Pronto Soccorso Santissima Trinità
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Pessima esperienza
Chiamo l'autoambulanza verso le 12:00 del mattino circa per dei forti dolori in sede addominale, che da qualche ora andavano sempre più a peggiorare, portandomi al punto di urlare e non poter stare in piedi/camminare talmente era forte il disagio provato.
L'ambulanza arriva relativamente veloce (circa 5-7 minuti dalla chiamata effettuata), vengo caricato e portato al S.T.
I ragazzi iniziano a farmi delle domande ed io in preda ai dolori rispondo offrendo loro le mie cartelle mediche degli esami effettuati presso altri specialisti; tra queste figurano un'intolleranza al lattosio diagnosticata ormai 4 anni fa, che tratto con successo con una dieta conservativa da anni, ed una recentissima ecografia con studio delle anse addominali, che riportava un'infiammazione pronunciata del tratto sinistro e discendente dell'intestino e del colon, che presenta ispessimento delle pareti e linfonodi ingrossati. Veniva inoltre indicata nella stessa una colonscopia per accertamenti ulteriori.
A questo punto i ragazzi del soccorso cominciano a trasmettere le informazioni via chiamata, ma già mi accorgo che alcune informazioni riportate erano sbagliate, in quanto i referti delle precedenti visite mediche erano stati letti sommariamente e riportati male. Prontamente li correggo.
Nel frattempo mi fanno qualche domanda su quale cibo mangiato nelle ore precedenti avesse potuto farmi male, ed io racconto loro che tra le 12 e le 24 ore precedenti avevo semplicemente mangiato il pranzo di ferragosto, tra i quali cibi figurava del formaggio senza lattosio. Subito si lanciano in delle diagnosi a riguardo, che vedevano tale formaggio come il responsabile del problema, ignorando gli esami ecografici e il fatto che tale formaggio era stato assunto troppo tempo prima e di fatto non presentasse lattosio. Io non do molto peso alle loro parole in quanto non essendo dei medici qualificati il loro parere contava relativamente.
Appena arrivo vengo stipato in barella in uno spazio stretto vicino a degli altri codici più urgenti del mio, e da lì inizia l'inferno: sono rimasto a contorcermi dal dolore legato sul lettino per 4 ore di fila prima di poter entrare a ricevere una prima valutazione. Fortunatamente un ragazzo del soccorso è rimasto insieme a me mostrando grande empatia e disponibilità, aiutandomi a mantenere la calma in una situazione che sembrava non avere più fine.
Finalmente entro e mi viene fatto un elettrocardiogramma e misurata la pressione. A detta del medico non andavano bene i valori e si era dimostrato preoccupato per il mio stato di disidratazione (dal momento che avevo comunicato di avere avuto diverse scariche la mattina stessa) e procede per inserirmi la forcella per la flebo (mai ricevuta) sul braccio. Successivamente mi vengono fatti dei prelievi del sangue per le analisi (che non mi sono state nemmeno spiegate). Vengo accompagnato da degli altri volontari del pronto soccorso (molto gentili) in una sala e fatto sedere su una una carrozzina. Mi è stato indicato l'utilizzo del bagno qualora avessi avuto bisogno di utilizzarlo, cosa che è successa ben 7 volte, aumentando il mio stato di disidratazione ogni volta. Passo altre 6 ore buttato ad aspettare, facendo avanti e indietro dalla carrozzina al bagno, nel frattempo della flebo nemmeno l'ombra. Davanti a me un signore anziano reduce da una brutta caduta, accompagnato dal figlio, stava perdendo sangue da una ferita; il figlio spostatosi nel corridoio cercava inutilmente di attirare l'attenzione degli infermieri che passavano, palesemente ignorandolo.
