Ginecologia Ospedale Fatebenefratelli Roma

Ho partorito qui due volte, la prima nel 2011 e la seconda pochi giorni fa.
Nella prima occasione l'accoglienza in sala parto è stata fredda e infastidita, come se all'ostetrica di turno scocciasse che avessi scelto quel momento per partorire. Tra l'altro l'ostetrica in questione è stata solo una firma sul foglio di nascita, perché per il resto non è stata con me praticamente mai, se non per venire a controllare ogni tanto e indelicatamente l'apertura parto e alla fine. In compenso una tirocinante carinissima è stata con me tutto il tempo e mi ha aiutata molto.
Nonostante quest'esperienza, ho partorito qui anche la seconda volta e stavolta devo dire che è stato del tutto diverso, l'accoglienza in sala parto è stata perfetta, l'ostetrica è stata sempre con me e mi ha aiutato tanto e anche il resto del personale che verso la fine si è avvicinato per darmi sostegno nelle ultime spinte.
Conclusione: tutto dipende da chi incontri, dal caso, anche se così non dovrebbe essere visto che trovare la persona giusta o quella sbagliata ti cambia totalmente un'esperienza così importante.

Sicuramente lo staff è molto competente e i ritmi di lavoro sono molto serrati.
Il problema è la diffusa maleducazione di infermieri e medici che trattano malissimo i pazienti, con sufficienza, totale distacco e rispondendo molto spesso con arroganza alle richieste o alle semplici domande avanzate.

Tutto ciò che viene proposto nel corso introduttivo alla nascita non rispecchia ciò che in realtà avviene in reparto. Dopo il parto non c’è stata nessuna figura che, armata di pazienza, facesse il giro delle stanze per verificare l’allattamento ed eventuali problemi. Ad ogni turno i consigli che ci venivano dati erano discordanti dai precedenti. Umanità pari a zero di alcune infermiere del nido. I bambini sono tenuti al nido neanche fino alle 6.00 di mattina, invece che fino alle 7.00. Ringrazio vivamente la pediatra Benigni che in fase di dimissione mi ha aiutata a risolvere i problemi legati all’allattamento.
Una nota di merito va all’ostetrico Paolo Foschi dell’ambulatorio: senza di lui in tante ci saremmo sentite perse. Disponibile per ogni dubbio, controllo di punti, fastidio. Fa più di quello che farebbe un qualsiasi altro ostetrico.

Il 12 agosto 2018 ho dato alla luce Camilla, purtroppo la mia recensione è negativa.
Dico purtroppo perché manca completamente il lato umano considerando che il momento della nascita e molto delicato per una mamma.
In particolare un ostetrico del reparto l'ho trovato molto scontroso, tratta le neo mamme con zero tatto, rovinando così i primi momenti che dovrebbero essere magici.
Non lo consiglio.
Sara

Ho partorito qui il mio secondo figlio. Mi lamentavo dell'Isola Tiberina, ma qua mi sono trovata peggio. Le ostetriche, alcune brave, altre pessime. Mio figlio é nato con 3 giri di cordone al collo, dal monitoraggio il battito scendeva, l'ho fatto presente e mi hanno risposto che la macchina confondeva il mio battito con quello del bambino. Comunque mi é sembrato il vuoto acclamato, nel senso che tanti ne parlano bene, ma tanta bravura personalmente non l'ho vista!

L'esperienza di cui scrivo fa riferimento a cinque mesi fa. Sono arrivata al P.S. con rottura delle acque, non ho ricevuto alcuna considerazione da parte del personale dell'accettazione. Hanno quindi sottovalutato la velocità del mio travaglio. Dopo 20 minuti la mia bimba è nata, per miracolo, con tanto di giro di cordone ombelicale intorno al collo, che nessuno aveva avuto tempo e modo di diagnosticare. Durante la degenza l'unica preoccupazione e' stata quella di far passare i tre giorni minimi richiesti prima delle dimissioni, sottovalutando nuovamente che non era stata fatta accuratamente pulizia della placenta in fase di parto. Mi e' stato consigliato di rivolgermi, in caso di problemi, al mio ginecologo. Dopo 20 giorni, al controllo dal mio ginecologo, e' risultato un pezzo di placenta di 3x2 cm. ed ho dovuto effettuare un raschiamento d'urgenza, che ovviamente a questo punto ho effettuato in altra struttura. Spero che nessun'altra donna passi quello che ho passato io.

