Oncologia Ospedale Sant'Andrea Roma

 
3.2 (28)

Recensioni dei pazienti

9 recensioni con 3 stelle

28 recensioni

 
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Voto medio 
 
2.5
Competenza 
 
4.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
1.0

Insensibili e assenti

Mia mamma aveva un tumore all'utero. Al pronto soccorso e in chirurgia sono stati efficientissimi e bravissimi, niente da dire. Poi è cominciato il calvario ad Oncologia. Assenza di gentilezza e comprensione per pazienti e parenti spaventati e confusi di fronte a malattie gravissime. Mamma se ne è andata un anno dopo l'operazione. Sicuramente non c'era nulla da fare, ma per una persona che sta soffrendo e morendo, sarebbe stato il minimo mostrare un po' di gentilezza, di umanità, senza dover correre da un posto all'altro per una TAC o una scintigrafia, seguiti soltanto da giovani assistenti (a volte gentili, più spesso arroganti), con attese anche di 5-6 ore per fare la chemioterapia su una sedia, e con 30 pazienti in una stanza... Neanche alla reception ci trattavano con cortesia e dignità. Non me lo dimenticherò mai.

Patologia trattata
Tumore all'utero con metastasi a reni e polmoni.
Voto medio 
 
2.8
Competenza 
 
3.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
3.0

Assistenza assente

L’oncologo che avrebbe avuto in carico mia madre: assente. Forse perché era terminale.
Al momento della morte, solo medici specializzandi, impossibilitati a prendere qualsiasi decisione (per esempio, somministrazione di morfina?).

Patologia trattata
K pancreas.
Voto medio 
 
2.5
Competenza 
 
3.0
Assistenza 
 
2.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
2.0

Tumore al seno

Ottime la chirurgia - senologia, la competenza, professionalità e umanità del Dott. Lombardi.
Poca chiarezza, false speranze e silenzio da parte dell'oncologia. La paziente purtroppo non c'è più, ma se potessi tornare indietro, per la parte oncologica, mi affiderei ad altro centro.

Patologia trattata
Tumore seno.
Voto medio 
 
2.5
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
2.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
2.0

Melanoma dei seni paranasali

Ho portato mia mamma al PS per fortissimi dolori alla testa e ho mostrato la risonanza magnetica, dove era refertata la presenza di un carcinoma ai seni paranasali. A seguito di visita medica, è stata rimandata a casa con prescritto un antidolorifico. Ho tentato inutilmente di farla ricoverare per non perdere tempo prezioso e quindi intervenire sul tumore il prima possibile. Solo a seguito di un consulto privato sono riuscito a fare la preospedalizzazione per il ricovero al Maxillo facciale. Ovviamente perdendo tempo prezioso. Una volta ricoverata in reparto, si è ritenuto di fare una asportazione parziale del tumore assieme alla biopsia, da cui è risultato non essere un carcinoma ma un melanoma. A mia mamma sono state inoltre prescritte 15 sedute di radioterapia, regolarmente effettuate dopo essere stata dimessa. Con mio grande stupore non le è stata somministrata nessuna cura farmacologica (immunoterapia o target therapy).
Ho notato una inesistente presenza del reparto di Oncologia a supporto di quello Maxillo Facciale.
Anche se il tumore si è ridotto a seguito della radioterapia, ha però metastatizzato.
A seguito di difficoltà respiratorie, ho portato mamma al PS di Tor Vergata, dove è spirata dopo un mese di ricovero. Sul sito dell'ospedale Sant'Andrea si vantano cure all'avanguardia per combattere i tumori, ma nel caso di mia mamma non sono state applicate.

