Oncologia Policlinico Umberto I

 
3.8 (20)

Recensioni dei pazienti

4 recensioni con 2 stelle

20 recensioni

 
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1.8
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Assistenza 
 
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4.0
Servizi 
 
1.0

Pessima esperienza

Mio padre è stato seguito dalla dottoressa Mezi. È stato in cura per più di un anno. Nel mese di novembre le condizioni peggioravano sempre di più e passando per il pronto soccorso è stato ricoverato. Far passare un paziente oncologico per il PS è già di per sè assurdo. Comunque, dopo 10 giorni di ricovero l’hanno dimesso con una cura del dolore sbagliata (applicare il cerotto di morfina su un paziente pelle e ossa è come non averlo fatto), il cancro ormai aveva raggiunto gli organi primari, sapevamo perfettamente che se ne sarebbe andato da lì a poco. Volevamo solo non vederlo soffrire. Dimetterlo, prescrivendo dalla Mezzi una terapia attiva, non ci ha permesso di attivare le cure palliative nei tempi corretti. Proprio così, la dottoressa, la sua oncologa, gli ha prescritto ancora una volta un farmaco chemioterapico. Così siamo tornati a casa scoperti dall’assistenza domiciliare. L’ultimo mese di vita del mio amato papà è stato un calvario, il dolore non era gestito, siamo rimasti soli a cercare di aiutare, soli ad affrontare il dolore, soli nel cercare di alleviare (non riuscendoci) il dolore di papà. Esperienza che non auguro a nessuno. La dottoressa è rimasta sempre distante, mai un momento di empatia, non avevamo neanche il suo numero in caso di emergenza. Quando mio papà ha avuto bisogno di essere visitato nei mesi di settembre- ottobre per i dolori che aumentavano giorno per giorno, veniva rimandato a casa dopo la prescrizione dei soliti medicinali che non stavano facendo effetto; non veniva visitato, leggevano le carte e rimandato a casa. Il rapporto con il paziente è stato inesistente. Mio padre è morto i primi di dicembre con dolori fortissimi.

Patologia trattata
Cancro del colon retto.
Voto medio 
 
1.5
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
1.0

Neoplasia esofago

La mia opinione è sicuramente una goccia nel mare, ma se in qualche modo può essere d'aiuto nello scegliere da chi meglio farci curare o far curare i nostri cari, ben venga. Mio padre è da marzo che combatte il cancro all'esofago, con chemio e radioterapia. Per la radioterapia nel reparto del professore Tombolini, all'Umberto 1 di Roma, è stato seguito con cure amorevoli (non dal professor Tombolini che superficialmente, dopo una visita, non gli ha riscontrato una polmonite in corso causata proprio dalla Radioterapia e dall'aggiunta di più radio eseguite), da medici come un bravissimo dott. Rubini, che ha seguito con professionalità e cuore mio padre. Dopo è passato dalla dott.ssa Flavia Longo, che da luglio (oggi è gennaio) ancora non ha iniziato la chemioterapia, mentre il male, ridotto dalla Radioterapia, è ricresciuto notevolmente. Una dottoressa che non prende con il cuore i suoi pazienti, rimanda, non le importa se i pazienti provano a chiamarla, dice di chiamare per gli appuntamenti e passa tempo..
Cambiate e non fidatevi.

