Ginecologia Ospedale Maggiore Bologna

 
3.7 (46)

Recensioni dei pazienti

11 recensioni con 2 stelle

46 recensioni

 
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2.3
Competenza 
 
3.0
Assistenza 
 
2.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
1.0

Disorganizzati

Per visita pre intervento ho aspettato in sala d'aspetto 5 ore oltre all'orario previsto dell'appuntamento. Alla fine, la visita consisteva in una firma di un foglio. Non è la prima volta che purtroppo vado al piano terra della ginecologia del Maggiore e mi sono sempre trovata male con tempi d'attesa lunghissimi. Una dottoressa ha detto la solita frase, che lei era sola e che non poteva farci nulla... Ok, ma così alla fine a rimetterci è sempre la paziente che, oltre ai problemi suoi che la portano ad essere lì, deve anche affrontare il disagio della vostra disorganizzazione.

Patologia trattata
Visita ginecologica.
Voto medio 
 
2.3
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
2.0

Assistenza zero

Sono andata il 9/03/2021 in pronto soccorso ginecologico alle 6:50 perchè avevo dolori (contrazioni) .
Mi fanno il tracciato, c'erano le contrazioni ma non erano abbastanza forti..
Mi visitano e alle ore 9:00, mi dimettono dicendo che ancora ci voleva tempo per partorire, mi mandano a casa dicendo anche che non avevano posti e che se dovevo partorire in giornata dovevo andare al policlinico di Modena, perché da casa mia ero più vicina là e non a Bologna... Robe da matti, nonostante avessi fatto la presa in carico la settimana prima...
Ostetriche e dottoresse molto sgarbate.
Sono tornata a casa con dolori sempre più forti e sono andata subito al Sant'Orsola, dove mi hanno ricoverata subito e dove alle 15:00 è nata la mia bimba!

Patologia trattata
Gravidanza.
Voto medio 
 
1.5
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
1.0

Esperienza pessima!

A seguito di un incidente in bici vengo trasportata in pronto soccorso (inizialmente al generale) dove al triage, dato il mio problema, mi dicono che devo essere trasportata d'urgenza al pronto soccorso ginecologico. Arrivo in barella trasportata dalle ragazze dell'ambulanza, che comunicano alle infermiere/ dottoresse presenti, dell'emorragia vaginale che avevo in corso. Una di loro inizia a inveire contro quelli del PS generale dicendo che non è di loro competenza. Fortunatamente le dottoressa Martelli, molto gentile e competente, mi visita e le infermiere mi fanno i dovuti accertamenti. Dopo aver perso una quantità indefinibile di sangue, vengo ricoverata per far sì che possano controllare l'andamento dell'emorragia. La mattina dopo vengo visitata da un'altra ginecologa, che mi controlla con molta superficialità e mi prescrive un'ecografia trans addominale a vescica piena. Trascorse le due ore, nessuno si presenta per farmi fare l'ecografia; dopo vari solleciti e 4 ore di attesa, l'infermiera viene a prendermi, vengo portata al piano superiore, dove alcune dottoresse molto scortesi mi respingono. Dopo di ché vengo trasportata al piano terra, dove altre dottoresse molto infastidite e disturbate discutono su chi debba farmi questa benedetta ecografia. Alla fine della contesa, una giovane e gentile dottoressa si offre di farmela, mentre l'altra nella stanza si lamenta dell'inutilità di tale accertamento. A seguito dell'esito positivo, vengo trasportata di nuovo nella mia stanza e lasciata al caso, poiché nessuno ha più avuto premura di controllare l'emorragia, l'ematoma e di valutare la situazione. Trascorsa un'altra inutile notte dentro il fantastico reparto di ginecologia, attendo con ansia la visita mattutina, che arriva solo alle 12.45, quando la dottoressa, una delle dirigenti del reparto, mi visita in un modo che reputo superficiale, con lo scopo di dimettermi. Non è stata in grado di informarmi della presenza di un taglio molto grande e profondo, che ho scoperto solo successivamente una volta dimessa dall'ospedale, taglio che non è stato ricucito e che ad oggi (7 giorni dopo) mi causa ancora grandi perdite di sangue. Mi ritrovo così ora a dover affrontare spese aggiuntive per visite specialistiche. Inoltre la suddetta dottoressa alla quale ho richiesto l'infortunio sul lavoro, dato che l'incidente è avvenuto mentre mi stavo recando al lavoro, non è stata in grado di farmelo, giustificandosi con il fatto che lei non sapeva proprio farlo e che secondo lei non era da considerarsi tale. Un'esperienza davvero pessima, che non vorrei ripetere per nessuna ragione al mondo.