Patologia trattata
Melanoma dei seni paranasali.
Voto medio 
 
2.5
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
4.0
Pulizia 
 
2.0
Servizi 
 
2.0

Leptomeningite da tumore polmonare

Mio marito è in cura in questo ospedale da tre anni. Fino a marzo di quest’anno procedeva tutto bene, se così si può dire. Da marzo ha iniziato ad avere ulteriori sintomi, tra i quali perdita di appetito, instabilità, problemi di vista e cefalea. Riferiti i sintomi al suo oncologo, ha sorvolato consegnando il farmaco previsto per la terapia congedandoci con la nuova impegnativa l’appuntamento per il mese successivo.
Il mese successivo, cioè aprile, siamo tornati alla visita, non ci ha fatto neanche parlare, ci ha ricevuto sul pianerottolo dell'8° piano, ci ha consegnato il farmaco e se ne è andato via.
Arriva il controllo successivo, cioè maggio: stessa storia, ma con la variante che gli diamo in visione l'ultima Tac - fatta a pagamento perché in questo ospedale è impossibile eseguirla.
Rientra in reparto, neanche sono passati due minuti che esce e dice "tutto bene" e ci dà il farmaco e la data dell'appuntamento successivo.
Siamo a Giugno, i sintomi precedenti descritti all'oncologo sono aumentati e, inoltre, ha iniziato a perdere peso. Entriamo in visita e alla domanda "come si sente?" intervengo io con tono molto alterato, elencando in modo preciso e specifico tutti i sintomi vecchi e nuovi. Allora mi chiede: ma ha fatto la Tac? E io "certo, l'ha anche visionata" e mi risponde "io ho solo quella di gennaio". Allora gli faccio vedere la Tac e improvvisamente cambia espressione, ci prescrive subito una risonanza magnetica encefalo e del tronco con mezzo di contrasto. Prendo appuntamento e il 12 luglio la portiamo in visione all’oncologo.
Ecco la diagnosi che nessuno vorrebbe sentire: LEPTOMENINGITE, cioè metastasi nelle meningi. L'unica terapia efficace è la radioterapia e una opportuna terapia oncologica affiancata.
Gli fanno la visita il 15/07/2020 dicendoci "la ricontatteremo noi". Passano 4 giorni e li richiamo per informarli che la situazione clinica di mio marito si era aggravata e che al 4 agosto non ci sarebbe arrivato e tanto meno al 12 agosto per iniziare le sedute. Inoltre la terapia medica era stata sospesa dal 12/07/2020, anche se il 15/07/2020 l'oncologo era stato avvertito che poteva continuare la terapia che stava facendo.
Il 23/07/2020 la situazione precipita, va la pronto soccorso del Sant'Andrea, viene accettato con un codice bianco e rimandato a casa; il 26/08/2020 chiamo il 118 per portarlo in ospedale, ormai non si riconosce più, il dolore a testa e collo è insopportabile, ha momenti di lucidità e momenti in cui non è in sè e per poterlo portare in ospedale lo devono sedare.
Ora si trova in reparto con un edema cerebrale e un idrocefalo. Ha solo 49 anni.
Invece di fare i dispensatori di ricette e di considerare i pazienti solo numeri, iniziate ad ascoltarli e a trattarli con il rispetto che meritano.

Patologia trattata
ADENOCARCINOMA POLMONARE.
Voto medio 
 
2.8
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
3.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
2.0

