Ospedale di Bressanone

Due mesi di attesa per scoprire che il vero problema non è la mia apnea notturna, ma la totale assenza di professionalità.

Arrivo puntuale, aspetto 50 minuti. Fin qui pazienza: succede.
Entro finalmente nello studio e vengo “visitato” in pochi minuti. Il medico mi guarda come si guarda una notifica inutile. Ascolto minimo, interesse zero.

Palesemente svogliato e infastidito dalla mia presenza, mi dice che forse alle 14–15, al laboratorio del sonno, potrebbe trovare il tempo di spiegarmi qualcosa.
Peccato che l’appuntamento fosse fissato da loro alle 11 e che io, ingenuamente, abbia pensato che un orario concordato avesse un significato.

Quando glielo faccio notare, la risposta sfiora il capolavoro: non ha tempo ora perché è in ritardo con gli altri pazienti.
Le opzioni offerte sembrano uscite da una candid camera:
– tornare dopo 4 ore, perché evidentemente il mio lavoro è un hobby;
– oppure riprenotare fra due mesi, perché la salute può aspettare.

Spiego che fra tre ore devo lavorare.
Risposta? Nulla.
Quel nulla elegante che dice: “Arrangiati”.

Nessuna proposta alternativa.
Nessuna spiegazione.
Nessuna traccia di empatia.
E, ciliegina finale, nessun referto, nessun documento, nessuna prova della visita.