Un'esperienza che mi ha lasciato profondamente avvilita ed incredula.
Ho fatto la prima visita dopo la menopausa. Consegno alla dottoressa la mia cartella clinica ed intanto enuncio i miei problemi di salute: autoimmuni, ormonali e cardiaci. E' infatti proprio il cardiologo che ha insistito perchè facessi questa visita, a causa dei violentissimi sbalzi di pressione che sto avendo dopo la menopausa - "in questo momento è necessario che lei sia seguita molto bene", mi aveva raccomandato.
La dottoressa ascolta, sfoglia la cartella clinica, poi m'interrompe secca dicendo" LE DICO SUBITO CHE LEI HA TROPPI PROBLEMI DI SALUTE. NON POSSO FARE NIENTE PER LEI."
Lungo silenzio. Capisco che devo andare via. Prendo il cappotto, ma sono incredula, imbarazzata. Non sono una malata terminale, faccio una vita normale, lavoro, viaggio, vivo come tutti. Incredula chiedo" possibile che la medicina non possa fare niente per me?". Ma no, proprio no. NIENTE.
Mi emoziono un po', non so che fare, uscire così mi sembra assurdo. Sono io che chiedo come sia possibile, visto che la dottoressa non aveva ritenuto darmi altre spiegazioni. "La cura che diamo non è compatibile con i suoi problemi di salute". Fine." La cura che diamo.". Io immagino non più un ospedale, ma una specie di catena di montaggio dove una persona ha UN farmaco e lo dà a tutti quelli che passano, ma ogni tanto dice " tu no". Capisco (ma non che mi venga detto eh?!!) da sola che la terapia che danno è la terapia sostitutiva ormonale e che non me la possono dare perchè ho problemi di coagulazione.
"E' perchè ho avuto due TIA?" chiedo, implorando almeno una qualche forma, se non di cura, di comunicazione. "Sì". Silenzio.
Esco dalla mia prima visita dopo la menopausa, oltre che con una sensazione umanamente terribile, oltre che profondamente avvilita e convinta di essere molto più grave di quanto credessi, senza una sola prescrizione di una sola analisi del sangue, nonostante appunto i tanti problemi di salute. Una sola analisi del sangue, una sola analisi ormonale (nonostante gli sbalzi violentissimi di pressione), una sola visita specialistica. Esco senza che nemmeno mi venga consigliata, per dire, una camomilla, oppure di mettermi a dieta (peso 96 kg. e anche se la dottoressa non me lo ha chiesto, si vede), oppure di camminare. L'otorino mi aveva detto che gli sbalzi ormonali della menopausa possono essere tra le cause della sindrome di Meniere, di cui ho iniziato a soffrire appena giunta la menopausa. Ma la dottoressa ritiene che non c'entri nulla e non ritiene di prescrivere esami di alcun tipo in proposito. Prima che vada via la dottoressa mi ferma : "le devo fare la visita e le devo prescrivere gli esami di routine dello screening oncologico e delle ossa e fare il pap test". Faccio tutto a testa china. La routine che non posso fare non la faccio, anche se era importante; la routine che devo fare la faccio. Sono una donna in menopausa, non una donna da buttare via. Sono una donna con problemi di salute, non da scartare perchè malata. Ero in un ospedale, non al servizio militare, che ti mandano via perchè sei malato.
L''idea di cura che io ho è quanto di più lontano da questo. Mi viene detto che devo rifare di nuovo la fila perchè uno degli esami di routine che mi è stato fatto, il pap test, benchè gratuito, deve passare di nuovo all'accettazione. Non lo sapevo e se lo avessi non lo avrei fatto in quel momento, perchè dovevo correre via, come avevo rappresentato alla dottoressa.