Figlia di paziente

Tutto comincia a metà maggio, in seguito a una Tac. A mia madre viene diagnosticato un adenocarcinoma polmonare con metastasi cerebrali. Dopo la prima visita con il dott. Giusti, le viene prescritta la terapia per bocca che inizierà a metà giugno. Si tratta di un farmaco nuovo immunooncologico (xalkori) che si rivelerà fatale. Il medico ci aveva dato fiducia e speranza. Agli inizi di giugno inizia 10 sedute di radioterapia, che a distanza di 10 giorni dall'ultima la sfiniscono. Pochi giorni dopo arriva il farmaco che deve prendere 2 volte al giorno. Si tratta di un farmaco molto forte che le dà nausea, vomito e per questo la portiamo al PS, dove rimane per alcuni giorni in attesa di ricovero. Queste terapie inizialmente vanno seguite dall'oncologo in ospedale, non a casa. Mia madre stava davvero male e non sapevamo più cosa fare. Ricoverata al reparto di oncologia cercano di aggiustarle la terapia, dandole dei farmaci per lo stomaco. Dopo una settimana torna a casa e iniziano altri problemi seri. Mia madre nel giro di pochi giorni non riesce più a camminare, a causa di un gonfiore ai piedi che nel giro di 10 giorni arriva fino alla vita. Inizia una parabola in discesa. Avanti e indietro con il PS, sembra impossibile trovare posto in reparto. Mia madre ha un brusco calo dell'emoglobina, non ha neppure la forza di parlare. Decidono di sospendere il farmaco. Viene nuovamente ricoverata presso il reparto di pneumologia alcuni giorni dopo ferragosto. Qui i medici restano meravigliati del fatto che mi madre non faccia gli anticoagulanti (eparina), vengono somministrati anche a chi si frattura un piede. Perché nessuno ci ha pensato? Questa cura doveva aiutarla, non devastarla. I medici del reparto iniziano a farle degli anticoagulanti (dosi massicce); nel giro di pochi giorni mia madre ha delle emorragie rettali. Forse gli anticoagulanti, tutti insieme sono troppo forti? Durante la cura, non erano necessari, quando tra le controindicazioni del farmaco era palese la possibilità di edema agli arti inferiori. Siamo al 28 di agosto, mia madre non mangia più, continua ad avere emorragie rettali. Il 30 agosto ci ha lasciati. Non riesco a capire come sia accaduto, così velocemente, nel giro di 3 mesi. I medici dovrebbero avvertire i pazienti e la famiglia delle conseguenze devastanti che queste cure possono provocare. Sono convinta che qualcosa in più si potesse fare.
Ho tanto dolore dentro, perché mia madre se ne è andata a 68 anni appena compiuti. Non riesco a farmene una ragione.

Patologia trattata
Adenocarcinoma polmonare con metastasi cerebrali.
Voto medio 
 
2.5
Competenza 
 
3.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
2.0

DELUSIONE e RABBIA

Mia mamma aveva 69 anni e non mi ritrovo qui a scrivere perchè dopo 1 anno e 10 mesi dalla diagnosi è morta, ma per la pessima assistenza ricevuta da questo nosocomio.
Mia madre, in tutto il percorso della terapia, è stata seguita solo da specializzandi, che se avessero avuto potere decisionale, probabilmente non avrebbe avuto, per esempio, l'embolia polmonare come complicanza della chemioterapia. Eh già, perchè dopo 12 mesi consecutivi di chemioterapia, uno specializzando ci aveva consigliato di fare uno stop, ma la dr.ssa Mazzuca, nostra "oncologa ufficiale", mai vista in tutto il percorso, entra dentro l'ambulatorio e, senza rivolgerci nemmeno un saluto, ordina alla specializzanda di proseguire con la chemioterapia, e dopo la prima seduta del nuovo ciclo ecco l'embolia!
Solo che a quel punto mamma è stata considerata una paziente terminale ed è cominciato il "terno al lotto" sulla prognosi di vita di mia madre... L'ipotesi migliore era di 3 mesi... ma è vissuta altri 7 mesi e solo per la sua caparbietà ed in condizioni discrete.
Purtroppo ho scoperto che gli oncologi, almeno quelli del Sant'Andrea, sono tali fino a che prescrivono chemioterapia, dopodichè non si ha più diritto nemmeno ad una visita di controllo, si viene letteralmente buttati fuori dall'ospedale perchè il paziente diventa competenza degli Hospice... Solo che mia mamma credeva in questa struttura, desiderava essere seguita da loro, era in grado di uscire (è uscita fino al giorno prima del suo ultimo ricovero avvenuto il 16 aprile 17) e loro, solo dopo tanta insistenza da parte mia e raccomandazioni varie, avevano accettato mia madre alle Cure Simultanee.
Come figlia, ed avendo seguito mia madre in tutto il suo percorso, ho dovuto ingoiare tanti bocconi amari e ci sarebbe da scrivere ancora molto... VOGLIO comunque ringraziare tutto il personale infermieristico del DH oncologico, la dott.ssa Cavalieri, ematologa, (eh già, una ematologa, conosciuta alle Cure simultanee, che poco entrava con la patologia di mia madre, ma è stata l'unica a dimostrarsi sempre amorevole nei nostri confronti) e lo specializzando Marco Mazzotta. NON VOGLIO assolutamente ringraziare la dott.ssa Aschelter e la Mazzuca.
PS: condivido quanto scritto da Stefano Dionisi in un precedente commento.