Patologia trattata
Ematoma vaginale.
Voto medio 
 
1.8
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
2.0

Pessima esperienza

Quello che sto per raccontare è capitato il 15 giugno 2018 a mia figlia. Dopo aver appreso dalla ginecologa privata di avere una gravidanza interrotta alla sesta settimana, ci rechiamo al day hospital dell’ospedale Maggiore alle 7.00, come da consiglio della segretaria, alla quale avevamo telefonato per informazioni. Esce un infermiere che chiede qua e là, ma senza appuntarsi nulla. Verso le 8.30 /8.40 la segreteria apre e le ragazze si mettono in fila. Quando mia figlia spiega cosa le è accaduto, le viene confermata che verrà chiamata dalla ginecologa per la visita. Inizia l’attesa, intanto le persone continuano ad aumentare, donne con neonati, donne in avanzato stato di gravidanza, ragazze molto giovani. Alle 11.30 viene chiamata per la visita, esce dopo pochi minuti dicendo che deve andare oltre il vetro dove la ricovereranno per prendere questa “pastiglia” che le farà espellere il materiale del concepimento. Mi racconta che la ginecologa, dopo una veloce eco, ha confermato l’aborto di 6 settimane + 5 giorni e che dovrà prendere queste pastiglie che le provocheranno la espulsione; che non praticano il raschiamento fino alle 10 settimane e che farà un po’ male.
Andiamo insieme per il ricovero, dove troviamo 2 infermieri maschi, molto scocciati che la ginecologa non avesse fatto la cartella e quindi “costretti” a scriverla. Il modo e l’approssimazione con la quale svolgevano il loro lavoro mi stava facendo dubitare della efficienza che credevo esserci. Dalle finestre aperte si sentivano delle urla, alla mia domanda chi era che urlava così, la risposta di uno dei due è stata che erano le donne che partorivano e che io dovevo saperlo dato che avevo partorito anch’io. Esco e saluto mia figlia. Alle 14.00 sono concesse ai parenti le visite. Quando entro trovo mia figlia che stava abbastanza bene, le avevano dato la prima pastiglia di Citotec, cominciava ad avere alcune perdite con qualche crampo. Alle 14.30 prende altre due pastiglie che le avevano lasciato sul comodino. Alle 15.30 arriva una ginecologa gentile che poi firmerà la lettera di dimissioni, dottoressa Paola Muzzi Rossi, che ci comunica che il reparto chiude, le chiede se ha male, guarda le perdite e ci saluta; insieme a lei c’e’ una infermiera che risponde ad alcune nostre domande. Ce ne andiamo, ma mia figlia comincia a stare male, in macchina comincia a sudare e ad avere forti crampi. Appena arriviamo a casa, una ventina di minuti, comincia veramente a stare molto male con forti dolori, diarrea, vomito. Dopo un’ora chiamo sperando di trovare ancora qualcuno, mi risponde per fortuna la stessa infermiera che dice che è normale, sono gli effetti collaterali della medicina, che le perdite saranno molto abbondanti e che il dolore forte dovrebbe durare 2 o 3 ore. Alla mia domanda se le cose fossero peggiorate, la risposta è stata: andate al pronto soccorso.
Esperienza traumatica, non solo per la poca empatia dei due infermieri che ha sfiorato la maleducazione, ma soprattutto per l’approssimazione. Praticamente mia figlia ha abortito a casa, dato che quando lei avrebbe avuto veramente bisogno di assistenza, l’hanno dimessa, sapendo benissimo che la terapia avrebbe avuto comunque bisogno di tempo per fare effetto. Una domanda che invece mi sono fatta è: ma perché non fanno più il raschiamento? Che certamente è un piccolo intervento, ma non così traumatico e indolore fisicamente e psicologicamente. Purtroppo ho il dubbio che la risposta siano i costi.

