tornare per l’intervento.
Scoprirò che l’infezione è dovuta a una serie di ulcere allo stomaco causate dall’abuso di farmaci.
Mi curo, debellata l’infezione torno al Gaetano Pini che mi rimette in lista d’attesa per l’intervento.
Passano mesi, 15 precisamente, nonostante tutti i solleciti telefonici vengo rimpallata, rimandata, messa a tacere con risposte sbrigative.
In un attimo di rabbia, dovuta soprattutto all’esasperazione data dalla sofferenza fisica, mi faccio portare da mio marito al Gaetano Pini, ho un diverbio acceso con il vice-primario che per tutta risposta mi invita ad andarmene per sempre.
La Caposala, probabilmente più sensibile all’aspetto umano della mia vicenda, mi dà il numero dell’ospedale Galeazzi.
Il giorno dopo mi reco presso la struttura per fissare la visita con un ortopedico, non conoscendo nessun medico mi faccio consigliare dalla segretaria, che senza volerlo posa le basi della mia rinascita.
Mi fissa l’appuntamento con il dott. Aldo Sinigaglia.
Durante la visita sento di essere nel posto giusto e soprattutto nelle mani del medico giusto.
Visitarmi risulta molto difficile.
Il mio corpo piegato e dolorante gli rende complicato l’esame obiettivo, ma con la sua calma e i modi gentili riesce a farsi un quadro del caso clinico tanto da dirmi che non potevo più vivere così.
Finalmente mi sento compresa.
Il dr. Sinigaglia mi prescrive una serie di esami diagnostici che mi fa fare in regime di urgenza.
Prima di andarmene mi lascia il suo numero di cellulare, con la raccomandazione di chiamarlo per qualsiasi cosa, dubbio o incertezza, un piccolo gesto, forse, ma un’immensa rassicurazione, un numero che ha significato “io ci sono, non scappo, non mi nego, se ha bisogno eccomi” per me che fino a quel momento avevo rincorso medici che si rendevano irrintracciabili, che spesso si schermavano dietro alle frasi fatte delle segretarie, che non davano risposte chiare, ho visto in quel gesto una disponibilità umana che mi ha fatto tornare a sperare.
Dopo 2 mesi dalla visita entro in sala operatoria per sottopormi ad intervento di artrodesi con viti peduncolo- somatiche.
L’intervento dura dalle 10.00 del mattino alle 15.30 del pomeriggio.
Ho un decorso post operatorio tranquillo, con i normali dolori legati alla tipologia d’intervento.
Metto il corsetto per i successivi 30 giorni e assumo del semplice Brufen al bisogno.
Di riabilitazione ne faccio pochissima.
Dopo 40 giorni dall’operazione entro nello studio del dr. Sinigaglia senza stampelle, con un passo svelto che avevo oramai dimenticato, e soprattutto con un sorriso che non lascia spazio a dubbi : sto bene, non ho più dolore.
Ho ripreso quella vita che avevo lasciato in sospeso dal 2007.
Posso tornare a lavorare, posso andare a camminare con mio marito, posso uscire per una cena, posso fare io le pulizie alla mia casa, certo a volte esagero un po’ e allora il Brufen torna utile, sono uscita da quella depressione che si incatenava stretta alla sintomatologia dolora.
Sono Daniela, ho 41 anni e mi sento rinata.
Non credo che Grazie sia una parola così scontata, dentro racchiude mille emozioni.

Il mio Grazie è per un medico con indubbie competenze e capacità mediche, di grande professionalità, che prima di essere medico è un uomo di cuore e infinita disponibilità, che nonostante le centinaia di pazienti che incontra riesce a regalare ad ognuno la propria singolarità.

Patologia trattata
Patologia della colonna vertebrale.

Commenti

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Inviato da Daniela
15 Febbraio, 2017
Ciao Daniela,
mi chiamo come te ed ho appena compiuto 40 anni. Prima di tutto grazie per la tua recensione. Ho la spondilolistesi L5-S1 da praticamente tutta la vita ed ho tenuto duro fino ad adesso. Comincio ora ad avere dolori più forti. Sono in contatto da anni con il Galeazzi tramite un amico, il dottor Manta, che si occupa di ginocchia. Temo che si stia avvicinando l'ora dell'intervento e mi piacerebbe mettermi in contatto con te... per sapere come stai e forse anche per trovare un po' di coraggio.
Ti ringrazio se avrai voglia di farlo.
Daniela
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Inviato da Patrizia
22 Febbraio, 2017
Ciao Daniela,
anche io ho la spondilolistesi con conseguente stenosi. Ho una visita con il Dott. Pedro Berjano, primario del Galeazzi, e fino ad ora non ho ancora conosciuto persone con il mio stesso problema. Ti andrebbe di sentirci?
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Inviato da Daniela
06 Marzo, 2017
Ciao Patrizia,
leggo solo ora. Grazie per avermi risposto. Mi piacerebbe confrontarmi con te.
Questa è la mia mail, scrivimi cosi' ci mettiamo in contatto.
Grazie! Daniela
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Inviato da Daniela
06 Marzo, 2017
granziera.daniela@gmail.com
Inviato da Antonio
17 Dicembre, 2017
Ragazzo di 32 anni, a valle di un intervento per semplice ernia L5-S1, mi ritrovo da due anni a soffrire di discopatia e microinstabilità allo stesso livello.

Ammetto di essermi emozionato non poco leggendo questa esperienza, e la ringrazio di cuore per aver dedicato un po' del suo tempo per scrivere queste righe.

Questo tipo di patologie ti consumano dentro, e lentamente ma inesorabilmente ti fanno diventare una persona diversa.

Ecco perchè apprezzo davvero tanto chi sceglie di raccontare la propria esperienza non solo quando sta male ma anche quando, per fortuna, riesce ad uscire dal tunnel. Non è da tutti.
Grazie.
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