Patologia trattata
CARCINOMA PANCREATICO CON METASTASI EPATICHE E POLMONARI.
Voto medio 
 
2.8
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
4.0

Figlio di paziente

A nostra madre, colpita da adenocarcinoma gastrico (senza metastasi), era stata promessa una operazione di gastrectomia da parte del chirurgo Salvi del reparto Chirurgia d'Urgenza. Senza alcuna spiegazione da parte di costui, nostra madre è stata "dirottata" ad Oncologia, ove i medici (Dott.ssa Mazzuca e Dott. Occhipinti) le hanno prescritto un trattamento chemioterapico per via orale a base di Capecitabina. Prima lo hanno definito "esclusivo", poi "preventivo", poi "neoadiuvante". Ci hanno comunicato termini uno diverso dall'altro: mancava il "palliativo" per chiudere il cerchio!
A detta della Dott.ssa Pellegrini, che materialmente le ha consegnato i farmaci suddetti e che, successivamente, si è sempre fatta negare, doveva essere un trattamento blando, che non avrebbe provocato particolari conseguenze, tranne un po' di senso di nausea e un po' di debolezza.
Fece firmare a nostra madre un foglio per lo scarico di responsabilità.
Nostra madre è morta dopo due mesi presso il Policlinico Umberto I, ricoverata d'urgenza, SENZA UNA SOLA METASTASI, perchè nelle TAC non ha mai presentato metastasi. Nostra madre è morta di CHEMIOTERAPIA, a causa di uno shock settico, una polmonite, perchè privata - proprio per effetto della chemio - di tutte le difese immunitarie. Al reparto oncologia del Sant'Andrea ci avevano dato dei numeri telefonici da comporre in caso di urgenza: non ha mai risposto NESSUNO. Ci rivolgevamo a guardie mediche, a sera inoltrata, quando per tutto il giorno avevamo tentato invano di contattare qualcuno.
Le avevano addirittura prescritto una visita radioterapica e il medico responsabile del reparto radioterapia ci ha detto che era una prescrizione fuori luogo, perchè il carcinoma gastrico non si cura con la radioterapia.
Tra oncologia e gli altri reparti vi è assoluta incomunicabilità. E' mancato un regista che coordinasse il tutto. Dopo la morte di nostra madre, a seguito di un nostro plausibile sfogo a fronte di tanta incompetenza, ci è stato suggerito da due dottoresse di oncologia (forse appena laureate o praticanti) di avanzare reclamo tramite l'apposito modulo prestampato da compilare all'ufficio informazioni. Ma secondo voi ci si può interrogare sul perchè della morte di un essere umano attraverso un modulo prestampato???
Comunque non finirà qui...

Patologia trattata
Adenocarcinoma gastrico.
Voto medio 
 
2.8
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
3.0

Ma il prof. Marchetti dove è ?

Sono in attesa da circa 4 ore per far vedere un referto molto grave di mia madre; nel frattempo sono state ricevute persone senza appuntamento e, alle mie rimostranze, in cui ricordavo inoltre che mi era stato detto e scritto che, se fosse accaduta questa malaugurata ipotesi (gravità del referto) potevo essere ricevuta subito, la risposta è invece stata NO.

Patologia trattata
Carcinoma mammario e renale.
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