Patologia trattata
Aborto interno.
Voto medio 
 
2.3
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
3.0

Parto naturale

Gente fredda senza pazienza. Quando dovevo partorire, il (primo) parto indotto con ossitocina è stato traumatico! Mi hanno mandato una ostetrica che non aveva pazienza, quasi insultava, mi lasciava da sola per andarsene fuori, NON MI DICEVA COME RESPIRARE, NON MI DICEVA COME FARE PER SENTIRE MENO DOLORE. Io urlavo aiuto e non venivano mai, per ore ho urlato e ad un certo punto volevo il cesareo - che non mi hanno voluto fare - ma dopo ore di differenza, quando non ero ancora dilatata, mi dicevano " se non ti dilati ti facciamo il cesareo". Dopo aver sofferto così, ormai che cesareo?
Chiamavo disperata la dottoressa, ma l'unica che c'era non mi veniva ad aiutare! Solo alla fine sono riuscita a trattenerla chiedendo di tagliare.
Brutta esperienza.

Patologia trattata
Parto naturale indotto.
Voto medio 
 
1.8
Competenza 
 
3.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
2.0
Servizi 
 
1.0

Scandalosi

Mi reco al reparto dopo aver regolarmente preso appuntamento per la mia PRIMA visita ginecologica durante la mia PRIMA gravidanza. Momento meraviglioso per una donna, pieno di timori ma anche di sogni e aspettative che meriterebbe di essere trattata con un minimo di delicatezza.
Entro nell'ambulatorio della dottoressa Donati, che senza nemmeno guardarmi in faccia o fare un cenno di saluto, mi fa alcune brevi domande, poi mi fa mettere sul lettino dell'ecografia. Procede con una ecografia interna di 10 secondi, non di più, dopodiché estrae lo strumento e mi dice questo: secondo me si è fermato. Io non capisco nemmeno subito cosa, fermato cosa?
Intendeva lo sviluppo del feto, avevo avuto un aborto interno.
Procede dicendo che possono darmi delle pastiglie per indurre le contrazioni o procedere con un raschiamento in anestesia totale. Mi viene dato un foglio in mano per ripetere gli esami del sangue, a conferma di quanto visto, e vengo mandata fuori. Vado con quel foglio a fare il prelievo sconvolta, quasi più dal trattamento che dalla notizia, che non avevo ancora metabolizzato. Piango davanti all'infermiera che mi fa il prelievo e vado a casa. Torno al reparto di ginecologia dopo 2 giorni di pianti, con la febbre non so se data dall'influenza, dallo stress o dell'aborto, e gli esiti degli esami. La dottoressa di turno stavolta è la Calderara. Pensando di non poter mai trovare qualcuno che mi trattasse peggio della Donati entro, portando anche un po' di speranza nel cuore perché gli indicatori di gravidanza nel mio sangue erano saliti, erano compatibili con la mia settimana. Consegno gli esami alla dottoressa, che guarda solo il primo foglio e mi dice, beh lei ha abortito, ora le faccio il foglio per andare in day hospital. Le dico, dottoressa aspetti, non ha guardato gli esami che ho ritirato oggi. Li guarda e mi dice: sono dimezzati i valori, ha abortito. Le dico "ma come dimezzati, erano 13.000 e ora sono 60.000". Mi risponde "ah avevo letto 6000". Prendo i miei fogli dicendo che mi sarei rivolta altrove. E lei mi dice allora di accomodarmi e che mi avrebbe fatto l'ecografia. Mi fa l'ecografia e mi conferma l'interruzione di gravidanza, stavolta mantenendo un atteggiamento discreto. Risponde alle mie domande su come procedere per espellere la camera gestazionale ed esco. Esperienza pessima.