Patologia trattata
Neoplasia esofago.
Voto medio 
 
1.5
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
2.0
Servizi 
 
1.0

Carcinoma polmonare

Nel settembre del 2009 fu diagnosticato a mio padre un carcinoma polmonare. Fu operato presso l'Umberto I e a seguire fu preso in carico dal reparto di oncologia per la chemioterapia. La dottoressa Flavia Longo, molto umorale e scostante, dopo un primo periodo iniziò a disinteressarsi completamente, facendo passare mio padre tra le mani dei vari praticanti di turno. Mio padre tuttavia era restio a cambiare perché aveva fiducia (del tutto mal riposta) nella Longo e, conoscendo l'importanza dell'aspetto psicologico, non abbiamo insistito. A marzo la tac rivela metastasi cerebrali. La dottoressa Longo con poche parole ci liquida dicendo che la situazione é sotto controllo e che occorre fare la radioterapia. Ovviamente nella nostra incompetenza in campo medico ci sentiamo confortati, pur non avendo illusioni di sorta pensiamo che la situazione sia grave ma stazionaria. Prenotiamo perfino una casa al mare per qualche giorno. A fine giugno mio padre cade e si frattura il bacino. Nei giorni successivi si verifica un tracollo impressionante. Tentiamo di contattare a telefono la Longo, e per una intera mattina nessuno risponde. Inviamo perfino un fax ma niente. Dopo ore riusciamo a contattarla tramite up. Molto brusca e sgarbata, alla descrizione della situazione di mio padre replica dicendo solo di sospendere la Navelbine. Poco dopo liquida mio padre tramite e mail (!!!!) dicendo che data la situazione è conviene rivolgersi a un ospedale vicino (noi risediamo a Sora). Rivoltici presso l'ospedale di Sora, troviamo presso i nostri oncologi chiarezza, umanita' e competenza. Dopo una semplice auscultazio del torace e palpazione dell'addome (MAI effettuate a Roma in cinque anni di visite costanti, in cui si limitavano a scrivere ricette a testa bassa) e dopo la lettura della relazione redatta a Roma a marzo, ci dicono che mio padre è in fase terminale e che l'aspettativa di vita non supera i tre mesi. Restiamo sgomenti perché, pur essendo consapevoli della situazione generale, nessuno a Roma ci aveva fatto capire chiaramente le cose. Pessima esperienza. Non voglio entrare nel merito delle compete professionali della Longo, ma quanto a deontologia professionale è criticabile da ogni punto di vista.

