Ipertensione Ospedale Padova

 
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Mi hanno rovinato la vita

Salve, sono Gabriele, un ragazzo di Brindisi, ed ho 18 anni.
La premessa è che, senza l'amore della mia famiglia che mi ha dato la forza per sopravvivere a tutto questo, ora non sarei qui a scrivere, quindi vorrei ringraziare col cuore i miei genitori e mio fratello.
Nel marzo del 2012 (a 15 anni) abbiamo casualmente scoperto, provando uno sfigmomanometro, che avevo la P.A. altissima e asintomatica, con valori di 185/90.
Sono stato ricoverato ad aprile nel reparto di endocrinologia dell’ospedale di Brindisi, dove sono stato sottoposto a controlli cardiologici, ematologici, oculari e alle ecografie ai reni, ai surreni e alla tiroide. Non avendo i medici riscontrato alcun problema, sono stato dimesso dal reparto con diagnosi da definire. Prima del ricovero in ospedale, avevo già effettuato controlli cardiologici e l’ecografia a tiroide, reni e surreni presso lo studio Calabrese a Cavallino (LE). Dai controlli effettuati presso questo studio e in ospedale non era emerso nulla, ma già in quelle ecografie, un occhio esperto, avrebbe notato la differenza tra i due reni (il sinistro molto irrorato, mentre il destro poco).
Durante l’estate la P.A. è stata tenuta sotto controllo con “Giant” e alla fine di agosto sono stato visitato dal dottor Quirico Capellini, endocrinologo di Mesagne (BR). Quest’ultimo, non avendo riscontrato nessuna patologia, ha consigliato di sospendere “Giant” e di rivolgerci al centro universitario di Pisa.
La P.A. senza la terapia con “Giant” sembrava tenere bene, con valori di 125/75.
Mentre decidevamo a chi rivolgerci, una sera di ottobre ho avuto una fortissima tachicardia. Ci siamo recati al pronto soccorso dell’ospedale di Brindisi, dove hanno riscontrato una P.A. di 200/100 e hanno deciso per il ricovero nel reparto di pediatria. Neanche il cardiologo pediatra, il dott. Rosati, ha riscontrato alcun problema, ma ha preteso un’ecografia renale eseguita da un nefrologo.
La nefrologa che ha effettuato l’ecografia, la dott.ssa Schiavone, ha subito notato che il rene destro era sofferente, un po’ diverso dall’altro. Ha deciso di approfondire i controlli con un’angio-tac, che ha evidenziato una stenosi renale destra per cui l’arteria a ridosso dell’aorta e per un lungo tratto era sottilissima.
I medici dell’ospedale di Brindisi ci hanno spiegato che per questa stenosi la dilatazione non sarebbe stata possibile. Essendo l’arteria ricoperta di materiale fibroso, perciò molto resistente, bisognava effettuare un intervento di by-pass. Abbiamo cercato il miglior chirurgo vascolare, con la speranza che a Brindisi avessero sbagliato e si riuscisse ad evitare il by-pass. A Padova c’è il miglior chirurgo vascolare di tutta l’Europa (così si dice), il prof. Grego, al quale abbiamo inviato il dischetto dell’angio-tac. Stranamente il prof. Grego non ha voluto neanche visitarmi, ma ci ha consigliato di rivolgerci al prof. Gianpaolo Rossi, endocrinologo, anche lui di Padova, col quale aveva già discusso circa la mia stenosi.
A dicembre 2012 siamo finalmente andati a Padova dove, in seguito a visita privata, mi ha fatto ricoverare nella clinica medica IV, di cui è direttore, per tentare la rivascolarizzazione del rene. L’intervento di dilatazione è stato effettuato con una pressione di 14 atmosfere dal prof. Diego Miotta, radiologo interventista.
Siamo tornati a Brindisi e l’intervento sembrava riuscito. La P.A. sembrava controllata, ma in pochi giorni ha cominciato a risalire con valori di 145/70.
A gennaio ci siamo recati di nuovo a Padova e l’ecocolor-doppler evidenziava una re-stenosi dell’arteria renale destra. Lo stesso giorno si è tentata una nuova dilatazione: il prof. Miotta ha insistito effettuando sull’arteria una pressione di 17 atmosfere, non ottenendo nessun risultato. Hanno perciò usato un cutting balloon, senza informarci dei rischi di questo tentativo.
Apro una piccola parentesi: >
Durante l’operazione (ovviamente) l’arteria è stata lesionata causando un’emorragia interna. Per riparare questa lesione, però, serviva uno stent, che non avevano, e sono andati a prenderlo da un altro ospedale. Sono stato un'ora ad aspettare quel dannato stent, con delle lame infilate nell'arteria (quelle del cutting balloon che non potevano rimuovere, perchè fungevano da tappo provvisorio per l'emorragia).
Finito l'intervento, il dottor Giampaolo Rossi è uscito dalla sala operatoria dicendo ai miei genitori che era tutto ok, e che c'era stata solamente una "lieve emorragia" dovuta al cutting balloon.
Sono stato ricoverato a Padova per 12 giorni, avendo per le prime 24 ore dolori atroci e insopportabili, e per più di una settimana febbre fortissima fino a 40°C, curata con 2 diversi antibiotici al giorno. Si è dovuti ricorrere alla trasfusione di 2 sacche di sangue per farmi riprendere e riportare a livelli accettabili l’emoglobina.
Col passare dei giorni, parlando col prof. Miotta, ci siamo tranquillizzati, perché ci ha spiegato che l’errore era successo cercando la soluzione migliore. Ormai lo stent era lì e avrebbe aiutato quel rene a vivere al meglio per il maggior numero di anni… questa è la spiegazione che ci veniva data.
A febbraio siamo tornati a Padova per la terza volta per fare la scintigrafia. Nessun risultato ci è stato anticipato al termine dell’esame.
Alla fine di febbraio, per telefono, ci è stato comunicato quello che ERA STATO TACIUTO e che I MEDICI DI PADOVA GIA' SAPEVANO NELL'IMMEDIATEZZA DELLA LESIONE DELL'ARTERIA. L’emorragia e i conseguenti trombi avevano causato sin da subito LA PERDITA DEL RENE. I medici sapevano tutto anche perché, il giorno dopo la procedura di angioplastica, ero stato sottoposto all’angioTC addome e all’ecocolor doppler renale di controllo.
E visionando con un radiologo amico (a Brindisi) le immagini del momento dell’emorragia, si vedono chiaramente i trombi che entrano nel rene e ne bloccano il funzionamento.
In seguito abbiamo capito, da una serie di fattori, che a Padova, senza avvisare e SENZA FAR FIRMARE ALCUN CONSENSO INFORMATO, FACENDO RISCHIARE LA VITA AD UN RAGAZZINO DI 16 ANNI, hanno tentato una dilatazione che già sapevano impossibile su una stenosi di tipo raro.
Ora, PER COLPA LORO, SONO COSTRETTO AD ASSUMERE 4 MEDICINALI AL GIORNO PER TENERE SOTTO CONTROLLO LA PRESSIONE: Adalat Crono 60mg, Lobivon 5mg e Triatec 5mg mattina e sera.
Ma la cosa che mi fa infuriare più di tutte, è che ora le mie difese immunitarie sono bassissime, persino a distanza di 2 anni! Non posso subire alcun colpo d'aria, non posso sudare troppo o qualsiasi altra cosa, perchè mi debilito all'istante. Più volte alla settimana sono con il raffreddore, con debolezza e con altri svariati malanni. Io, che sono sempre stato un ragazzo resistente e temperato, ora MI RITROVO A NON POTER FARE QUASI PIU' NULLA!