Patologia trattata
Aborto interno.
Voto medio 
 
1.5
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
1.0

Traumatico parto naturale

Ad ormai un anno trovo il coraggio di rielaborare ciò che ho vissuto l'anno scorso al reparto di Maternità dell'Ospedale Maggiore di Bologna.
Mi presento al pronto soccorso ostetrico con le contrazioni regolari ogni 3 minuti alle 7:30 di mattina. Sono forti e ho problemi di gestione del dolore, come scritto nel piano del parto, e mi aspetto di essere assistita con i servizi offerti nella sala travaglio in attesa dell'analgesia epidurale, cui non posso ancora accedere perché ho una dilatazione ancora bassa.
Vengo però spedita in reparto per attendere una dilatazione più importante. Ricevo 2 visite dalle ostetriche di turno in cui la dilatazione non è ancora sufficiente, dopodiché vengo abbandonata con mio marito per 3 ore fino al pomeriggio. Il dolore è divenuto insopportabile, le contrazioni ogni pochi secondi e ho sinceramente creduto di morire; nonostante questo, mi hanno rifiutato ulteriori visite o accessi alla sala travaglio, dove avrei potuto accedere alla piscina o alle manovre alternative di gestione del dolore.
Ho affrontato queste ore in solitudine sotto la doccia calda, con mio marito che aveva paura di peggiorare la situazione forzando la mano.
Ho urlato a vuoto per un tempo interminabile.
Quando le ostetriche si sono degnate di visitarmi alle 16.00, hanno constatato una dilatazione che per loro aveva superato quella consigliabile per l'epidurale.
In 3 ore mi sono dilatata da 2 a 10 centimetri, per dare un'idea del dolore provato.
Mentre urlavo che non volevo e che avevo il diritto di prendere fiato, che avevo fatto tutto quello che c'era da fare per ottenerle l'epidurale e che non ce la facevo più, come se niente fosse mi hanno mostrato un sorrisone 36 denti dicendo "ma come, non vuoi vedere il tuo bambino? ci siamo quasi su via" e mi hanno trascinata senza alcuna empatia in sedia a rotelle direttamente in sala parto.
Il mio bimbo è nato alle 19:30 (sano) dopo 3 ore e mezza di fase espulsiva. Mi hanno dato dell'ossitocina perché non avevo più nessuna forza e quindi in tutto questo il ricordo del dolore e la rabbia data dal senso di impotenza sono così vive che ancora oggi non riesco a trattenere le lacrime.
So che ci può essere di peggio, ma nel percorso alla nascita mi era stata raccontata una storia ben diversa; questo è essere presi in giro, e ora capisco perché molte donne si rifiutano di avere un secondo figlio, ora mi ci metto anche io.

Patologia trattata
Parto naturale.
Voto medio 
 
1.5
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
1.0
Servizi 
 
2.0

Doppia esperienza al pronto soccorso ginecologico

Devo riportare due esperienze al pronto soccorso, in quanto collegate tra loro.

Prima esperienza:
Sono alla prima gravidanza. Alla 12esima settimana vedo delle piccole perdite marroni e un po' allarmata (ma non troppo, essendo comunque perdite iniziate e finite nel giro di pochi minuti) chiamo la mia ginecologa per avere un consiglio. Lei mi dice che quasi sicuramente non è nulla, ma di andare comunque al pronto soccorso ginecologico. Io e mio marito ci dirigiamo lì, e aspettiamo tutto il pomeriggio in coda. Vista la gravità di alcuni casi che mi stavano accanto, avrei aspettato anche un'ora in più per far passare avanti ragazze con problematiche peggiori. Ma a quanto pare faceva fede più l'ordine di arrivo, o forse il mio era comunque un punto di vista sicuramente meno competente dei professionisti all'interno.
Comunque all'esterno ho potuto assistere in sala d'attesa (completamente in balia di chiunque quindi) alla disperazione di una madre che era appena uscita dal reparto consapevole di aver perso il bambino, e lasciata completamente sola (senza supporto di nessun professionista) per più di un'ora e mezza in sala d'attesa, aspettando di dover andare (suppongo) a fare un raschiamento o simile.
Arriva verso sera il mio turno, e mi dicono di entrare da sola (i mariti li lasciano fuori, anche se effettivamente il bambino è di entrambi, quindi siamo entrambi in apprensione).
Dentro trovo una dottoressa buona come il pane, gentilissima che mi mette a mio agio (nonostante la corsa che stava sicuramente affrontando vista la mole di persone che si presentavano in reaparto). Mi fa accomodare sul lettino e controlla che tutto vada bene. Fortunatamente tutto va bene e mi consegna un referto in cui l'unica "terapia" consigliata è controllare che il problema non si ripresenti. Specificando che in caso di perdite diverse, o più abbondanti o dolore, sarei dovuta ripresentarmi.

