Urologia Policlinico Bologna S. Orsola Malpighi

 
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Dimissioni affrettate

Mio padre 92enne, con ematuria da 10 giorni, è stato ricoverato un sabato sera e, senza alcun accertamento, sta per essere dimesso nelle medesime condizioni. Una vergogna, mai vista in questo ospedale.

Patologia trattata
Ematuria grave.
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Mai trattati così...

Mi riferisco al “Reparto Urologia Martorana degenza a 5 giorni- Padiglione 1 Via Palagi 9” dove il mio compagno, 76enne già operato di prostata dal prof. Martorana anni fa, con attualmente problemi di idrocele e infezione in atto resistente ad antibiotici, è stato trasportato dal pronto soccorso del Sant’Orsola dopo una intera giornata d’attesa, essendo comunque accudito fino a quel momento da personale cortesissimo.

Viceversa nel padiglione di via Palagi 9, all’esatto opposto, mi ha lasciato letteralmente allibita la scortesia, la supponenza, l’insofferenza e la straordinaria maleducazione di certo personale infermieristico con cui abbiamo avuto a che fare.

Sui medici il giudizio è migliore, anche se abbiamo rilevato un discreto scoordinamento tra pronto soccorso e reparto, e tra recente visita nello stesso ambulatorio e dati riguardanti il paziente evidentemente non computerizzati e disponibili. Insomma, un discreto pasticcio che, se non corretto e suffragato dal familiare presente, poteva forse creare problemi.

Ma parte il lavoro dei medici, i tempi di attesa per le visite sono lunghissimi e intanto ci si ritrova per ore e ore in balia di personaggi tutt'altro che adatti ai rapporti col pubblico, ancorché umani in particolare…
Se scrivo – a botta calda e veramente molto, ma molto indignata - è perché costoro, che in tempi di crisi hanno la ormai rara fortuna di avere un posto di lavoro - posto pagato da tutti noi e tengo a sottolinearlo! – questa gente, insomma, credo debba essere prontamente esortata dal responsabile superiore del reparto (suppongo lo stesso professor Martorana) a cambiare in fretta registro, perché il loro comportamento è assolutamente inadatto al servizio che dovrebbero prestare a persone che non sono: né numeri o cose senz’anima, né scolari da rimproverare con tirate d’orecchio, né minus habentes alla mercé della altrui “superiore” intelligenza e volontà.

A supporto di quanto detto, riporto alcuni esempi di questi comportamenti maturati in soli due giorni di degenza… giudichi chi legge, e se c’è bisogno, chi di dovere ha la mia mail non certo anonima…

1) L’altro ieri l’altro sera alle 19 e 30 il mio compagno, seduto e sfinito dopo un giorno d’attesa in pronto soccorso, stava aspettando il suo turno per la visita davanti all’ambulatorio di urologia del Padiglione suddetto. Era passata l’ora di cena e una inserviente arriva con un enorme carrello pieno di vassoi sporchi che lascia – non credevo ai miei occhi! – a pochi centimetri dal mio compagno, che lei aveva visto benissimo, in modo tale da ‘imprigionarlo’ stretto tra muro e carrello. Cerco di dirle qualcosa, ma quella è già andata oltre nel corridoio lasciando il carrello lì dove è. Temporeggio qualche minuto e poi, visto che la ‘signora’ non torna, mi permetto di scostare il mega-carrello quel tanto da salvaguardare almeno l’IGIENE se non il DECORO di quello che è ancora e a tutti gli effetti un ESSERE UMANO!
Dopo dieci minuti buoni, la ‘Signora’ rientra da chissà dove. Non le dico niente: mi interessa aver risolto il mio problema e sono in allerta per la visita. La ‘signora’ invece - chissà perché eh? chissà! - si rivolge subito a me, torva, rimproverandomi severamente di avere spostato il carrello. Mi salva la chiamata dall’urologo, faccio spallucce e la chiudo lì.

2) Ieri nostra figlia è stata anche lei rimproverata sgarbatamente perché nell’uscire, passando davanti alla guardiola e avendo sentito le infermiere che compilavano la cartella di suo padre, del quale stavano pronunciando ad alta voce nome e cognome, si è 'permessa' di fermarsi e aggiungere un’ informazione che stimava necessaria. Non lo avesse mai fatto! In gran malo modo, le infermiere le hanno detto che non doveva ascoltare e l'hanno invitata ad andarsene via. Mia figlia, sbalordita, ha chiesto gentilmente ragione di ciò. E le infermiere ' Questioni di privacy! E se riguardava qualcun altro, ci hai pensato!?' ' Se riguardava qualcun altro avrei tirato dritto senza interessarmi' ha risposto mia figlia. No comment…

3) Sempre la ‘Signora dei vassoi’ ieri sera a cena ha sbrodolato il mio compagno nel portargli via il piatto e ha commentato…’Ci pensa lei a sistemarsi, vero?’ 76 anni, febbre, noi non c’eravamo…devo commentare o basta chiedervi se vi piacerebbe per vostro padre o vostra madre un trattamento del genere?!

4) Ultima chicca: stamattina alle 7 e 28 ero seduta accanto al letto del mio compagno. Eravamo dunque ancora in perfetto orario di visita, quando mi sento dare quattro belle pacche sulla spalla destra ( giuro!) e una voce maschile mi pare partenopea da dietro, che ordina stentorea: 'Fuori signora che dobbiamo fare la camera!'… *_* ma come si permette questo di mettermi le mano addosso?!

In totale:

Mai stati trattati così dal personale paramedico di nessun reparto di nessun ospedale!
Mai stata trattata così neppure io dentro al ‘mio S.Orsola’- ( dove hanno lavorato mio padre e altri parenti medici, dove sono nata e dove ho partorito nell’86 con un’ostetrica eccezionale come l’Albertina! )
Un ospedale che era un vero gioiello, anche per il comportamento del personale!
Che vergogna, che tristezza…
Adesso capisco perché lo scorso anno mi era stato consigliato di andare in Lombardia per il mio intervento, dove mi sono trovata benissimo… IO BOLOGNESE!!!

Morale da ricavare da tutto ciò:

La gente dovrebbe farsi sentire, come sto facendo io. Altroché stare sempre zitti noi bolognesi, perché di certo non sono l’unico esempio dell’aver subito un comportamento inaccettabile da parte di certo personale in certi reparti.
E anche perché è ora che BOLOGNA torni ad essere quello che era anche in campo ospedaliero pubblico.

Dulcis in fundo, sentendoci pure dire da un infermiere che se ce ne andavamo ‘nulla ostava’ e anzi per loro era meglio… siamo andati in casa di cura.

Sì certo, in una bella casa di cura con gente educata.
Ma non è giusto che le cose stiano così per chi non può permetterselo!
A Bologna del ‘Liber Paradisus’, poi..

Patologia trattata
Idrocele e infezione in atto in paziente anziano.
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