Pronto Soccorso Vito Fazzi
Recensioni dei pazienti
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Il triage
Mi sono recata stasera in PS come accompagnatrice; ma non ho potuto evitare di fare delle osservazioni/similitudini con gli ospedali di Bologna, in uno dei quali lavoro. Un triage che non rispetta fila, privacy; tutti ammassati davanti ad un vetro; senza rispetto di nessun tipo. Mentre sei convinta sia il tuo turno, arriva una persona da fuori, ti scavalca e ad alta voce chiede agli infermieri del triage di dare udienza lui, perché ritiene sia più urgente; mescolanza di situazioni; allo stesso triage afferiscono donne che devono partorire, o che devono essere operate d'urgenza perché rischiano di perdere il bimbo; pazienti in età pediatrica. Gli infermieri del triage, spesso si sono assentati da quella postazione, perché erano gli stessi incaricati a rilevare i parametri ai pazienti che sono all'interno. Logisticamente un triage non può essere ubicato in un corridoio, in mezzo a due enormi sale di attesa, dove oltretutto ci sono anche i parenti. Sono stata diverse volte in un PS per motivi di salute, ma la discrezione, il silenzio e il rispetto, al di là delle eccezioni, sono ineguagliabili. Al mercato il rumore è minore.
Che delusione.
Insufficienza renale
Mio padre ha 81 anni e siamo andati al Pronto Soccorso di Lecce in seguito a episodi di febbre alta. Premetto che pochi giorni prima aveva effettuato una visita dall'urologo che ha diagnosticato una insufficienza renale, causa di tutte le infezioni con conseguenti stati febbrili molto alti. Come da referto dell'urinocoltura, il batterio è resistente a molti antibiotici, tranne due che possono essere somministrati solo presso le strutture ospedaliere. Il dott. mette mio padre in lista di attesa per l'intervento, dovendo aspettare la sospensione del Plavix e mi comunica di recarmi subito al PS nel caso in cui dovesse comparire la febbre alta. Pertanto, a causa della febbre alta, per paura che un'infezione potesse essere letale per le sue precarie condizioni, accompagno mio padre al Ps di Lecce. Considerato che mio padre non riesce bene ad esprimersi e non ricorda episodi importanti, come il precedente e recentissimo ricovero per una massa alla vescica, chiedo agli infermiere di restare con mio padre per la visita. Un infermiere mi dice che solo un parente può restare, cosi esce mia madre dalla stanza, subito dopo con toni di voce accesa vengo aggredita da una infermiera che mi accusa prima di occupare il PS come accesso ai ricoveri lamentando precedente dispute con i reparti ospedalieri di cui a me poco interessa e poi vengo cacciata e obbligata a lasciare mio padre da solo. Il dott. del PS Costantino Donato dispone le dimissioni di mio padre, con terapia domiciliare di ciproxin 500. Pertanto chiedo di parlare con il dott. Costantino, il quale pur avendo letto l'esame colturale delle urine in mia presenza, in cui è indicato che il batterio è resistente a tale antibiotico, mi comunica a voce che tanto nessuno può dimostrare che lui ha letto il referto e mi dice di rivolgermi al medico di famiglia. A mio avviso voleva dirmi che il medico di famiglia è di certo più competente. Mio padre è arrivato su una barella delle autoambulanze private per difficoltà a deambulare e debolezza dovuta alla febbre alta, l'hanno dimesso senza chiamare un parente che era in attesa fuori, ma da solo, pur vedendolo deambulare male e con fatica. Preso atto di quanto è successo sono stata consigliata di andare al Perrino. Grazie al Dott. Costantini Donato, all'operatrice Pedone Katiuscia, a tutte le infermiere truccatissime che giravano senza meta nei corridoi del PS, perchè ci rendono orgogliosi di avere il Perrino, il Miulli e molti altri ospedali come eccellenze della Puglia.
Mai più in questo PS
Pessima esperienza. In un pomeriggio di normale routine 5 ore per essere inascoltati, medici che non rispondono alle sollecitazioni nè si possono appellare perchè non esibiscono il proprio nome nel tesserino. Non ho parole.
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