Seconda esperienza.
Passano un paio di giorni senza perdite. Poi mi sveglio una mattina con piccole perdite rosso vivo che non si fermano, oltre a dolore al basso ventre. Alche' (seguendo quanto scritto nel referto) mi reco subito al pronto soccorso nuovamente. Questa volta sono molto più agitata, in quanto le perdite non si fermano ed ho veramente paura stia succedendo qualcosa di brutto.
In sala d'attesa non c'è nessuno, e mi fanno entrare subito (alche' penso che se la dottoressa oberata di lavoro della prima volta mi aveva trattata con così tanta dolcezza ed umanità, sicuramente questa volta che sono l'unica paziente sarà ancora meglio... e questo pensiero un minimo mi rassicura, essendo molto provata psicologicamente).
Entro nuovamente da sola. La dottoressa (diversa dalla prima volta) nemmeno mi saluta (nonostante io ripeta un paio di volte "salve" o "buongiorno") o mi guarda in faccia. Scocciata guarda l'ultimo referto e bofonchia qualcosa sul fatto che non si spiega perchè sono lì. Le spiego per filo e per segno sia la visita di due giorni prima ed i sintomi di due giorni prima, sia i sintomi di quel giorno. Lei a malapena mi ascolta e mi dice di spogliarmi e mettermi sul lettino. Passa un'eternità, ed io sono sola su un lettino mezza nuda e vulnerabile sia fisicamente che psicologicamente. Nel frattempo esce, rientra, guarda qualcosa al pc, risponde al telefono e fa entrare un paio di uomini per dir loro una cosa (tutto questo sempre con me sul lettino esposta) e poi finalmente arriva. Si infila i guanti, mi fa una visita veloce e mostra il guando sporco di sangue all'infermiera con uno sguardo di derisione (che io erroneamente interpreto come un "guarda non c'è niente da fare, cosa crede" quando col senno di poi sicuramente avrà voluto dire "ridicola venire qui per così poco sangue"). La visita continua (senza dire una parola di rassicurazione) con l'ecografia interna (alla quale non riesco ad assistere in quanto tiene lo schermo in modo che io non possa vederlo). Poi toglie tutto e si toglie i guanti. Sono io a doverle chiedere quindi cosa era successo, e finalmente mi sento dire che non si vedono distacchi. Ancora non sento le parole "va tutto bene", ma faccio due più due e mi rilasso un attimo. Quando sento "Lei però non arriverà a nove mesi" che mi trafigge direttamente il cuore, con un po' di magone e lacrime trattenute con fatica le chiedo "Come? Cosa non va?" alche' mi dice che se mi agito in questa maniera per ogni minimo problema sicuramente non ci arrivo a 9 mesi. Faccio finalmente un bel respiro, convincendomi del fatto che non mi ha diagnosticato un problema, ma fatto solo della ironia. Mi rivesto e torno al tavolo, dove sempre senza una parola scrive il nuovo referto e me lo consegna. Leggo una terapia di ovuli di progesterone e riposo. Cerco di chiedere delucidazioni in merito ad entrambe le cose scritte, ma ottengo solo un semplice "Queste le deve inserire tutte le sere prima di andare a dormire per almeno una settimana, poi chieda alla sua ginecologa". Mi faccio nuovamente forza e non esco ma chiedo "Quindi io cosa devo fare se mi tornano perdite di questo o di altro tipo?" visto che ero stata derisa e trattata in questo modo tutta la visita. E mi risponde che con la cura che mi ha prescritto vedrò sicuramente altre perdite, ma saranno normali e mi fa uscire.

Io esco in lacrime per come mi ha mortificata e trattata, e cerco di rassicurare mio marito in quanto (in fondo) stava andando tutto bene. Ma riesco a convincermi che non ci sono problemi solo quando dopo 3 settimane torno dalla mia ginecologa.

Ancora oggi (che scrivo al settimo mese di gravidanza) il ricordo di quella mattina è un fardello, ancora raccontarlo (o solamente scrivervelo qui) mi riporta a galla lacrime.