Ad un certo punto passa un infermiere che, dopo avermi chiesto nome e cognome, mi invita a seguirlo in una stanza dove armeggiava con un PC; lì inizia a chiedermi del mio stato di salute, ma quando faccio per rispondere vengo bruscamente interrotto dallo stesso, che mi dice di tornare nella sala precedente in quanto non era ancora giunto il mio momento. Confuso torno nella sala ad attendere e, alla fine delle 4 ore, vengo finalmente chiamato ad essere visitato da tale specialista di cui non faccio il nome (ma se vi intrattenete in questa pagina potreste capirlo da soli). Neanche il tempo dei convenevoli che tale specialista, con modi di fare sgarbati, inizia a mettermi sotto torchio dicendo che era inutile che mi fossi presentato in ospedale se tanto sapevo di aver mangiato il lattosio il giorno prima, ripetendo effettivamente quello che avevano detto i volontari del pronto soccorso (sprovvisti di adeguato percorso formativo in medicina), e evitando con neanche troppa furbizia le mie domande a riguardo (come è possibile sia stato l'ipotetico lattosio, che non c'era, assunto il giorno prima a darmi tutti quelli effetti collaterali solo il giorno successivo? Oppure perché avessi dei crampi così forti, o perché dimostrasse di non aver nemmeno letto la mia cartella clinica), continuando a dire "che evidentemente non dovevo consumare latticini se soffrivo di intolleranza agli stessi". Successivamente mi indica di coricarmi nel lettino, e dopo aver posto le dita neanche per due secondi nel mio addome torna sbrigativo a terminare la procedura. Ad un certa, insoddisfatto del trattamento, chiedo "ha notato che negli esiti della ecografia è raccomandata una colonscopia?", con lo scopo di attirare la sua attenzione alla condizione diagnosticata nel referto medico, in modo tale che mi potesse dare chessò, delle indicazioni, indicarmi ulteriori accertamenti, darmi uno straccio di spiegazione sul perché secondo lui non ci fosse alcuna correlazione tra i forti sintomi provati e il mio stato di infiammazione cronica intestinale. La sua risposta: "la faccia la colonscopia. Di certo non gliela facciamo noi qui ed ora". Consegnato il riassunto della visita vengo bruscamente indicato alla porta di uscita più vicina.
Leggendo il referto: nessuna menzione al fatto che fossi arrivato in ambulanza o ai referti medici indicati.
Torno a casa profondamente disidratato con i crampi all'addome ancora in atto che, dopo qualche ora peggiorano, e sale la febbre. Passo tutta la notte in bianco tra crampi, nausea, dolori al basso schiena, ai reni e vomito, che (da profano) non mi paiono sintomi non proprio tipici di un'intolleranza al lattosio non rispettata.
Guarigione parziale il giorno dopo, sicuramente andrò da degli specialisti privati a fare ulteriori accertamenti. Esperienza pessima.
La mia esperienza, la prima e spero ultima
Arrivo verso le 2.40 di notte con forti dolori, già presenti da più di un'ora al lato sinistro dell'addome, con ambulanza al pronto soccorso. Premetto che a casa ed in ambulanza avevo una coperta per tenere calda la parte interessata, in modo da attenuarne in qualche modo il dolore. Mi fanno accomodare in sala d'attesa in delle sedie mobili e chiedo ai ragazzi del 118 (arrivati in un lampo) se possono procurarmi una coperta o un plaid da tenere, visto che ho giustamente dovuto restituire il loro; mi dicono che ci pensano loro ed in effetti così è stato. Passano 15 minuti e, vuoi lo sbalzo di temperatura tra casa e ambulanza, vuoi la seduta scomoda per il mio problema ed il conseguente ritorno a pieno regime del dolore che questa coperta ancora non arriva, nel frattempo mi stavo letteralmente piegando in due dal dolore. Prendo forza, mi alzo e vado a cercare qualcuno a cui chieder un qualcosa per coprirmi ed una infermiera mi dice che provvederà. Passano altri 15 minuti di agonia ed ancora nulla, riprendo coraggio e mi avvicino alla porta da dove è uscita l'infermiera, chiedendo sempre la coperta ed un lettino per distendermi visto che seduto non riesco proprio a stare. Finalmente arriva una infermiera, giovane, che mi porta in una sala (d'osservazione?) con 3 letti, mi procura finalmente un plaid (dopo 40 minuti di agonia...), io riesco a sdraiarmi un po' ed il dolore si attenua leggermente. Poco dopo è il mio turno dell'accettazione. Entro, saluto e nessuno contraccambia. Bene. Nemmeno il tempo di farmi sdraiare che la dottoressa Maria Rosaria Cau mi rimprovera in modo veemente e scortese all'ennesima potenza accusandomi di essere entrato in sala mentre c'era una paziente, cosa assolutamente non vera visto che, non conoscendo nulla dello stabile, ero semplicemente nel corridoio dove la dottoressa probabilmente visitava pazienti con la porta aperta, diversamente non mi avrebbe potuto vedere. Ed io di tutta risposta le dissi che stavo semplicemente cercando qualcuno