Ginecologia Ospedale Pescara
Recensioni dei pazienti
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La peggiore esperienza della mia vita
Niente da dire sui tre dottori che mi hanno visitato, ma all'equipe infermieristica che è in prima linea in contatto diretto con i pazienti se io potessi davo 0 invece di 1. Non esiste comunicazione tra loro, siamo semplicemente abbandonati dopo l'intervento. Nel mio caso ho sofferto dolori atroci dopo l'isterectomia in laparoscopia, nemmeno con i miei due cesarei precedenti che sono più invasivi, io non ho sofferto come ho sofferto in questo ospedale. Non hanno seguito un protocollo per il dolore, io avevo dolori atroci durante la notte e dopo un intervento del genere una delle infermiere mi ha dato tachipirina! Quando ho chiesto un altro analgesico semplicemente ha negato la possibilità di darmelo dicendo che dovevo portare pazienza. Dopo 30 minuti ho chiamato di nuovo perché stavo impazzendo dal dolore e un'altra mi ha risposto perché non l'avevo chiamata prima così certamente mi dava altro per dolori. Allora una mi aveva detto che non si poteva dare altro, e l'altra mi ha detto perché non l'avevo chiamata prima. Zero protocollo, zero empatia e zero comunicazione. Io avevo un piccolo asciugamano per tenere in bocca e stringere i denti per supportare il dolore, così non disturbavo le compagne di stanza. Assurdo, sono uscita traumatizzata di questo reparto. Sono una sanitaria anch'io e mai in vita mia mi sono comportata così con i miei pazienti. Per quanto io lavoravo costantemente con dolori dovuti all'endometriosi non ho mai ignorato le necessità dei miei pazienti. L'empatia non c'era verso il paziente ma le risate e chiacchiere nel loro ambulatorio c'erano eccome. La sanità abbisogna urgentemente di aggiornamenti sull'umanizzazione ospedaliera, un paziente che si sente seguito con rispetto e attenzione è più sicuro, e la guarigione avviene in modo naturale e non traumatica. Io in questo posto sono quasi andata fuori di testa, questo non è successo grazie al mio marito che mi ricordava costantemente che lui c'era e che anche le nostre bimbe mi aspettavano per abbracciarmi. Un posto da dimenticare.
Nido senza empatia
Mia moglie ha partorito la 2° volta a Pescara perché la nostra ginecologa è bravissima la Dott.ssa Melchiorre è una meraviglia, come anche la nostra ostetrica.
Purtroppo usciti dalla zona Parto il nido è davvero scioccante, ci eravamo preparati già dopo la prima volta che è stata scandalosa. Per fortuna qualcuna di brava e carina c'è ma fossi io il direttore di quel reparto avrei cacciato fuori più della metà delle persone che ci lavorano. Non hanno entusiasmo, non hanno il tatto con le mamme, non hanno empatia, non comprendono le esigenze delle neomamme e dei bimbi. Da papà ho assistito a scene vergognose verso mamme che nemmeno conoscevo, un modo di parlare verso di loro a dir poco cafone e irrispettoso in un momento dove loro psicologicamente non sono al meglio è facile comportarsi così. Uno scempio che non merita il nostro ospedale in quanto la parte ginecologia ed ostetrica funziona molto bene!
Parto cesareo, un reparto da dimenticare
La mia esperienza presso il reparto, in occasione del parto, è stata terrificante.
Con cesareo programmato mi reco in ospedale per il ricovero (secondo prassi a digiuno e senza assumere liquidi dalla sera antecedente), vengo accolta con un: "Lei oggi deve partorire? Ma non me lo hanno scritto nel programma. E' sicura?" ma questo è solo l'inizio.
Vengo letteralmente dimenticata e "buttata" su un letto vuoto dal mattino alle 7.00, ogni mio tentativo di ricevere informazioni su quando avrei partorito ha suscitato lo stesso stupore misto a menefreghismo come se aspettare lì, impalata, terrorizzata, stranita, fosse la prassi.
Il bagno in camera era senza acqua calda, senza luce e sporco da chissà quanto tempo ed il mio letto alto e non calibrato per tutta la mia degenza in ospedale come se non si fossero accorti che la sua altezza non era compatibile alla mia statura.
Per farla breve sono stata portata in sala operatoria alle 17.00 del pomeriggio ed ho messo al mondo la mia bambina.
Qualche ora dopo sono stata assalita da una sete incontenibile ma essendo alla mia prima esperienza non avevo portato con me l'acqua dunque mi sono permessa di chiederla all'infermiera la quale mi ha risposto: "C'è la macchinetta in corridoio"! (Ora mi chiedo, con i punti ed un catetere avrei sfidato chiunque a riuscire ad alzarmi ma all'epoca non proferii parola perché per me era la prima volta e mi hanno fatta sentire in errore facendomi credere che la mia era una richiesta inopportuna).
Tutti totalmente privi di empatia, sgarbati, freddi, inumani!
Avrei molto altro da dire ma credo sia abbastanza per scoraggiare qualunque giovane donna a vivere qui quella che dovrebbe essere una delle esperienze più belle della propria vita e non un incubo interminabile che ti fa contare i secondi per fuggire da quel posto.
Pessima esperienza
Ho dato alla luce il mio primo figlio all'ospedale di Pescara e ho rischiato di morire per la negligenza di tutto il personale medico ed infermieristico. Sono stata salvata dall'equipe medica della terapia intensiva della cardiologia, cui devo la vita. La mia personale esperienza è stata terrificante!
19 anni fa
Sono una ragazza che ha avuto la MALEDETTA SFORTUNA di finire nelle mani di incompetenti! Nata prematura, a soli 6 mesi e 1 settimana con un parto di assoluta urgenza, ho sofferto di ipossia (cioè mancanza di ossigeno). Tutto grazie a qualcuno che ha tanto voluto aspettare, aspettare e ancora aspettare non so per quale assurdo motivo, ritardando così un parto che andava eseguito all'istante. Poi è stato fatto, ma quando ormai era troppo tardi per evitare una paresi degli arti inferiori, con forte ipertono, che tutt'ora mi porto (tra l'altro nella disorganizzazione più totale). Ho recuperato davvero moltissimo con un percorso di 19 anni lungo e tortuoso, arrivando a livelli che nessuno si aspettava io riuscissi mai a raggiungere; devo riconoscere che sarebbe potuta andare anche peggio (quindi nella sfortuna ritengo di essere stata parecchio fortunata). Ma la lesione c'è e resta. La mia rabbia scaturisce non tanto per ciò che mi è stato riservato senza aver potuto scegliere, quanto per il cammino complicato e le sofferenze della mia famiglia, che ha affrontato insieme a me e per tutti coloro a cui viene negata la possibilità di vivere un'esistenza normale e tranquilla.
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