Chirurgia universitaria Ospedale L'Aquila

 
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Mancanza gestionale della struttura

Premesso che in questo reparto c'è un eccellenza di professore che si chiama dott. Agnifili Alessio, persona seria, competente e vicina al paziente, per tutto il resto è veramente un grandissimo problema così come la struttura intera. Penso che uno dei motivi che ha spinto gli abruzzesi a curarsi fuori regione e a spendere circa 70 MILIONI DI EURO in rimborsi è dovuto alla scarsa qualità di servizio che il nostro ospedale di capoluogo offre ai pazienti, i quali devono essere veramente pazienti nel senso che devono avere pazienza e fortuna per uscire indenni dal modo gestionale della struttura stessa. Scusate se scrivo un capitolo per raccontare la mia triste esperienza.
Dal 20 di Agosto ho avuto modo di conoscere, mio malgrado, in che condizioni versa la struttura ospedaliera dell’Aquila.
A distanza di quasi tre anni dal terremoto non è ancora stata ripristinata la cartellonistica con l’indicazione dei vari reparti, uffici ecc. nè è stata messa una provvisoria per l’utente, che molto spesso è malato, si sente perso, spaesato e va in giro come una trottola da un lato all’altro dell’ospedale solo perché non ci sono le giuste indicazioni.
In cambio ho notato una grandissima affissione di tabellonistica pubblicitaria sia all’esterno sia nelle sale di aspetto interne dell’ospedale; Immagino che fruttino centinaio di migliaia di euro per la sanità e non vadano a finire nelle tasche di qualcuno.
Mio padre che ha 83 anni è stato ricoverato per una grave anemia, dopo 10 giorni di giacenza tra un reparto e l’altro gli è stato diagnosticato un tumore tra l’esofago e lo stomaco di 2,5 cm. Il giorno dell’operazione una volta aperto, si sono trovati di fronte ad una massa tumorale grande tra un limone ed un melone e per giunta attaccato all’aorta. A quel punto lo hanno ricucito senza poter intervenire. Domanda: ma è possibile che dopo 10 giorni di costi sostenuti, facendolo girare da un reparto all’altro, inizio G8, Geriatria e infine Clinica Universitaria, una persona anziana che non è il genitore del medico o di una persona che conta, non ha nemmeno un riscontro certo sugli esami?
Da li è continuato il calvario di mio padre, dopo 3- 4 giorni gli hanno posizionato una protesi interna esofagea e dopo altri 2 giorni è stato dimesso. Dopo una settimana mio padre aveva problemi a ingoiare il cibo liquido, siamo entrati alle ore 09,30 al pronto soccorso, è stato visitato, gli hanno fatto una lastra con il risultato su un cd, si sono fatte le ore 15,00 il reparto di Endoscopia era chiuso, mio padre seduto al pronto soccorso malato e senza mangiare. Il giorno dopo ho portato personalmente il CD al Dott. Responsabile del reparto di Endoscopia, il quale ravvisava e constatava che la protesi che permetteva il passaggio del cibo tra l’esofago e lo stomaco si era dislocata, posta di traverso e l’unica maniera di toglierla era quella di un secondo intervento chirurgico, consistente nella rimozione definitiva della protesi interna ed il posizionamento di una protesi esterna, realizzata con un tubo in pvc chiamata PEG dalla quale ora viene alimentato e curato.
La bocca papà dice gli è rimasta solo per parlare e respirare, non potrà più assaporare nulla, ma la cosa che gli fa più rabbia è quella che non può neanche bere un po’ d’acqua perché vomita perfino la saliva.
Durante questi giorni di convalescenza, nel suo reparto Clinica Universitaria L'AQUILA, ho potuto notare e constatare che c’è una disorganizzazione allucinante. Sono praticamente tre reparti differenti dentro un solo reparto, con più caposale però sotto organico come infermieri. In questo reparto ci sono soprattutto pazienti con problemi molto seri, che vengono operati ed hanno bisogno continuo di assistenza, soprattutto devono essere veramente pazienti ed incrociare le dita che tutto vada bene.
Oltre alla cartellonistica che crea confusione c’è anche il problema del personale: ognuno indossa il camice del colore che vuole; si vedono portantini e chirurghi indossare lo stesso colore del camice, cosi come i medici e gli infermieri; c’è un grande spreco nei pasti, mio padre per esempio e come lui altre persone che non potevano mangiare nulla, continuavano a ricevere tre volte al giorno i pasti (chi paga?); quelli che potevano mangiare quasi tutti si lamentavano della pessima qualità dei pasti e del servizio!!
Le stanze sono sporche e fuori non è tanto meglio, c’è stata una “vomitata” parcheggiata per tutto il tempo del ricovero di mio padre e che alla fine una volta secca, è stata rimossa solo dai passanti, passandoci sopra e trasferendola con le loro scarpe dentro i reparti.