per avere una coperta, nulla di più. La dottoressa ribatte dicendo che non dovevo aggirarmi lì ma aspettare... Eh certo, con un dolore lancinante al ventre riesco ad aspettare i comodi tuoi. Ed alla fine, innervosito dal modo di fare di questa dottoressa indispettita, dal dolore lancinante le dico, cosa che non avrei dovuto fare, con tono deciso "Stavo semplicemente chiedendo una cazzo di coperta, ho freddo e sto male! Cosa dovevo fare secondo lei? Non c'è nessuno in giro!!". E qui la dottoressa realizza di trovarsi davanti una persona che, se provocata, non le manda certo a dire. E da qui inizia con le ramanzine sull'educazione, il classico "vuole insegnarmi il mio mestiere..." che, effettivamente, non so fare ma avendo le conoscenze mediche sicuramente saprei svolgere con più cortesia. Comunque, inizia la visita, applica il gel sul cursore del macchinario per le ecografie e me lo posa sul lato destro. E con tono, molto cortese, le ricordo semplicemente che il dolore (che nel frattempo mi stava dilaniando) sta a sinistra. E la dottoressa si gira con "vuole fare lei? Vuole dirmi come lavorare?". Ed io replico con "cerchi di cambiare atteggiamento per cortesia" e lei giustamente "NO". Finita la visita, una infermiera mi inserisce la farfalla, la prima flebo, e vengo riaccompagnato al letto. Poco dopo mi vien da vomitare e riesco ad alzarmi ed andare in bagno. Mi risuccede dopo un'ora, alchè una infermiera lo nota e mi avvicina una scatola con una busta in caso dovesse ricapitare. Finita la prima flebo di antidolorifico, il dolore è sempre stabile, con l'aggiunta del bruciore di stomaco per via dei rigurgiti. Una volta finito l'anti dolorifico, mi somministrano un gastroprotettore, mi rilasso, ed il dolore effettivamente cala per una mezz'ora buona, dandomi un po' di tregua. Vengo svegliato verso le 5.00 circa da una infermiera, gentilissima e fuori luogo in quella struttura, coi capelli ricci e con gli occhiali sulla 50ina, dicendo che dovevo fare la visita urologica. Bene, mi alzo, ambulanza e via verso il reparto. Durante il trasporto verso il padiglione dell'urologia e la visita, questa infermiera ha avuto la briga di scambiare qualche parola con me, ed effettivamente mi ha fatto stendere un pochino i nervi! Che brava.. ad ogni modo, dopo 3 ore so cosa ho: renella al rene sinistro. L'urologo, gentilissimo, mi ha fatto gli auguri di pronta guarigione prima di andare via.
Tornati in osservazione vengo rimesso a letto e comunico ad un infermiere che il dolore è sempre lo stesso. E questo, per non abbassare il livello di scortesia generale, esordisce con "ma sei appena tornato dall'urologo! Come mai?". Ed io "cosa ne so, so solo che sto male" e prima di sparire mi dice "lo dico alla dottoressa..." Bene. Erano circa le 5.30. Alle 6 cambio turno. Verso le 6.20 becco una dottoressa del turno nuovo e le dico che ho ancora i dolori. E lei, come se nulla fosse, mi dice "sicuramente al turno smontante se ne sono dimenticati, adesso provvediamo". La flebo arriva finalmente dopo mezz'ora. Nel frattempo inizio ad avvertire una certa sete, non bevo un goccio d'acqua dalle 21.30 di ieri a cena, non ci faccio molto caso perché l'antidolorifico sta facendo l'effetto desiderato e finalmente riesco a riposare. Proprio mentre riesco a rilassarmi dal corridoio, si sente una persona, o la guardia o comunque qualcuno del personale parlare e ridere a voce alta praticamente davanti alla porta della sala di osservazione, e lo ha fatto per tutta la mattina sino a quando ero lì dentro; solo un incivile di prima categoria sbraita, ride e riproduce video dal telefonino ignorando la sofferenza di chi chiede solamente un po' di riposo (la sala di osservazione era piena). Finisce la flebo e mi aumenta la sete. Passa una infermiera, la chiamo e chiedo se si può avere un bicchiere d'acqua; questa si rivolge ad un altro infermiere rasato, con il pizzetto ed un orecchino subito dietro di lei dicendo "un tuo paziente chiede un bicchiere d'acqua" e questo, nel frattempo che giocava al telefonino, dice testuali "non credo proprio". Vabbè, penso io, ho problemi ai reni magari è per questo... tralascio. Passa un altro po' di tempo e la sete inizia a diventare tanta, anche perché ormai erano le 10.00 circa. Becco un altro infermiere brizzolato sulla sessantina e chiedo: "scusi, posso avere un bicchiere d'acqua? È praticamente da ieri che non bevo...". E lui "guardi se si può alzare c'è il bagno, beva da lì, noi acqua per i pazienti non ne abbiamo". Sono rimasto allibito, non aggiungo altro. Circa mezz'ora dopo vengo chiamato a visita di controllo e vengo accompagnato dall'infermiere rasato di prima che, imperterrito, continua a giocare al tetris al telefonino davanti al dottore ed al personale. Lo guardo come per chiedere cosa devo fare e questo nulla, non stacca gli occhi da quello schermo... pazzesco.