Ricordo con molta tristezza il mio parto. Arrivo in travaglio attivo: monitoraggio di mezz'ora, fanno compilare a ME la cartella clinica, mi fanno un prelievo del sangue perché è di routine.. mezz'ora a contorcermi nei corridoi per avere un letto. Poi da lì a piedi fino alla sala travaglio. Epidurale per fortuna ok. Quando dovevo spingere inizia il cambio turno. Decidono di rabboccare l'epidurale prima delle spinte per un dolore alla sciatica che non è ovviamente migliorato. Però in compenso ho spinto per 1 ora e passa con ossitocina in vena. La sala parto mai vista. Unica posizione permessa quella ginecologica. Beccata pure l'episiotomia. Attacco al seno dopo il parto forse per 5 minuti. Poi dopo 4 ore. Niente rooming in e nido lontanissimo dal reparto. Non mi volevano dimettere per anemia quando in 4 giorni là non mi hanno dato nulla né fatto flebo, pur sapendo che avevo l'emoglobina sotto le scarpe. Pediatra in dimissione prescritto latte artificiale perché mia figlia era calata troppo e io non avevo latte. Allatto da 15 mesi, i primi 6 esclusivamente. Stanze da 4.

Mi sono recata al San Pietro per una visita ostetrica dopo aver scoperto di essere incinta del terzo figlio a 43 anni. Ho prenotato tramite Cup dell'ospedale perché abito molto vicino e avevo avuto esperienze ottime con il reparto di pediatria. Dopo aver aspettato più di un'ora e mezza rispetto all'orario di visita, vengo finalmente chiamata. Mi visita materialmente uno specializzando, mentre il ginecologo, il dott. Brunetti, si limita a compilare una lista di analisi da fare (per le quali non si degna nemmeno di farmi una impegnativa). Mi liquida dopo 5 minuti di orologio -compresa la visita del suo sottoposto- senza alcuna anamnesi (età, peso, se fumavo o meno, ecc. ecc.) senza la possibilità di chiedere nulla, con un atteggiamento insofferente. Mi spinge praticamente verso la porta e faccio appena in tempo a dirgli che in alcuni momenti sentivo delle contrazioni che mi davano forti dolori addominali e lui mi ha risposto secco 'allora vada al pronto soccorso'.
Sono rimasta davvero colpita, mai successa una cosa del genere. Sono allibita.

Sono contento di raccontare quanto accaduto a me e mia moglie al nido dell'Ospedale Villa San Pietro di Roma. Nostro figlio Riccardo è nato con un angioma sulla coscia grande quanto una patata. Beh.. lo hanno fatto venire al mondo, lo hanno sistemato (coperto) qualche secondo sul seno della madre, lo hanno preso, lavato, vestito, mostrato da un vetro appena sistemato e nessuno, ripeto, nessuno, si è degnato di venirci ad avvisare che nostro figlio aveva quest'angioma. Figuratevi che se n'è accorta mia moglie al reparto durante il primo cambio, pensava che fosse il ginocchio e invece era l'angioma, grande, molto grande. Una cosa pietosa e vergognosa e nessuno si è degnato di venirci a dare la benchè minima spiegazione. Complimenti al primario e alla caposala. Spero almeno serva a far pensare qualche donna prima di decidere se far partorire il proprio figlio al Villa San Pietro.

Assolutamente mai più! Dopo 42 ORE, e ripeto 42 ore, di travaglio e varie imboccate di ossitocina, decidono per un cesareo di urgenza, ovviamente in anestesia totale poichè l'ossitocina non permetteva alla spinale di fare effetto. Dopo di che, 15 giorni d'inferno a causa di infezione e febbre alta, ho firmato per andarmene e mi sono curata da sola a casa!