Spero ardentemente che questa dottoressa fosse in una "giornata no", che non tratti usualmente donne preoccupate in questo modo. Ma soprattutto spero che nessuna donna in un momento di fragilità, o peggio in un momento della sua vita certo più grave del mio la debba incontrare.
La ferita che mi ha lasciato, anche se minuscola rispetto a tanti altri problemi, non so se si curerà mai del tutto.

Patologia trattata
Perdite alla 12esima settimana.
Voto medio 
 
1.5
Competenza 
 
3.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
1.0
Servizi 
 
1.0

Un trauma

Mi sono recata in pronto soccorso ginecologico del Maggiore perché alla 14° settimana non avevo più i sintomi della gravidanza ed ero sicura che qualcosa non andasse! Dopo una attesa interminabile, sono stata accolta con superficialità ed arroganza dal personale, che con molta freddezza mi ha sbattuto in faccia che la gravidanza si era interrotta e non c'era più battito. Sono stata ricoverata ed ho passato la giornata in un letto a piangere con altre nella mia stessa situazione, senza la minima assistenza; nessuno dopo il raschiamento si è occupato di noi, lasciandoci in balia del nostro trauma. Non ho visto nè medici, né infermieri, non ho ricevuto un conforto e soprattutto è impensabile che dopo un lutto del genere, non ci sia un programma di sostegno psicologico. È stato traumatico. Spero che insegnino al personale il lato umano del loro lavoro, per ora sono scandalosi.

Patologia trattata
Aborto interno.
Voto medio 
 
2.0
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
1.0

Menefreghismo

Dopo il secondo aborto all'ospedale Maggiore, mi trovo ad essere visitata dalla dott.ssa Lenzi, alla quale dico che sono al secondo aborto e che ho prenotato una visitata con lei a pagamento. Bene, durante la visita a pagamento le dico che voglio fare gli esami per la poliabortività, lei mi risponde che sono inutili e che la causa più probabile è la mia età (40). Sono riuscita a rimanere incinta per la terza volta e per puro caso ho scoperto di avere problemi alla tiroide; ho cambiato ginecologa che mi ha dato da fare esami più approfonditi e mi ha detto che la causa potrebbe essere proprio la tiroide. Se la Lenzi fosse stata più professionale, a quest'ora forse non mi troverei ad affrontare un altro aborto.

Patologia trattata
Aborto spontaneo.
Voto medio 
 
2.0
Competenza 
 
3.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
1.0

Pronto Intervento Ostetrico Ginecologico

Ho deciso di scrivere questa recensione perché alquanto allibita da quanto successo ieri al Pronto Intervento Ostetrico Ginecologico dell'Ospedale Maggiore.
Per prima cosa, vorrei che fosse chiaro che chi si reca in una struttura di Pronto Soccorso- che sia Generale o come in questo caso Ginecologico- é perché ha davvero urgenza e bisogno di una visita medica e del responso di una figura professionale.
Mi sono recata al Pronto Intervento Ginecologico ieri nel tardo pomeriggio, alle 19.20 circa, già sapendo che probabilmente avrei dovuto aspettare delle ore perché vi erano donne incinta in attesa, e dunque giustamente, con una priorità più alta della mia. Fin qui nulla da obiettare.
All'accettazione mi é stato chiesto il motivo di ingresso, ho specificato che in un mese e mezzo ho avuto tre mestruazioni della durata ciascuna di sette/otto giorni e che l'ultimo ciclo non si concludeva. In pratica, é dal giorno 11 Febbraio 2014 che ho perdite di sangue ed il mio fisico risulta alquanto spossato e debilitato.
Io ed il mio compagno abbiamo da poco preso la residenza a Bologna, per lavoro e per studio, entrambi perché abbiamo da sempre creduto nell'efficienza delle strutture dell'Emilia- Romagna rispetto al resto del Paese. Io sono originaria di Venezia, il mio ginecologo, che mi segue da sempre, é dunque a Venezia, l'ultima visita effettuata (ecografia intra e transvaginale) risale ad Agosto 2013, ed oltre ad evidenziare problematiche che già conosco- utero con retroversione mobile, ovaie policistiche, etc...- non aveva nulla di particolare. Le mie mestruazioni sono sempre state dolorose, caratterizzate da cicli abbondanti e lunghi. Detto questo, non mi era mai successo di avere tre mestruazioni in un arco di tempo che va dal giorno 11/02/2014 ad ora, 29/03/2014, con breve pausa di dieci giorni dal 17 Febbraio 2014 al 2 Marzo 2014 e dal 10/03/2014 al 23 Marzo 2014.
MI sono recata al Pronto Intervento perché non sapevo davvero più cosa pensare, ho 26 anni e bisogno sicuramente di rassicurazioni e forse di scacciare via il pensiero di un'emorragia o qualcosa di più.