L'assistente del medico mi fa accomodare sul lettino, inizia la visita, tutto ok, mi dimettono. Una assistente mi toglie la farfalla dal braccio, mi mette un cerotto ed un pezzetto di cotone sopra il buchetto lasciato dall'ago e finalmente finisce qui il mio incubo, ore 11.15.
Mi piacerebbe tanto parlare col direttore (tale Giorgio Pia) di questa mia esperienza, la prima e spero ultima, nella struttura del Santissima Trinità. Mi informerò.
Al pronto soccorso per “fesserie”?
La Dott.ssa Perra sosteneva che non avessi nulla di patologicamente rilevante, pur avendo fitte alla schiena tanto da non poter respirare e febbre, riferendo che fossi andata al pronto soccorso per “ fesserie” come fanno in tanti, dimettendomi senza fare alcunchè, a parte somministrare un antidolorifico.
Peccato che quei dolori fossero sintomo di un tumore ai linfonodi chiamato Linfoma di Hodgkin e che se avesse provveduto a fare degli accertamenti probabilmente sarebbe stato diagnosticato prima, invece che al IV stadio. ovvero il più grave.
Incompetenza medica
Sono andata al pronto soccorso per un forte dolore al basso ventre. Dopo ore di attesa mi accoglie un medico che mi chiede cosa avessi. Gli spiego la sintomatologia, mi fa un eco all'addome superiore e mi dice che non ho nulla. E' ovvio che non ha visto nulla, replico, il dolore è in basso, non nello stomaco, ma lì non ha manco guardato. Allora mi chiede se ho le competenze per replicare quello che lui dice? Non è che ci voglia molta competenza, è come se uno andasse per un mal di denti e gli controllano il fondo schiena. Alla fine questo medico non ha saputo farmi un diagnosi..
Esperienza in Pronto soccorso
Il giorno 24 dicembre 2014 alle ore 10.30 circa, mia moglie è stata portata al P.S. del SS. TRINITA' con una autoambulanza. Entrata al PS, le è stato dato un codice GIALLO (accusava vomiti e perdita di coscienza) e da quel momento è iniziata la sua odissea. Lasciata in una barella con la somministrazione di una flebo per un paio d'ore, nonostante questa fosse ormai vuota, si presenta un'infermiera che ammette di essersi dimenticata di inserire il medicinale dentro la flebo.. quindi le viene somministrata una seconda flebo. Dopo alcune ore viene tenuta in osservazione. Ormai sono le 15.00 del pomeriggio e nessuno ancora mi dava notizie, tantomeno gli infermieri. Alle 16.30 riesco finalmente a parlare con una infermiera, alla quale avevo chiesto delucidazioni in merito alla salute di mia moglie. In tutta risposta mi fece accomodare dentro la sala dove stava mia moglie. Vi era una Dott.ssa che alla mia domanda "posso vedere mia moglie" mi ha risposto (in modo alquanto sgarbato) "è lì, ormai l'ha svegliata, la saluti e poi esca". Tengo a precisare che mia moglie non era addormentata ma stava soffrendo ancora per i dolori all'addome. Ho avuto il tempo per salutarla e dirle come si sentiva (parlo di 1 minuto e non di piu') che la Dott.ssa mi ha messo fuori dalla porta dicendomi che le visite erano dalle 19.00 alle 20.00. Io risposi che ormai ero 8 ore fuori che aspettavo nella sala d'attesa e che volevo sapere cortesemente almeno la diagnosi. In tutta risposta mi mando' fuori. Aspettai fino alle 17.30 e chiesi per la seconda volta ad una infermiera lo stato di salute di mia moglie. Mi disse che era stata mandata al reparto malattie infettive per una consultazione. A quel punto mi recai al reparto malattie infettive (ormai erano le 19.00), entrai e trovai mia moglie sdraiata in una barella. Chiesi ad una infermiera che cosa stesse aspettando mia moglie