Un sabato, durante questi giorni, addirittura come qualità dell’assistenza sanitaria, abbiamo superato il “Burkina Faso” ; ero alle 14,30 all’Ospedale a dare il cambio a mia sorella che mi ricordava di stare attento affinché la flebo prevista nella cartella clinica per le 14,00 durante il cambio del turno, venisse messa a mio padre. Alle 15,00 improvvisamente si accendono le luci di emergenza e va via la luce solo dentro le camerate; sono andato prontamente presso gli infermieri a far presente ed a ricordare di mettere la nuova flebo a papà e a provvedere a risolvere il problema elettrico; dopo quasi un'ora sono andato di nuovo a sollecitare la flebo e a ricordare che eravamo senza luce, c’ero solo io come parente dentro una stanza di 4 persone, di cui 2 recentemente operate con flebo poste, e l’altra che stava facendo una chemioterapia. Alle 17,00 si sono spente anche le luci di emergenza e si stava facendo notte, sono andato di nuovo a risollecitare e sono stato accolto quasi come un marziano, mi hanno detto che loro non potevano fare nulla, e a quel punto ho chiamato il 113. Dopo altri 20 minuti mentre discutevo con il poliziotto è tornata misteriosamente la luce. Il poliziotto appena arrivato, mi chiedeva le generalità ed Io ero impegnato a fargli constatare che in Africa perlomeno hanno i campanelli a mano per chiamare aiuto, qui non c’era nemmeno questa possibilità, gli facevo altresì notare che sulla sacca di mio padre c’era scritto ore 18,00 mentre nella cartella clinica era previsto che la flebo gli venisse fatta alle 14,00.
Il problema che sia mancata la luce per ben 4 ore a mio avviso è gravissimo, visto che era stato un banale salvavita scattato.
Questo però è quello che volevo rappresentare di quello che è l’organizzazione al di fuori della politica, del grande menefreghismo, lassismo e pessima organizzazione dell’ospedale a discapito di tanta povera gente come mio padre.
La riflessione che facevo: è mai possibile che alle porte del 2012, dopo essere stati spremuti come i limoni con le tasse che per più dell’80 per cento vanno alla sanità, dopo aver pagato addizionali IRPEF ed IRAP, dopo aver pagato anche il ticket, dobbiamo avere questo servizio e incrociare le dita quando siamo costretti ad andare in ospedale?
Spero tanto che quando il nostro governatore parla di rimettere le cose al posto al più presto metti mano sulla “Qualità” sui privilegi che continuano ad averli in pochi, sugli sprechi che sono ancora tanti e che soprattutto siano i cittadini a dare il giudizio sulla qualità dei servizi erogati.
Sono indignato e oltre a dirlo, posso fare ben poco, se esisteva un Ufficio Relazioni con il Pubblico efficiente mi sarei rivolto a loro.
Mi permetto solo di dare dei suggerimenti che mi vengono dall’esperienza sanitaria dove lavora mia sorella a Budrio (Bologna) dove l’eccellenza l’hanno raggiunta con poco:
la carta dei servizi, come brochure viene data al momento dell’ingresso nei reparti, con su scritto i servizi erogati dal reparto stesso, il nome dei vari professionisti e relative cariche ricoperte sia dai medici che paramedici operanti nel reparto cui si riferisce. Viene altresì consegnato un modulo di suggerimenti e reclami da compilare prima della dimissione, da mettere in apposita buchetta sita nel reparto stesso. La direzione sanitaria è obbligata a dare risposta scritta su eventuali reclami. La carta dei servizi qui a L’aquila esiste solo sul web, forse è accessibile da qualche parte, ma non è pubblicizzata, regna una gran confusione non si sa quali figure professionali si hanno davanti, inoltre si evince una grande insofferenza da parte del personale, che lavorerà anche sotto organico, ma comunque la dignità del paziente è continuamente calpestata; non è l'utente a mio avviso che può pagare la loro insofferenza...
Un questionario sul grado di soddisfacimento dei servizi erogati, con una serie di domande sia sul personale che sui servizi, potrebbe incominciare a risolvere i problemi che gli utenti vedono e la dirigenza ignora. A Bologna inoltre sono state istituite diverse commissioni: commissione mensa, commissione pulizie, commissione sui servizi. E' stato per questo coinvolto tutto il personale (a qualsiasi livello) sono stati individuati dei rappresentanti su base volontaria, senza dare loro un centesimo in più. Tutti sono stati responsabilizzati a collaborare, se il servizio funziona meglio, si lavora anche meglio.
Mia sorella fisioterapista, fa parte con medici infermieri e tecnici della commissione igiene, ogni mese vengono controllati dei reparti a campione insieme con il responsabile della ditta delle pulizie. Viene redatto un report che viene inviato al responsabile della sicurezza e alle direzioni amministrative e sanitarie.
La commissione mensa composta da altri colleghi oltre a ricevere lamentele sia dal personale sia dai pazienti, ogni mese a campione si reca a mensa per vedere se vengono rispettati i giusti parametri. Le persone hanno necessità di essere informate ed avere dei punti di riferimento. Basta una brochure per ogni reparto, non ci vuole poi molto.Suggerisco ai manager superpagati di iniziare al più presto con queste semplici cose e toglierci il pensiero di andare a finire nel “Ghetto” del San salvatore. Nel 2012 dovremmo aspettarci qualcosa di funzionante e che si possa veramente chiamarlo Ospedale di Tutti.
Invio questo aforisma di Aristotele che è sulla porta della dottoressa di reparto e sui corridoi dove lavora mia sorella. "Noi siamo quello che facciamo ripetutamente.
Quindi l'eccellenza non è un'azione ma è un'abitudine." (Aristotele)

Patologia trattata
Carcinoma del cardias.
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