Ortopedia oncologica Careggi

Mi ricordo ancora, a fine marzo esco dal medico di famiglia con una risonanza in mano e mi sento dire da lui "vai subito dal dott. Capanna a Firenze". Mi chiedo chi fosse, dove rintracciarlo, come arrivarci immediatamente eccetera. Insomma, in tempo record mio suocero mi recupera il numero e il lunedì successivo si parte per Firenze.
Comincia la trafila, Pet, Tac eccetera, e a maggio mio padre subisce il primo intervento al femore. E mentre l'oncologa lo dà per spacciato, io vado avanti..
Adesso grazie al dott. Giovanni Beltrami ed al dott. Pierluigi Cuomo, mio padre ha le metastasi ferme da giugno; stabilizzato il braccio e tolta una stampella, a livello polmonare sembra fermo.. Ed io in meno di sei mesi lo vedo camminare e mangiare!
Grazie allo staff.

Vorrei specificare che il reparto del dott. Rodolfo Capanna è stato - in occasione dell'intervento di protesi al ginocchio - all'altezza della sua fama. Purtroppo dopo qualche mese a mia nonna è stata diagnosticata una infezione al ginocchio operato, per cui è stata prontamente ricoverata. ma da allora sono passati quindici giorni, il reparto del dott. Capanna è stato chiuso, e da una settimana ogni giorno si spera che mia nonna sia operata per una rimozione della protesi al fine di ripulire la parte dall'infezione. Da tenere presente che mia nonna ha oltre 80 anni, dovrà restare ferma mesi prima di poter camminare. la opereranno domani, ultima, in quanto non vogliono che la sala operatoria sia infettata.
Mah... non è che sarà una scusa? e il fatto più importante è che il cartello "digiuno" viene rimosso dal letto di mia nonna solo quando mio padre lo fa presente all'infermiera che, a quanto so, non è il massimo della cortesia.

Sono la figlia della signora Grazia Meucci, della quale abbiamo fatto oggi il funerale. Da martedì 29 novembre ci siamo sentiti completamente abbandonati. Avevamo appuntamento per discutere sull'esito della total body di mia madre e siamo stati ricevuti dal dott. Scorianz. La sua preoccupazione è stata quella che io mi procurassi un raccoglitore blu da segretaria per catalogare maniacalmente gli esami di mamma, e adesso gli chiederò se devo inserire anche il certificato di morte. Avrei dovuto ricevere notizie dal GOM, ma purtroppo neanche quelle ho ricevuto. Sono stata aiutata da un dottore completamente estraneo alla vicenda, mi ha spiegato tutta la situazione e ha aiutato mamma a soffrire meno fino ad arrivare al giorno della sua morte.

Nel mese di marzo 2016 ho accompagnato mia moglie, una ragazza di 37 anni, affetta da adenocarcinoma polmonare, dal dottor Capanna per avere un suo parere circa un dubbio metastatico al femore. Siamo andati in treno, mia moglie in corso di chemioterapia e a camminare si serviva di due stampelle. Dopo aver pagato profumatamente ed aver aspettato più di un'ora il ritardo del professore, è arrivato e, non appena abbiamo iniziato a parlare, ha ricevuto una telefonata personale che lo ha tenuto impegnato tutto il tempo necessario a visionare le immagini, dopodiché con aria stanca e trascinata ci ha detto nulla di più nulla di meno di quello che già sapevamo, senza aggiungere neanche una minima sua considerazione dall'alto della sua esperienza. Si è alzato ed è andato via lasciandoci lì così.. Io ero molto fiducioso, avevo letto tante buone opinioni, purtroppo per noi non è stato così, non dimenticherò mai lo sguardo di mia moglie, una persona già investita da una tragedia essere trattata con tale indifferenza, che dire, credo si commenti da solo.

Mi dispiace essere in conflitto con i commenti precedenti al mio, ma non mi sono trovata bene per niente. Dopo la diagnosi di Sarcoma di Ewing nel 2005 post-biopsia (avevo 14 anni) e il primo intervento, sembrava andare tutto bene. L'intervento poi ha mostrato criticità postume e, invece che risolvere la situazione, i medici dell'equipe di Capanna, si arrampicavano sugli specchi e dopo numerosi interventi di "riparazione" non sono mai riusciti ad ammettere i loro limiti. Alla mia vista i medici del reparto (a parte qualche eccezione), si sentivano sempre troppo sicuri di sè stessi, pensando molto poco all'aspetto umano dell'assistenza, che avendo 14 anni era molto importante. Dal punto di vista infermieristico, l'umanità non sembrava mancare, ma mancavano le conoscenze in campo procedurale, in quanto nel reparto non viene correttamente gestito il CVC, che molti ragazzi hanno impiantato per fare terapie e prelievi ematici, in modo da evitare procedure dolorose e inutili.