in quel lettino, mi rispose che stava aspettando l'autoambulanza per essere riportata al reparto d'osservazione del PS, e che aveva sollecitato l'arrivo della macchina piu' volte. A quel punto mi recai al P.S. dove trovai l'autoambulanza ferma lì davanti. Mi avvicinai e vidi l'ambulanziere e l'infermiere che chiacchieravano e scherzavano tra di loro. Chiesi se cortesemente potevano andare a prendere mia moglie su al reparto infettivi, perchè stava aspettando ormai da un paio d'ore. In risposta mi dissero che loro prendono ordini dal medico e non da una semplice infermiera. A quel punto bussai alla porta del triage dove poco dopo mi aprì un'altra infermiera. Le raccontai quanto accaduto e mi disse di non preoccuparmi che ci avrebbe pensato lei. Infatti poco dopo l'ambulanza partì, per andare a riprendere mia moglie. Finalmente allo scoccare della 11° ora d'attesa, vidi mia moglie uscire con il foglio del P.S.
Questa storia sta a significare la poca correttezza e professionalità delle persone preposte al P.S.
AVEVANO RAGIONE LE PERSONE NELLA SALA D'ATTESA QUANDO ENTRAI E MI DISSERO: BENVENUTO ALL'INFERNO.. QUESTO A DISCAPITO DI TUTTE QUELLE PERSONE MEDICI E INFERMIERI CHE AMANO E SVOLGONO IL LORO LAVORO DEDICANDOSI IN MODO ECCELLENTE, ALTAMENTE QUALIFICATO E PROFESSIONALE.
Sconsiglio questo pronto soccorso.
Ci sono stato 2 volte:
una decina d'anni fa per una caduta dalla moto: dopo un'attesa di un paio d'ore vengo visitato in modo molto sommario e non mi viene fatta neppure una rx della caviglia dolorante.
Un'altra volta ho accompagnato mio padre e, oltre a non aver ricevuto assistenza in quanto c'era una fila interminabile e troppo poco personale per consentire di andare ad una velocità normale, ho pure litigato con la guardia giurata ed altra gente di "servizio" lì che consigliava, senza alcun titolo, di andare dalla guardia medica perchè secondo loro, che non avevano ovviamente alcuna competenza medica, mio padre non era da pronto soccorso.
Pronto soccorso is mirrionis: non ci sono parole
Oggi (sabato) - n.b: giá stati dal medico curante ieri, fatta l'impegnativa per ecografia ginecologica (prenotata in struttura privata per settimana prossima)- siamo andati al pronto soccorso per effettivi dolori lancinanti e nausea. Ingresso h 11.00 del mattino e alle 18.00 (nb: senza mangiar nulla data la nausea) e dopo aver passato 7 ore tra la sporcizia, ci siamo arresi e siamo tornati a casa perchè la mia compagna era in lacrime per i dolori, la fame, lo stress e la necessitá di andare in bagno.
...però ne sono passate di spine nel dito, sbucciature di ginocchia... bruciature da troppe ore al sole... E il bello è che tanto avranno sempre e comunque ragione loro...
Criteri di assegnazione ai reparti
Una congiunta con acidosi respiratoria viene mandata in medicina nonostante in pneumologia ci fossero posti liberi, e questo secondo quale criterio? Allora visto che i medici sono medici in tutti i reparti, mandiamo una minaccia di aborto in dermatologia, tanto ci sono medici....
Mai più
Incinta al sesto mese, resto bloccata con dolori fortissimi alla schiena. Accettazione e codice verde, io sono paziente e penso che mi visiteranno presto. Non riesco nemmeno a sedermi, sono le undici del mattino... ma penso che passera un po' di tempo. Invece di ore ne passano otto! Incinta, in piedi e a digiuno... avrei dovuto chiamare i carabinieri, altro che aspettare educatamente. Pessimi, sgarbati, ambiente sporco. Mai più nella vita ci metterò piede.
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