Tornando alla serata di ieri, dopo due ore di attesa quasi - che reputo giustificate data la presenza di donne in gravidanza - appena entrata nell'ambulatorio della Dott.ssa Calderara Maria Adelaide, mi sono sentita chiedere in modo aggressivo e del tutto fuori luogo che cosa volessi dato che quello era un posto "per chi é in maternità" ed il mio problema lo devo risolvere con uno specialista/il mio ginecologo/in un semplice consultorio. Riferendo da subito che questo ciclo, doloroso, lungo, spossante non cessava, mi hanno fatto controvoglia distendere sul lettino per l'ecografia di routine.
Per la prima volta nella mia vita ho trovato un Dottore, anzi, ancora peggio, una Dottoressa che non sa neanche minimamente che cosa significhi empatia e mettere a proprio agio un paziente.
Con fare brusco, canticchiando un motivo musicale a labbra serrate, ha iniziato a premere sulla pancia e sull'addome, senza delicatezza o senza chiedermi se provassi dolore. Mi ripeteva solo in continuazione di tenere le mani dietro la nuca, ma provando fastidio e dolore, tendevo sempre a spostare le mani verso la pancia.
In cinque minuti, parlando di alcuni campioni con l'infermiera e non dandomi la minima attenzione, ha redatto il verbale di Primo Intervento.
Al di là del fatto che recandomi in Ospedale sapevo di pagare il ticket, ma pur di essere controllata e di verificare che non vi fosse un'emorragia pagherei il ticket anche tre volte, nelle condizioni cliniche la Dott.ssa ha posto dolore 0, nullo. Ha trovato una cisti ovarica destra, ma non mi ha spiegato nulla in merito, non mi ha rilasciato nessuna foto dell'ecografia, cosa che mai mi era capitata prima, nonostante io abbia insistito, mi é stato detto di fare silenzio perché stava completando il verbale.
Non sono mai stata trattata così in tutta la mia vita e quando due anni fa mi sono recata al Sant'Orsola, ho ricevuto un tratto umano che la Dott.ssa non conosce. Alla mia domanda su come bloccare il flusso, se ricorrere al Tranex, non mi sono state date risposte precise, alle mie richieste su come procedere per la ciste ovarica mi sono sentita dire "bah", alle mie preoccupazioni su pezzi di parete interna che avevo perso nel corso di questo lungo ciclo mestruale mi é stato risposto con un secondo "bah", e con l'invito a rivolgermi al mio ginecologo/altre strutture.
Probabilmente, dati gli orari ed i turni massacranti ai quali sono sottoposti medici ed infermieri, l'empatia, la disponibilità, il principio ed essenza stessi della professione medica vengono totalmente dimenticati.
Devo altresì sottolineare la presenza di rom nel parcheggio di fronte all'edificio, il fatto che non vi fosse abbastanza pulizia anche dentro al reparto- di fianco al lettino dove mi sono distesa vi era un pezzo di carta forse della visita precedente-, nella sala d'attesa non vi erano sufficienti sedie e molte persone erano in piedi.
A visita conclusa, nonostante avessi spiegato che ho il ginecologo ancora a Venezia, mi é stato dato un foglio per consultori familiari, invece per esempio di consigliarmi integratori di ferro e magnesio.
Sono alquanto sconvolta, il mio compagno mi ha portato al Maggiore perché ha da sempre sentito parlare bene dell'Ospedale, ma ci siamo ricreduti e penso che non ci sia paragone con il Sant'Orsola.
Per quanto stress, stanchezza e noia un medico possa provare, si ricordi sempre che é un medico.
Distinti Saluti,
Dott.ssa E. Esposito

Patologia trattata
Perdite ematiche e tre cicli mestruali nell'arco di un mese e venti giorni.
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