Ora concludo ringraziando chi ha avuto la pazienza di leggere ciò che ho scritto, e con la speranza che la mia esperienza non sia stata vana, ma che possa essere stata utile a qualcuno nella decisione per la propria salute.

Patologia trattata
Rara stenosi all'arteria renale destra.
Voto medio 
 
1.0
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
1.0
Servizi 
 
1.0

Incuria

Mio padre è stato ricoverato nel suo reparto, clinica medica 4. Credendo di trovarsi tra colleghi amici si è affidato completamente a loro. I problemi non erano i colleghi professori, ma le infermiere-i che lo trattavano (pur conoscendolo perfettamente visto che era in reparto ogni giorno da professore con uno scodazzo di specializzandi), come un qualunque paziente. Visto che di solito era mio padre, il prof. Mormino, a portare gli specializzandi ogni mattina a fare il giro dei pazienti, quindi suggeriva agli infermieri come comportarsi, e la terapia adeguata per ogni paziente perché lui li aveva tutti a cuore. Quando è successo a lui di essere ricoverato per una grave patologia, i medici, suoi colleghi, si sono eclissati. Gli stessi infermieri improvvisamente si sono fatti aggressivi, dovevamo combattere ogni giorno per battibecchi inutili e soprattutto dannosi per papà, che ascoltava tutto. Che schifo sentire un'infermiera, a tre giorni prima della morte di papà, dire ad una collega " Ascolta, e questa novità quanto deve durare? " (in dialetto veneto naturalmente). Soltanto perché papà ci teneva all'igiene ed un po' di acqua era uscita dalla doccia... e... basta così, è troppo doloroso per me continuare.
Evitate di svolgere un lavoro che non vi soddisfa.

Patologia trattata
INFARTO.
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