Patologia trattata
Carcinoma polmonare.
Voto medio 
 
2.3
Competenza 
 
3.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
1.0

PESSIMA ESPERIENZA

Mi chiamo Matteo, ho 32 anni. Ho una mamma divorziata di 53anni e una sorella di 25.
La mia esperienza con la dottoressa Flavia Longo inizia per mia madre nel marzo 2012, a seguito della diagnosi di un carcinoma polmonare.
Analisi approfondite rivelavano in seguito che si trattava di un carcinoma neuroendocrino a grandi cellule scarsamente differenziato.
Sottoposta a 5 cicli di chemio con Cisplatino + Etoposide e radioterapia cerebrale e linfonodale, arrivammo a fine maggio.
Fino a questo momento la dottoressa si è sempre mostrata disponibile, anche se molto carente dal punto di vista dell'assistenza (COME PUO' UNA ONCOLOGA ESSERE REPERIBILE SOLO FINO ALLE 15.00?).
Preso atto del mancato arresto della malattia, viene quindi prescritta una terapia a casa con Hycamptin da eseguire a cicli di 3 compresse ogni 21 giorni.
Nonostante marcatori tumorali in discesa e effetti collaterali dell'Hycamtin minimi, da ottobre mia madre inizia ad accusare forti dolori alla schiena.
Giorno dopo giorno al dolore si aggiunge una crescente difficoltà motoria, che ci spinge verso il pronto soccorso del policlinico, nella sciocca convinzione che qualcuno dal reparto sarebbe sceso per vedere mia madre e per parlare con noi familiari. Dopo 7 ore di attesa, abbandonata su una barella nonostante le nostre richieste, nessuno si è preso la briga di chiamare il reparto e mia madre è stata visitata dai medici del pronto soccorso, che l'hanno liquidata con una lastra (dall'esito negativo) e la prescrizione di una risonanza magnetica lombo-sacrale con contrasto, per verificare ciò che era impossibile vedere con una lastra.
Effettuiamo quindi per via privata la RM (c'era da aspettare un mese al policlinico), che evidenzia una forte osteoporosi (mai diagnosticata prima), la frattura di due vertebre e due sospetti noduli al midollo per i quali viene suggerita una scintigrafia ossea.
Comunicati gli esiti alla dott.ssa Longo, visti i dolori e le allergie di mia madre (FANS, PENICILLINA, MIORILASSANTI), ci viene prescritto CoEfferalgan e una RX ORTOPANORAMICA che evidenzia una forte trasparenza ossea.
Preparati per il peggio, cerchiamo di stringere i denti in attesa della TAC total body prescritta in agosto dalla stessa Dott.ssa; TAC che avrebbe dovuto essere eseguita oggi e che avrebbe dovuto chiarire il reale stato di avanzamento della malattia, gli effetti delle terapie, le sopraggiunte complicazioni dovute all'osteoporosi e la reale entità dei due noduli diagnosticati.
Le difficoltà di mia madre nel deambulare ci hanno portato ieri a richiedere per via privata il trasporto in ambulanza fino al policlinico. Per precauzione avevamo anche avvisato il reparto, che prontamente ci aveva risposto di portarla al pronto soccorso.
Sorpreso da questo evidente SCARICO DI RESPONSABILITA', abbiamo volutamente deciso di andare al policlinico stamattina, così che la Dottoressa potesse prendere visione in prima persona della situazione, convinti che ci avrebbe quantomeno comunicato IN VIA UFFICIALE la fine della terapia e magari anche consigliato dove andare, vista la nostra totale inesperienza. Essendosi affidata alla Dottoressa Longo, mia madre era scioccamente convinta di meritarsi le sue attenzioni.
Arrivati in ambulanza stamattina, e saliti in reparto, siamo invece stati accolti a brutto muso tra le ire della DOTTORESSA, che invece che accompagnarci DOLCEMENTE verso la fine del nostro percorso, CI HA SBATTUTO LA PORTA IN FACCIA.
Vorrei sottolineare che tutti in famiglia siamo sempre stati perfettamente consci della situazione e che nessuno si aspettava miracoli dalla Dottoressa.
Quello che però ci ha sorpreso è stato l'atteggiamento INDISPONENTE e INSENSIBILE della dottoressa, che non ha certo preso per mano UNA SUA PAZIENTE.
Mia madre avrebbe solo avuto bisogno di chiarezza.
Sarebbe bastato parlare.
Sarebbe Bastato ammettere il FALLIMENTO DELLA TERAPIA.
Mi rendo conto delle difficoltà in cui la dottoressa svolge il suo lavoro, del numero impressionante di persone che segue, delle carenze della struttura in cui lavora, MA MIA MADRE AVEVA RIPOSTO IN LEI TUTTE LE SUE SPERANZE.
LA DOTTORESSA NON HA AVUTO IL MINIMO TATTO, NON HA AVUTO IL MINIMO RISPETTO VERSO CHI CONTAVA SU DI LEI.
E' stata ARROGANTE E CI HA ABBANDONATO A NOI STESSI.
SONO SOLO IN QUESTO PERCORSO, DI CERTO NON POSSO CONTARE SU MIA SORELLA CHE CERCA DI FARE DI TUTTO PER ESSERE D'AIUTO, MA DI CERTO NON PUo' AIUTARMI NELLA SCELTA DELLA STRADA DA PERCORRERE.
CARA DOTTORESSA LONGO, CI HA DELUSO, CI HA FERITO, CI HA ABBANDONATO SENZA IL MINIMO RISPETTO. CI ILLUDIAMO DI ESSERE PERSONE, MA SEMBRA NON SIAMO ALTRO CHE NUMERI IN UNA MEDIA MATEMATICA.

Patologia trattata
Carcinoma neuroendocrino a grandi cellule scarsamente differenziato.
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