Dettagli Recensione

 
Ospedali e case di cura a Roma
Voto medio 
 
2.5
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
3.0
Pulizia 
 
2.0
Servizi 
 
3.0

Riabilitazione post-ictus

Sono passati tre mesi da quando è morta mia madre e solo ora trovo la forza di parlare dell'esperienza che abbiamo vissuto presso l'Ospedale San Giovanni Battista. Mia madre il 3 settembre 2018 ha avuto un ictus e con l'ambulanza è stata portata al Sant'Eugenio dove, oltre all'ictus, le è stato diagnosticato un tumore al tronco encefalico (incurabile) e due aneurismi (uno al cervello e un altro all'aorta addominale). Dopo qualche giorno il primario di geriatria del sant'Eugenio ha deciso che - visto che per il tumore non si poteva fare nulla - si poteva almeno tentare una qualche riabilitazione per l'ictus e così è stata trasferita al san Giovanni Battista. Ad accoglierci quel giorno di metà settembre c'era la dottoressa Rossana Belluomo, che ha subito capito la gravità delle condizioni di mia madre, mi ha guardato teneramente negli occhi, come una sorella maggiore, e mi ha detto che non era quello il posto per una paziente grave come mia madre e che sarebbe stato meglio un hospice, senza vincoli di orario di visita, per poter stare il più possibile vicino a mia madre nella fase terminale della sua vita. E quindi con l'ambulanza l'ho riportata al Sant'Eugenio, scatenando le ire del primario il quale - sentito il primario del reparto Rodi1 - ha deciso che mia madre doveva tornare al San Giovanni Battista e tentare una qualche riabilitazione in attesa, dopo 60 giorni, di essere trasferita in una RSA. Mia madre era immobile a letto, era diventata afasica in seguito all'ictus e aveva bisogno di cure continue. Le infermiere erano molto gentili, ma avevano tantissimi pazienti da accudire, mia madre non riusciva né a parlare né a premere il campanello per chiedere aiuto e, per fortuna, stava in una stanza grande con altre cinque pazienti che, al bisogno, si attivavano per lei. La famosa riabilitazione non c'è mai stata, un fisioterapista fu molto chiaro, a questo proposito, con mio fratello, dicendogli che la fisioterapia era per pazienti con tutt'altre patologie. Dopo circa 40 giorni di degenza le condizioni di mia madre sono peggiorate, ha avuto delle crisi respiratorie e i valori erano tutti sballati. La dottoressa Belluomo si era affezionata a mia madre ed è stata di grande supporto pure per me, perché in situazioni del genere - ma direi in tutte le situazioni di malattia - è fondamentale avere ben presente quella che per me è la regola numero 1 di un medico, ossia considerare che si hanno davanti delle persone, con la loro individualità e la loro storia. Con molta dolcezza mi ha fatto capire che mia madre era terminale, abbiamo parlato con l'assistente sociale e finalmente il 7 novembre è stata trasferita all'hospice della clinica Annunziatella. Io sono stata avvisata tardi del trasferimento e, arrivata all'hospice, ho trovato la dottoressa Belluomo che era salita in ambulanza per accompagnarla all'Annunziatella, tenendole sempre stretta la mano e rassicurandola. Non potrò mai dimenticarlo e le sarò grata per sempre. Mia madre all'hospice ha trovato il posto più dignitoso per morire, le hanno fatto la terapia del dolore e piano piano, con noi figli e mia nipote vicino, se n'è andata per sempre.

Patologia trattata
Ictus cerebrale.

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