Medicina 4 Ospedale Pisa

 
2.9 (12)

Recensioni dei pazienti

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2.0
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2.0
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2.0
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Servizi 
 
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Umanità zero

Per quanto riguarda la professionalità, non esprimo giudizi. Ma sia l'empatia che l'umanità le ho trovate pari a zero. Spero vivamente di non essere mai ricoverata in questo reparto.
Colgo l'occasione per ringraziare gli infermieri Carmine e Caterina e la gentile dottoressa che svolgeva il turno di notte con loro: medico umano che mi è stata vicino in un momento delicato e doloroso. Gabriella Crovetti Guelfi

Patologia trattata
Malato terminale.
Voto medio 
 
1.8
Competenza 
 
3.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
2.0
Servizi 
 
1.0

DEGENZA NOTTURNA

Reparto lasciato di notte in balia di infermiere ostili e latitanti, suonando il campanello spesso non si presenta nessuno, e ogni volta che viene l'infermiera invece di preoccuparsi del paziente, le stesse si preoccupano solo di spegnere il campanello e di discutere con chi accompagna il malato minacciandolo di non farlo stare dentro. Nella notte i pazienti soli si sentono chiedere aiuto con urla per i dolori lancinanti (ma di dottori neppure traccia..).
Non riesco a capire come sia possibile che in un'eccellenza come Cisanello ci sia questa assistenza notturna.

Patologia trattata
Tumore diffuso.
Voto medio 
 
1.8
Competenza 
 
3.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
2.0
Servizi 
 
1.0

Sbalordito

Vedo commenti del passato e non recenti e devo dire che le cose non sembrano cambiate. Mio suocero è ricoverato da 10 giorni con polmonite e devo constatare che, tranne alcune infermiere e infermieri (3-4) gentili, volenterosi ma soprattutto UMANI, e una dottoressa (di cui non faccio il nome) premurosa e attenta, il resto è sgarbataggine (che sarebbe anche il meno) e soprattutto i pazienti non sono seguiti, sono lasciati lì a vegetare, la cosa non è tollerabile.
Le situazioni viste in questo reparto di un ospedale di eccellenza come quello di Cisanello, le trovo inconcepibili.

Patologia trattata
Polmonite.
Voto medio 
 
1.5
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
1.0

Perchè NON accada Mai più

Questa è la lettera che, a caldo, è stata inviata a Il Tirreno e La Nazione e pubblicata in parte con articolo in cronaca di Pisa, il 19-01-2011. L’ho inviata anche al SUO giornale di una vita che l’ha pubblicata il 27-01-2011, sia sull’edizione nazionale tra le lettere che nell’inserto della Toscana. Era un vecchio compagno che ancora credeva che un mondo migliore fosse possibile. Ho ancora le sue prime tessere del P.C.I. del 1945 e 1946. Mi faccio goccia sperando che tante gocce riescano a formare il mare di un minimo di giustizia.

"Mio padre oggi, 17 gennaio 2011, è morto. Aveva un quadro clinico compromesso e più patologie associate. Ieri mattina dopo aver chiamato il 118 ed essere stato visitato al Pronto Soccorso è stato inviato alla Medicina Generale, il 4 Medico di Cisanello. Ha passato il pomeriggio in stato soporoso ma se stimolato rispondeva e sembrava mantenere un minimo livello di coscienza. Oggi sin dalle 11 ero con mia madre nel corridoio ad attendere di poterlo vedere. Hanno aperto alle 12 e 15. Una volta nella sua stanza mi sono resa conto che la situazione era precipitata: aveva la bava alla bocca, rantolava, gli occhi velati, non mi rispondeva e aveva la sacca che raccoglie le urine dal catetere completamente piena di sangue, non scuro ma nero.. Sono andata nella medicheria del reparto chiedendo cosa potesse essere successo e perché fosse in quelle condizioni e mi è stato risposto da una "infermiera" che era tutta la mattina che passavano i turni dei medici con un meta messaggio comunicativo di non dubbia interpretazione. Sono tornata da lui pensando quasi di aver "visto" male, nel frattempo nessuno veniva.. sono tornata di là decisamente alterata ed ho preteso che qualcuno lo andasse a vedere. A quel punto si sono mossi ed è stato un via vai di medici, infermieri, consulenti, apparecchiature di ogni genere. E' stato sottoposto anche a una broncoscopia e ventilato manualmente... allora non avevo "visto" male e non ero un familiare ansioso che si era arrogato il diritto di disturbare.. Da ultimo hanno chiamato anche il rianimatore che lo ha intubato ed è stato trasferito ormai inutilmente in terapia intensiva, dove è andato immediatamente in arresto cardiaco o forse già è arrivato così? Il livello di recriminazione non concerne la morte di per se stessa: sicuramente non poteva essere "miracolato" ma mi chiedo 1) perché se sono passati così tanti turni di medici nessuno si è accorto di quello che stava succedendo? 2) perché non sono stata avvertita? Tutti hanno parlato di crisi acuta ma quanto impiega una crisi acuta per portare alla morte? 3) erano proprio necessarie tutte le manovre praticate? E soprattutto era necessario usare Quel tono arrogante in risposta ad una richiesta di aiuto? Lavoro da anni nella psichiatria territoriale e uno degli assiomi fondamentali che mi è stato insegnato nel tempo è il rispetto per il paziente e il gruppo familiare. Forse un corso dove si spieghi come relazionarsi al paziente e ai suoi familiari potrebbe solo fare bene.. Posso capire la frustrazione, la non motivazione, la stanchezza, la carenza di personale, il contesto di cronicità ma questi sono lavori che non si dovrebbero fare per caso e se si entra in burnout si può sempre chiedere un trasferimento, una pausa di lontananza per ricaricarsi. Scrivo alle 3 di notte nel primo giorno della mancanza di mio padre. Sicuramente serve a me perché se posso accettare (?!) la sua morte non posso accettare come è morto: nell'indifferenza, nella negligenza di chi era lì e doveva aiutarlo e non solo su sollecitazione della sottoscritta. Aggiungo solo che questa era il secondo ricovero di mio padre in quel reparto e già la scorsa volta vi erano stati episodi diciamo di noncuranza, pannolini tenuti a giornate senza cambiarli, campanelli suonati più e più volte senza che nessuno arrivasse perlomeno a verificare se erano chiamate giustificate e altre "cosette" così. Non so se vi siano responsabilità solamente individuali o se è lo stesso sistema che genera questa non attenzione, indifferenza, questa NON empatia.."

Michela Pecchia

Patologia trattata
Pluripatologie in persona anziana.
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